Birra Belhaven McCallum’s Stout

Caldo e freddo e caldo e freddo… Questa stagione, anzi quest’anno, fatica davvero a partire con le sue variazioni climatiche totalmente folli.
Nel frattempo cerchiamo di alternare le nostre degustazioni eno-gastronomiche in base alla giornata e alle sue inflessioni meterologiche.

Oggi, presi da un caldo che ci stringeva la gola (la premessa che va fatta però è che personalmente non sopportiamo nemmeno il sole di aprile) abbiamo optato per un aperitivo/cena leggero (crescenza, carote e cavoletti di bruxelles al vapore) con una Stout, acquistata in un grande market molto istintivamente.

Parliamo della Belhaven McCallum’s Stout.
La cosa che ci ha subito fatto storcere il naso è stata la scelta di una bottiglia completamente trasparente per questa tipologia. Ma tant’è.

Versando la birra nel bicchiere abbiamo riscontrato un colore caramellato/scuro, molto distante da quelle che possono essere le classiche stout (per facilità Guinness et similia), diciamo che si virava molto sulle tonalità chiare e limpide non proprio tipiche di questo genere di birra, ma forse più verso una Scottish Dark Ale. La schiuma non era densa e smoothly, pur se abbastanza persistente.
Al naso si percepiva molto il tostato, soprattutto del caffé e al palato abbiamo avuto la conferma delle prime impressioni.
Decisamente beverina, anche grazie a una “effervescenza” leggera, che si presta bene con le sue note caramellate, dolciastre (alla prima degustazione molto e nella seconda, a distanza di tempo, di meno) -soprattutto in prima parte- ad essere associata con formaggi (infatti abbiamo sentito l’enfatizzazione delle sue qualità dopo il primo assaggio di crescenza) e ipotizziamo pesci affumicati come il salmone, dove il grasso può essere “smaltito”  da questa combinazione di retrogusti e “mineralità”. Sul palato, resta molto il luppolo sul finale, con un’ amarezza davvero piacevole.
Gradazione bassa, per questa Scozzese, di 4,1%, da degustare sui 7°.

Buona scelta
IBD
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