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Bikesharing: non è roba per studenti

Creato il 09 maggio 2011 da Lucia Navone @lucia_navone

Giorgio Corradi, candidato PD in zona 4: nel giro di qualche settimana ecco spuntare nuovi km di piste ciclabili a Milano

Bikesharing: non è roba per studenti

Giorgio Corradi

A Milano si pedala per soli 100 km, peraltro scollegati tra loro, rispetto ai 1750 chilometri di strade a disposizione delle automobili. La frenesia pre elettorale ha portato alla realizzazione di un altro breve tratto, realizzato di fianco ai giardini di via Palestro fino all’inizio di viale Majno che si sono aggiunti ai quindici chilometri costruiti dal 2006 ad oggi (dati Ciclobby) . Dimenticandosi che con il rifacimento della pavimentazione di Corso Buenos Aires qualcosa in più si poteva fare”.

Così Giorgio Corradi, 24 anni, candidato del PD per Zona 4, racconta come anche le piste ciclabili siano diventate un modo per raccogliere voti. “Del resto”, mi spiega,  “noi studenti, a Milano, possiamo usare solo la bici, la nostra però, perché il bikesharing non ce lo possiamo permettere. Siamo gli unici in tutta Europa che dobbiamo anticipare 150 euro di cauzione sulla carta di credito quando, spesso, non abbiamo o la carta o, la disponibilità economica”.  “A parte Parigi che è partita da anni, pensiamo ad un esempio recente come Siviglia dove, in soli 4 anni, hanno realizzato 120 km di percorsi ciclabili o a New York, dove si può pedalare per 400 km”. “E lì”, aggiunge Giorgio, “le macchine certo non mancano ma i newyorchesi che usano ogni giorno la bici sono  oltre  200mila (solo nel 2010 sono saliti del 13%). A Milano invece, secondo i dati di Ciclobby sugli ingressi in bicicletta in centro, siamo passati da 22 mila  a poco più di 30 mila tra il 2002 e il 2010, nonostante il capoluogo lombardo sia morfologicamente perfetto per usare la bici: non ha salite, ha una viabilità a raggiera, che dal centro va alla periferia e dispone di vaste zone pedonali”.

In un Paese troppo ripiegato su se stesso è confortante sentire parlare Giorgio, giovane di 24 anni, che  incontro tra gli scaffali pieni di biotorte,  bioyogurt e caffè bio della Bottegas-filiera minima, una cooperativa in Zona 4 a Milano, nata dall’idea di creare un punto vendita di nuova concezione, che ricalca nell’immaginario collettivo il “vecchio Bottegaio”, incarnando i valori, gli antichi sapori e le sensazioni oramai sopite”.

“Sono nato nel 1986”, mi racconta con grande enfasi Giorgio, “un anno dopo il disastro di Chernobyl e mio padre era ingegnere nucleare ma dopo la dismissione delle centrali nucleari in Italia  ha dovuto cambiare lavoro. Da lì è nata la mia passione per l’ambiente e la sua tutela e, la scelta – coraggiosa aggiungo io – di entrare in politica così giovane impegnandosi, prima di approdare ai Verdi e al PD, come Consigliere a Scienze Politiche e poi, nell’associazionismo studentesco ed ambientale”. Essere ragazzi e avere dei sogni nel cassetto a Milano e, in Italia oggi, non è facile ma secondo Giorgio, “si può fare molto per migliorare la qualità della vita in questa città, partendo dai consigli di zona che ancora aggregano giovani e meno giovani”. “Perché”, come scrive  nel suo slogan elettorale, “il quartiere in cui sono nato, cresciuto e in cui ho scelto di rimanere a vivere, debba e possa migliorare”. “Pensiamo ad esempio”, conclude Giorgio, “al vecchio programma per l’energia solare che da anni giace nelle stanze del Comune di Milano e che prevedeva l’installazione di pannelli solari su nuove scuole ed edifici pubblici. A Milano forse l’energia pulita, al contrario delle piste ciclabili, non porta voti ma io ci voglio almeno provare e non voglio arrendermi”.

Buona fortuna Giorgio!


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