Best Team: Atlanta Hawks
Sia che si pensi a chi comanda la Eastern Conference sia che si pensi ad una
sorpresa per questa prima metà abbondante di stagione, la risposta è sempre la stessa: Atlanta Hawks. Le 17 vittorie consecutive hanno lanciato il record della squadra di Mike Budenholzer in orbita (38-8) ed è incredibile come Atlanta abbia vinto 26 dei 32 scontri contro l’Est, ma soprattutto la bellezza di 12 incontri su 14 contro la Western Conference, oltre a 21 vittorie su 24 sfide alla Philips Arena. Gli Hawks sono estremamente efficienti in attacco, segnando 107.5 punti ogni 100 possessi, che diventano una cifra straordinaria se paragonata a quanto poco subiscono, ovvero 99.7 punti ogni 100 possessi, risultando, grazie ai soli 96.3 punti a partita concessi agli avversari, la miglior difesa di tutta la NBA. Gli Hawks non hanno mezze misure: nelle 38 vittorie il net rating si alza ad un incredibile +12.4, mentre nelle 8 sconfitte si inabissa a -13, con la difesa che abbassa notevolmente il proprio rendimento (113.6 punti ogni 100 possessi). Parlando di giocatori, il team della Georgia presenta un roster solido, compatto e che gioca di squadra. La vera sorpresa si chiama Kyle Korver: 13 punti, 4.2 rimbalzi e 2.9 assist sono dei buoni numeri, ma se si parla del 51.8% al tiro, del 53.4% da oltre l’arco (con quasi 6 tentativi a partita) e del 92.3% ai liberi, cui aggiunge un +9.5 di plus/minus medio, il tutto assume ben altra importanza.
Best Player: Kyle Lowry
Kyle Lowry, Toronto Raptors – Immagini fornite da Panini SPA
DeMar DeRozan alla vigilia di questa stagione era considerato la vera punta di diamante di questi Raptors. Eppure, il prodotto di USC, ha giocato soltanto 25 partite finora, ma Toronto non si è fermata, anzi ha messo in piedi un ottimo record (31-15) per posizionarsi saldamente al secondo posto della Eastern Conference. Il trascinatore assoluto è stato Kyle Lowry, che ha messo insieme 19.4 punti a partita, cui ha aggiunto ben 4.9 rimbalzi e 7.4 assistenze di media. Incredibile il suo rendimento in trasferta, quando segna la bellezza di 23.6 punti e aggiunge, alle già citate statistiche, anche quasi 2 palle rubate di media. Paradossalmente non sembra soffrire la stanchezza, visto che segna 24.7 punti con il 45.5% da oltre l’arco nelle 10 partite giocate senza alcun giorno di riposo. A dicembre è stato nominato miglior giocatore della Eastern Conference con 22.3 punti a partita, tirando con il 46.3% dal campo ed il 40.5% da oltre l’arco, cui ha aggiunto anche 8.9 assist. Se la squadra con lui sul parquet è una macchina da guerra, segnando 109.9 punti ogni 100 possessi, dovrà certamente migliorare la tenuta difensiva, visto che subisce 104.7 punti ogni 100 possessi nei 35 minuti di media con Lowry in campo. La scelta nel quintetto titolare per l’All-Star Game ad Est è stato il premio migliore per un inizio di stagione da incorniciare.
Best Rookie: Nikola Mirotic
La prolungata assenza di Jabari Parker, cui un infortunio ha interrotto un ottimo inizio del suo anno da rookie, è stato un fattore, ma Nikola Mirotic non ha certo demeritato finora. Le statistiche sono, forse, di basso profilo, considerando i 7.8 punti e 4.6 rimbalzi a partita, ma scavando più a fondo si può trovare più di un motivo per sorridere. A partire dal 12.5 di PIE, di poco inferiore a quello di una stella come Carmelo Anthony (14), che ha la possibilità di giocare ben più dei 18 minuti di media concessi a Mirotic. Il problema principale dei Bulls quest’anno è, incredibilmente, la difesa, che subisce 102.3 punti ogni 100 possessi, ma il montenegrino naturalizzato spagnolo migliora notevolmente la statistica, riportandola a 98.4 punti subiti ogni 100 possessi. Con lui sul parquet sono 106.2 i punti segnati ogni 100 possessi, per un fantastico net rating di +7.8. Discreto il rendimento al tiro (40.9%) e da oltre l’arco (36%) per un rookie, ottimo a rimbalzo, Mirotic è stato una delle migliori sorprese stagionali di una classe rookie falcidiata dagli infortuni. Potrà diventare, col tempo, un perno insostituibile della squadra di Tim Thibodeau.
Worst Team: New York Knicks
Certo, non partivano favoriti per il titolo. Ma un posto nei playoff in questa Eastern Conference non era certo un’utopia per una squadra che partiva con un quintetto comprendente José Calderon-J.R. Smith-Carmelo Anthony-Amar’e Stoudemire-Samuel Dalembert. Con Andrea Bargnani che sarebbe dovuto tornare ad alti livelli entro il 2015 ed Iman Shumpert pronto ad esplodere definitivamente. Ed invece, tutto è andato storto per i Knicks, che hanno deciso di gettare completamente la propria stagione, lasciando partire Smith e Shumpert, con Stoudemire e Bargnani alle prese con nuovi infortuni ed Anthony e Calderon rimasti in quintetto insieme ai ben più modesti Lou Amudson, Jason Smith e Langston Galloway. New York ha vinto soltanto 9 delle 46 partite giocatore finora, di cui la miseria di 6 delle 28 contro la Eastern Conference, e 3 delle 23 giocate lontano dal Madison Squadre Garden. Penultima peggior squadra in termini di punti segnati, 92.9 a partita, che diventano soli 99.1 ogni 100 possessi, penultima peggior squadra per rimbalzi raccolti (40.1) e 20° difesa complessiva in NBA, con oltre 100 punti subiti a partita, 107.7 ogni 100 possessi, con un net rating di -8.6. Inutile dire che i Knicks si giocano l’ultimo posto di Conference con i derelitti Sixers e che la loro stagione, di fatto, è già finita da un bel pezzo.
Worst Player: Joe Johnson
23 milioni, 180 mila, 790 dollari. Non proprio bruscolini. E’ lo stipendio per questa stagione di Joe Johnson, il terzo più alto di tutta la NBA, dopo Kobe Bryant e Amar’e Stoudamire. Di fronte a una tale cifra ed in una squadra che ha, tra gli altri, anche Deron Williams e Brook Lopez a roster, ti aspetteresti rose e fiori. Ed invece i Nets sono scesi miseramente al nono posto della Eastern Conference, scavalcati anche dagli Hornets. Johnson, finora, ha messo insieme 15.7 punti a partita, tirando con il 43% ed il 36.6% da oltre l’arco, cui aggiunge 4.5 rimbalzi e 3.7 assist, oltre a quasi 2 perse a partita. Al Barclays Center, dove Brooklyn ha perso 14 delle 22 uscite stagionali, le statistiche si abbassano ancora, con i punti che scendono a soli 14.3 di media, così come nel mese di gennaio, decisivo per la caduta dei Nets fuori dalla zona playoff, in cui segna 14 punti con il 37.7% dal campo ed il 30.9% da oltre l’arco, mettendo insieme un plus/minus di -6.5. I Nets, con lui sul parquet, segnano 101.8 punti ogni 100 possessi, certamente non un granché per il 25° attacco complessivo della Lega, ma peggior statistica sono i 104.4 punti ogni 100 possessi subiti nei 35 minuti di media con Johnson agibile. La cura Lionel Hollins non funziona nemmeno a rimbalzo (41.6) o in termini di assist (20.6), ma la presunta stella del suo team non sta certo dando una mano. Oltre 23 milioni di dollari, forse, non sono una motivazione abbastanza importante.
Worst Rookie: Marcus Smart
Marcus Smart è stato scelto con la sesta chiamata assoluta nello scorso Draft, ma, ad oggi, non sembra aver assolutamente dimostrato ciò che ci si attendeva da lui. Il motivo sono le pessime prestazioni del rookie durante la sua stagione d’esordio nella Lega: in 22 minuti di gioco, Smart ha messo insieme appena 6.7 punti di media, tirando con il 39.5% dal campo ed il 38% da oltre l’arco, con 3.2 assist di media. Le sue medie non si sono alzate nemmeno alla partenza di Rajon Rondo, momento in cui Smart è stato chiamato ad un cambio di marcia per poter essere identificato come il suo successore a tutti gli effetti. Nel mese di gennaio la guardia da Oklahoma State ha alzato il suo rendimento in quasi 26 minuti sul parquet, ma mantenendosi sotto la soglia della sufficienza: 7.7 punti e 4.3 assist, con un PIE complessivo di 7.3, ben al di sotto della media NBA di 10. Boston, che lo voglia o no, potrebbe ancora aspirare ad un posto nei playoff, visto che si trova un paio di partite sotto gli Hornets. La sua squadra, però, ha bisogno di un nuovo leader. Riuscirà ad esserlo Smart?
*Immagini fornite da Panini SPA