Il mondo della scuola e dell’istruzione, così come il corpo docente, vivono ormai da anni un periodo di confusione e incertezza. Gli ultimi ministri che si sono succeduti non hanno fatto che smantellare le regole preesistenti senza risolvere di fatto i problemi strutturali della scuola italiana. Per ultimo il ministro Profumo, ha cercato di imprimere un’accellerata rispetto ai suoi predecessori, avviando un Tfa ricco di polemiche ed un concorso che ha generato speranze ma soprattutto malcontento tra giovani aspiranti docenti e precari storici. Ne approfittiamo dell’imminenza delle elezioni alle primarie del partito democratico, che si svolgeranno domenica 25 novembre, per illustrare i programmi dei candidati sul mondo della scuola. Sperando che esso non costituisca solo un facile slogan elettorale quanto soprattutto un tema in cima all’agenda dei nostri politici supportato da un programma concreto e che tenga conto delle difficoltà strutturali che hanno ingarbugliato il sistema per anni.
Argomento molto sentito dal candidato Matteo Renzi, quello della scuola, sembra aver puntato proprio su questo per far breccia nell’elettorato di sinistra e non solo. Nel programma di Renzi infatti viene dato all’istruzione un ruolo di primo piano per far ripartire il nostro paese puntando proprio al merito nella scuola. Ma vediamo nel dettaglio come Renzi intenda perseguire questo obiettivo:
1. Forte investimento sulla scuola e, in particolare, sulla formazione e l’incentivazione degli insegnanti, sull’edilizia scolastica e sull’upgrade tecnologico della didattica;
2. Valutazione degli istituti scolastici attraverso il completamento e il rafforzamento del nuovo Sistema di Valutazione centrato sull’azione di Invalsi e Indire, con la prospettiva di avvicinare gradualmente il nostro modello a quello britannico centrato sull’azione della Ofsted;
3. Incentivi ai dirigenti scolastici basati sulla valutazione della performance delle strutture loro affidate;
4. Revisione complessiva delle procedure di selezione e assunzione dei docenti, basata sulle competenze specifiche e sull’effettiva capacità di insegnare;
5. Formazione in servizio per gli insegnanti obbligatoria e certificata, i cui esiti devono contribuire alla valutazione dei docenti e alle progressioni di carriera, basata su un mix di: aggiornamento disciplinare, progettazione di percorsi con altri colleghi, aggiornamento sull’uso delle nuove tecnologie per la didattica, incontri con psicologi dell’età evolutiva o con medici per capire come affrontare handicap o disturbi di apprendimento sui quali la scienza ha fatto progressi.
6. Valutazione e incentivazione degli insegnanti, attivando in ciascun istituto scolastico un meccanismo finalizzato all’attribuzione di un premio economico annuale agli insegnanti migliori, scelti da un comitato composto dal preside, da due insegnanti eletti dagli altri (cui andrà il 50% del premio e che non potranno ovviamente essere selezionati per il premio intero) e da un rappresentante delle famiglie eletto dalle stesse, sulla scorta del progetto pilota “Valorizza”, già sperimentato in quattro province nel corso del 2010-2011.
Punta sulla scuola anche Niki Vendola il quale afferma che: “l’Italia necessita di una battaglia culturale e di una rivoluzione copernicana, rispetto ai concetti di cultura e conoscenza, che sono oggi marginali nella società e nel mondo del lavoro” Il suo programma sulla scuola è illustrato all’interno di un testo scaricabile on line, nel capitolo “La scuola chiude la prigione”. Vediamone anche in questo caso i punti salienti:
1. Cancellare, la legge 133 del 2008, "la famigerata riforma Gelmini".
2. Ripensare ad un modello di formazione che accompagni i cittadini per l'intero arco della vita e che garantisca pari opportunità per tutti
3. Garantire un insegnante di sostegno per ogni alunno con difficoltà
4. Riconoscere la multiculturalità come risorsa della nostra comunità
5. Innalzare l'obbligo scolastico fino ai 18 anni
6. Recuperare le ore sottratte dalla Gelmini alle superiori e prevedere l'unificazione dei cicli liceali e tecnico professionali
7. Realizzare un piano pluriennale di immissioni in ruolo, che porti a esaurire le attuali graduatorie e stabilire regole certe e durature per i nuovi percorsi abilitanti all'insegnamento.
Pierluigi Bersani pur non avendo ancora esposto un programma dettagliato sulla scuola, come i suoi concorrenti alle primarie Vendola e Renzi, ha dichiarato che invertirà la rotta sulla scuola e l’università rispetto a ciò che queste due istituzioni hanno vissuto in questi ultimi anni, afferma infatti che: “se c’è un settore per il quale è giusto che altri ambiti rinuncino a qualcosa, è quello della ricerca e della formazione. La scuola e le università italiane hanno vissuto quindici anni di continue umiliazioni”. Anche lui afferma come prioritario dover ripartire dagli insegnanti e dalla ricerca “umanistica” di base.
Laura Puppato si concentra prevalentemente sulla scuola d'infanzia criticando il modulo delle 25 ore e proponendo di affidare gli asili nido direttamente al Miur. Promette grande attenzione per gli alunni disabili per i quali "serve incrementare il numero degli insegnanti di sostegno, affinché nessuno rimanga escluso o indietro". Allo stesso tempo propone di voler riformare il ciclo scolastico primaria-secondaria portandolo ad un ciclo unico di 7 anni con la modalità tempo pieno o 30 ore su 5 giorni con compresenza.
Scarne e inesistenti, infine, le idee dell'ultimo candidato, Bruno Tabacci, sulla scuola.