Big Eyes. Grandi Occhi. Più che uno specchio dell’anima
Creato il 29 dicembre 2014 da Oggialcinemanet
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Big Eyes. Grandi Occhi. Più che uno specchio dell’animaQuesta è l’incredibile testimonianza di una delle più leggendarie frodi artistiche della storia. A cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta, il pittore Walter Keane raggiunse un enorme e inaspettato successo, rivoluzionando la commercializzazione dell’arte con i suoi enigmatici ritratti di bambini dai grandi occhi. Finché non emerse una verità tanto assurda quanto sconvolgente: i quadri, in realtà, non erano opera di Walter ma di sua moglie, Margaret. A quanto pare, la fortuna dei Keane era costruita su un’enorme bugia, a cui tutto il mondo aveva creduto: una storia così incredibile da sembrare inventata. Inaspettatamente vera. Sembra di assistere in diretta allo sgretolamento della coppia causati dai dissapori sulla paternità della loro prole pittorica.Diventiamo spettatori, quasi complici, mentre Margaret accusa il marito, un vero genio del marketing, di essersi appropriato delle sue creazioni, smerciandole come opere sue in infinite riproduzioni a costi stracciati e pavoneggiandosi in mille talk show. Poi, seduti in tribunale, assistiamo al duello a olio, l’unica prova che può dimostrare la vera mano dell’autore. Lui rifiuta di operare, giustificandosi con un male terribile alla spalla, lei esegue un ritratto in 53 minuti. Era il 1986: Margaret fu autorizzata a firmare da quel momento i suoi quadri e lui condannato a un risarcimento di quattro milioni di dollari. Più che un affresco sul senso profondo del fare arte e della sua compravendita, il film indaga il rapporto di una coppia, la cui felicità è destinata presto a svanire.La pellicola osserva con pungente attenzione gli abusi psicologici di un marito pronto a oscurare il talento della moglie perché avido di popolarità, svela le menzogne all’interno del matrimonio. Trasforma una qualsiasi casalinga degli anni cinquanta in una donna consapevole del suo talento, pronta ad affermare se stessa, a incarnare lo spirito del nascente movimento femminista. Ci sono tutti questi elementi in Big Eyes, il nuovo film di Tim Burton che racconta la vera storia dei coniugi Keane (interpretati da Amy Adams e Christoph Waltz), celebri negli anni Cinquanta e Sessanta grazie ai loro quadri che raffiguravano bambini con gli occhi grandi. Nonostante fossero tra le più vendute, le opere di Keane non erano accettate dal mondo dell’arte istituzionale che le giudicava kitsch. I ritratti stilizzati e sentimentali di bambini tristi erano quanto di più lontano dall’espressionismo astratto tanto in voga alla fine degli anni cinquanta. Eppure, i lavori divennero un vero successo di massa.Il risveglio di coscienza della Keane fa di questa pellicola, in uscita il 1° Gennaio con Lucky Red, una ballad femminista, in cui emergono due identità ben definite. Lei, Margaret, una donna dalla spiccata sensibilità artistica. Lui, Walter, un piccolo uomo che sgomita, il capofamiglia che detta le regole, calpestando la parte debole e tutti gli affetti collegati. Il risultato è un plagio che, sotto dolci apparenze, nasconde un’inaudita violenza: Walter ruba l’anima a Margaret come in un gioco di prestigio. Tim Burton rappresenta una pagina speciale della contorta storia del cinema, sentendo il bisogno di tornare alla logica dei faits divers, alle storie vere. Rappresentando, dunque, un dramma domestico con robusti agganci alla cronaca. Non si rintracciano tutti i 55 anni di orrore e tenerezza del visionario regista in questo progetto. La macabra poetica, che non teme la morte, le favole dark che rendono la realtà un regno di humour disperatamente divertente, fanno largo ad un racconto intimo e psicologico. Non c’è traccia del sensibile ‘padre-artefice’ di emarginati e mostri irresistibili. Di quell’universo cupo ed eccentrico che ci ha concesso di scendere negli abissi di Gotham City, che ha sublimato la poesia con la favola di Edward mani di forbice e che ci ha fatto tornare a passeggiare da adulti nel paese delle meraviglie di Alice o ci incantato, facendoci perdere ancora una volta nella fabbrica di cioccolato di Charlie. Eroi nati dalla genialità visionaria di Burton, dal suo legame con le arti visuali, generati dal flusso creativo influenzato anche dai dipinti della Keane. Molti dei suoi personaggi hanno grandi occhi tondi e non è certo una coincidenza.
Oggi assistiamo a un live action che ci fa rivivere una storia intensa e profonda, vera. Un omaggio di Burton a questa donna che ha condizionato in qualche misura la sua formazione artistica, la sua cifra stilistica. Oggi Margaret ha 86 anni e vive alla periferia di San Francisco. Walter è morto nel 2000, molti anni prima che la sceneggiatura cominciasse a prendere forma. Chissà che il destino non abbia fatto in modo che fosse solo lei ad assistere alla proiezione cinematografica del suo successo. E finalmente compiacersi del successo con i suoi grandi occhi.di Valeria Ventrella per Oggialcinema.net
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