Best Team: Golden State Warriors
Semplicemente, la miglior squadra vista finora in NBA insieme agli Hawks. Nelle prime 44 partite di questa regular season 36 vittorie e 8 sconfitte, 22-8 contro le terribili avversarie di Western Conference e la bellezza di 21 successi su 23 scontri alla Oracle Arena. Miglior attacco della Lega per distacco, a quota 111.1 punti segnati a partita, la bellezza di 109.9 ogni 100 possessi, dati che coprono ampiamente una difesa, invece, nella media della Lega, con 99.6 punti subiti a partita. Il net rating resta straordinario (+12.7), così come i 27.3 assist a partita, altro primato NBA per questa stagione. Ottime le percentuali al tiro, ma incredibile è la percentuale effettiva, che considera ogni tiro da oltre l’arco 1.5 volte rispetto a quello da due punti, stabilizzata sul 54.4%. Lo straordinario mese di gennaio ha portato Golden State a livelli mai visti, a quota 118.2 punti a partita su 30.2 assist, con sole 13.2 perse di media. Se ai Warriors si concede un minimo di riposo diventano invincibili: 7 vittorie e nessuna sconfitta con almeno due giorni di stop, con oltre 20 punti di distacco tra il team di Oakland e le avversarie. Gli Splash Brothers stanno diventando eroi da epopea: Stephen Curry segna 23 punti di media e aggiunge 4.7 rimbalzi e ben 8.2 assist alla causa, mentre il compare Klay Thompson si è specializzato in prestazioni incredibili ed è salito a quota 22.7 punti a partita. La stagione è ancora lunghissima, ma una cosa è certa: i favoriti, adesso, sono loro.
Best Player: James Harden
Kevin Durant e Russell Westbrook ai box, si saranno mangiati le mani. La concorrenza a Ovest è infiammata, se è vero che i Rockets riescono, grazie a 33 vittorie nelle prime 47 partite giocate, a guadagnarsi appena il terzo posto, col fiato sul collo di Blazers e Clippers. A guidarli è ovviamente lui, James Harden: 27.0 punti a partita, miglior realizzatore finora, con il 46% dal campo ed il 38% abbondante da oltre l’arco, 5.6 rimbalzi, 6.8 assist e 2 palle rubate di media come succulento contorno alle sue straordinarie prestazioni. Vero e proprio mostro offensivo, con lui sul parquet Houston segna la bellezza di 107.6 punti ogni 100 possessi. Nonostante in difesa non sia proprio un asso, riesce a tenere il proprio net rating ben oltre la soglia di sufficienza (+6.8) ed ha un PIE da far invidia a chiunque, a quota 19.3, tra i più alti per chi ha giocato almeno una ventina di partite. Mese d’oro è stato dicembre, in cui Harden ha segnato la bellezza di 30.6 punti a partita, cui ha aggiunto 6 rimbalzi e 7.1 assist a completare uno splendido quadretto. Houston si è guadagnata il medesimo, ottimo record sia in casa che in trasferta finora (16-7), ed è tra le squadre pretendenti per qualcosa di grande. Sempre che i playoff non finiscano come la scorsa stagione.
Best Rookie: Andrew Wiggins
Andrew Wiggins, dopo un inizio di stagione che aveva deluso tutte le numerose attese sul suo conto, si è ripreso e ha cominciato a mostrare degli ottimi cenni di miglioramento. Sarà Rookie of the Year per mancanza di una vera e propria concorrenza, ma almeno con il mese di gennaio ha iniziato a legittimare questo titolo: 19.2 punti di media, tirando con il 46% abbondante, con 4.9 rimbalzi e 2.5 assist a partita che non guastano mai nel complesso. Il tragico -11.2 di plus/minus medio del mese di dicembre è stato sostituito da un ben più discreto -3.8 di questo inizio di 2015 e il suo offensive rating, crollato a quota 93 punti ogni 100 possessi il mese scorso, ben 16.8 punti in meno dei 109.8 subiti ogni 100 possessi nello stesso periodo, si è rialzato considerevolmente a 100.8. Resta, comunque, il problema di una difesa che non funziona come quella di Minnesota, che subisce 107 punti a partita, peggiore di tutta la NBA finora. Non che qualcosa possa funzionare bene in una squadra che, nonostante Wiggins, ha vinto soltanto 8 delle prime 46 partite giocate quest’anno. Chissà mai che il rookie, però, non abbia in mente di cambiare il futuro della franchigia già dal prossimo anno.
Worst Team: Denver Nuggets
C’era una potenziale grande occasione da sfruttare quest’anno ed invece i Nuggets, per la seconda stagione consecutiva, guarderanno i playoff dal divano di casa. Con i Thunder falcidiati dagli infortuni, i Pelicans che faticano a trovare continuità e Suns e Spurs che, almeno inizialmente, non hanno fatto un ritmo troppo indiavolato per gli ultimi posti della corsa verso i playoff, Denver poteva essere nella lotta per un biglietto. La squadra di Mile High City ha smesso di segnare quanto gli anni passati, fermandosi a 100.9 punti a partita e 101.6 ogni 100 possessi, mentre non ha smesso di subire quanto, e forse anche qualcosa in più, faceva durante le scorse annate, a quota 103.9 punti a partita e ben 105.2 ogni 100 possessi, 25° peggior difesa della NBA. In casa, dove ha un record almeno al 50% (12-12), riesce almeno a 105 punti ogni 100 possessi e tenersi sotto i 100 subiti, mentre in trasferta, dove ha perso 16 delle 26 sfide giocate, il net rating crolla in maniera preoccupante a -9.7. Nonostante un Ty Lawson da doppia-doppia di media (16.6 punti e 10 assist a partita), manca un finalizzatore in grado di cambiare le sorti della franchigia. Avrebbe, forse, potuto essere Danilo Gallinari se la fortuna non si fosse accanita su di lui. E sui Nuggets.
Worst Player: Jeremy Lin
I Lakers, quasi sicuramente, partivano già sconfitti ad inizio stagione. L’infortunio di Julius Randle, che ancora non aveva fatto in tempo a sentire il profumo di NBA, ne ha segnato ancor di più il destino. Avere un giocatore come Kobe Bryant, però, può pur sempre cambiare le carte in tavola. Ed invece i suoi compagni di squadra non sono per niente alla sua altezza, primo di tutto Jeremy Lin. La sua favola nella Lega è durata il tempo di una decina di partite in maglia Knicks durante il suo anno d’esordio. Poi, il buio più totale, tanto ai Rockets quanto, quest’anno, a Los Angeles. 10.5 punti, con il 43% dal campo ed il 36.5% da oltre l’arco, non sono certo numeri incoraggianti, ma se si aggiungono soltanto 2.5 rimbalzi, 4.6 assist e ben 2.3 perse a partita, oltre ad un -4.5 di plus/minus medio in 26 minuti di gioco, il quadro si fa anche peggiore. I 102 punti ogni 100 possessi con lui sul parquet sono un dato per lo meno discreto, non altrettanto la bellezza di 109.9 subiti ogni 100 possessi quando Lin sta giocando. Un net rating di -7.9, quasi superiore ad un PIE di 8.8, non è ciò che la gente si aspettava da Linsanity. Ma, ormai, sembra già finita da un pezzo.
Worst Rookie: Nik Stauskas
Nik Stauskas, prodotto di Michigan, è stato l’ultimo vincitore del Big Ten Conference Men’s Basketball Player of the Year e, con grandi quotazioni, è stato scelto alla ottava chiamata dai Sacramento Kings, vogliosi, con un DeMarcus Cousins sempre più stella della Lega e con un Darren Collison arrivato a dare man forte, di riprendersi dopo una pessima annata. Stauskas, però, è stato davvero ben poco utile. Gioca poco più di 14 minuti di media, segnando 3.8 punti a partita, raccogliendo un rimbalzo e smazzando meno di un assist a partita. Nel mese di gennaio il suo tempo sul parquet è leggermente aumentato, ma non altrettanto hanno fatto le sue prestazioni, rimaste sui 4.3 punti, anzi ha peggiorato il proprio plus/minus medio, calato vistosamente a -5 dall’inizio del 2015. In 14 minuti produce un net rating spaventosamente basso, -13.9, con i Kings che subiscono la bellezza di 113.1 punti ogni 100 possessi. Sacramento, ora a quota 16 vittorie e 29 sconfitte, ha dovuto abbandonare nuovamente ogni possibile sogno di gloria e si è lasciata andare nel tentativo di ottenere una buona scelta al prossimo Draft. Sperando che si riveli migliore di questo Stauskas.