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Berlusconi: la resa dei conti

Creato il 29 novembre 2013 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

telegiornaliÈ la domanda  dei telegiornali e dei programmi di informazione: cosa cambia per Silvio Berlusconi tornato ad essere un normale cittadino ?

Potrà essere intercettato, percuisito, i suoi conti potranno essere sequestrati. I suoi avvocati negano il rischio arresto ma,  per il Cavaliere, il fronte inchieste non è ancora chiuso.

Cosa cambia ora dal punto di vista giudiziario?

È un exsenatore. Non gode più dell’immunità parlamentare, potrà essere trattato come qualunque cittadino italiano. Dopo la decadenza dal Senato , le procure di Napoli e Milano possono affilare i coltelli. Dopo il voto del Senato, per Silvio Berlusconi si chiudono le porte della politica attiva e si potrebbe aprire la porta

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dell’arresto. È il  quadro fosco che si delinea nel futuro del Cavaliere. Lui si è convinto di imitare la fine di Craxi, e ripete ai suoi fedelissimi, che faranno a gara per metterlo dentro e per prendere il suo scalpo: ” Vedrete, dovrete fare una colletta per portarmi le arance. Ci sono Pm che sperano di diventare così, gli eroi della sinistra”.

Di sicuro è tornato a rivestire i panni del cittadino comune e dopo i dovuti accertamenti potrà anche essere arrestato. Di sicuro c’è che in termini di cariche elettive e di governo per il leader di Forza Italia la porta da ora in poi sarà sbarrata, in seguito alla decadenza dal Parlamento, in applicazione della legge Severino che gli chiude qualsiasi spazio politico.  La procura di Milano per il processo contro Fede-Mora-Minetti gli manderà un nuovo avviso di garanzia. Per l’inchiesta Ruby sarà indagato per corruzione in atti giudiziari e per i bonifici alle “Olgettine”.  2500€ al mese. Le “Papigirls” hanno detto che ancora le paga. L’ipotesi del tribunale è che abbia comperato le testimonianze delle ragazze. I magistrati, come per la prima inchiesta potrebbero chiedere il giudizio immediato, poi,  qualora  l’ex premier continui i versamenti, si troverebbero difronte a un caso di scuola per l’emissione di una misura di custodia cautelare, reiterazione del reato e inquinamento delle prove.

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L’ex presidente rischia anche la revoca dell’indulto che gli ha condonato 3 anni su 4, nella condanna per il caso Mediaset. Una nuova sentenza definitiva accumulerebbe gli anni da contare. In primo grado è stato condannato a 7 anni di carcere e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Il computo della pena se confermata, salirebbe oltre i 10 anni e renderebbe concreta l’ipotesi degli arresti, quanto meno domiciliari in ragione dell’età. Età che non è comunque un elemento decisivo.  Il processo che non corre più rischi di prescrizione si chiuderà nel 2015. Fuori dal Parlamento Berlusconi potrebbe continuare a fare comunque attività politica, ma tutto dipenderà dalle decisioni del magistrato di sorveglianza sulla sua richiesta di scontare la pena del processo Mediaset con l’affidamento in prova ai servizi sociali.

Poi c’è Napoli dove Berlsuconi è stato rinviato a giudizio per il caso De Gregorio con l’accusa di compravendita di senatore. Il processo è alle porte. Febbraio l’inizio. Il Cavaliere è da sempre preoccupato per le mosse dei magistrati napoletani, ma senza elementi nuovi, il rischio arresto è scongiurato. A meno che La Vitola non collabori con i magistrati, in una nuova indagine per corruzione sugli affari a Panama. Ma per questo è propabile che Berlusconi possa tirare un sospiro.

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L’ultimo fronte è Bari. I magistrati pugliesi hanno chiuso da tempo l’inchiesta excort . L’ipotesi di reato è che Tarantini sia stato pagato da Berlusconi 5000€ al mese per mentire. La procura chiederà il rinvio a giudizio.

Futuro fosco per il cavaliere che non ha più lo scudo derivato dall’essere parlamentare. Non ha più il passaporto e deve ancora sapere se e come, dovrà svolgere i servizi sociali. Altri calcoli dunque. Non c’è più il senatore ma, solo un signor Berlusconi. Perde titoli, potere e immunità.

Rischia di perdere anche il titolo di cavaliere, che gli fu assegnato dal presidente Leone nel ’77, ai tempi di Milano2 per meriti imprenditoriali. La revoca del cavaleirato spetterebbe al Capo dello Stato su richiesta del ministro dello sviluppo economico o anche direttamente, su iniziativa dello stesso presidente, come con Tanzi nel caso Parmalat.

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Sarebbe un definitivo atto di guerra con il Quirinale  e visti i toni drammatici e farzeschi dei suoi fedelissimi è probabile che la situazione politica resti esplosiva.


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