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Black Love (3 sampietrini sopra Roma)

Da Fishcanfly @marcodecave

Storia di un amore difficile

Omaggio a Italo Calvino, in occasione dell’anniversario della sua nascita (Santiago de Las Vegas15 ottobre 1923 – Siena19 settembre 1985), Grazie Maestro

Se ne stava rincantucciata nell’androne di un palazzo, insieme ad altre dieci persone. Attendevano che una ventina di ragazzi vestiti di nero che avevano visto sbucare da una traversa poco più indietro, passassero, a suon di passi e cose da infrangere. Ne approfittò per mandare un sms a Christian.

“Amore, qui tutto bene. Io, Giorgia e le altre ce ne stiamo in un palazzo, dobbiamo raggiungere il corteo dei manifestanti ancora. Tu che fai? Tutto bene a casa?”

“Ti sembra questo il momento di mandargli un sms?” – a parlare era stata Giorgia, l’amica di una vita per Emanuela. Le rispose:

“Christian era molto preoccupato per me ieri sera. Mi ha detto di stare attenta e lontana dalle violenze.”

“Madonna, il solito esagerato!” – commentò Giorgia.

Il cellulare vibrò. Era un sms di Christian. “Sì, qui tutto bene. Sto guardando un po’ di televisione. Ti amo, cucciola.”

“Guarda! – fece Emanuela – Mi ha appena scritto che mi ama! Non è dolcissimo il mio amore?”

Giorgia alzò un sopracciglio e la guardò. “Ma smettila! Da quando sei innamorata non ci capisci più niente!”

Emanuela sapeva bene l’opinione di Giorgia su Christian. Non lo capiva, non lo inquadrava, era un cattivo ragazzo. E poi lei – sosteneva Giorgia – era laureata e lui uno straccio di diploma pagato. Non poteva reggersi su così una coppia! Un giorno – le aveva detto – tornerai a bussare da me e a dirmi che avevo ragione.

Emanuela si era limitata a mettere da parte quelle voci, sebbene fossero della sua migliore amica. Probabilmente, pensava, parla solo per invidia. Christian è un bel ragazzo e tanto mi basta.

“Arrivano!” – il loro capogruppo le zittì.

Davanti a loro, sulla strada videro una ventina di ragazzi marciare tranquillamente, in modo sparso e disordinato. In gran parte erano vestiti di nero, chi in tuta, chi in jeans e giubbotti, molti con il passamontagna, altri con il casco o una bandana. Trascinavano spranghe, estintori, altri si limitavano a tenere le mani in tasca ma si notava che le tasche erano gonfie.

Emanuela sentì urlare.

“Gli sbirri! Gli sbirri!” – i ragazzi in nero si ricompattarono. Potè vederne un paio dietro un cassonetto, altri tre dietro una macchina.

Non riusciva a vedere il cordone di poliziotti, ma presto arrivarono i primi lacrimogeni e una prima gragnuola di colpi andò a infrangersi contro le forze dell’ordine. Dall’androne il piccolo gruppetto di manifestanti poteva vedere la scena dei black bloc che si preparavano a lanciare oggetti e molotov. L’aria si impregnò di gas e fumi. Emanuela aveva paura. Giorgia la strinse a sé “Non ti preoccupare, ce ne stiamo qui dentro, tranquilli, presto finirà!”

Black Love (3 sampietrini sopra Roma)

Gli scontri continuavano. Un lacrimogeno arrivò quasi dentro l’androne. I manifestanti si diressero, impauriti, verso il primo piano.

Fu in quel momento che Emanuela lo notò. Un ragazzo con il casco nero uscì dalla nebbia della strada si portò verso i manifestanti, fece per scansarli e andò ad appoggiarsi al muro, sdraiato in terra. Cercava di prendere fiato.

Alcuni si scagliarono verso di lui.

“Delinquente! Tornatene da dove sei venuto!”

“Maledetti black bloc! State rovinando il nostro corteo!”

Il ragazzo si tolse il casco.

“Non capite un cazzo, voialtri!”

“No, sei tu che non capisci un cazzo! Vai fuori! Vai a farti arrestare!”

Ma il ragazzo non rispondeva più.

Black Love (3 sampietrini sopra Roma)

I suoi occhi erano fissi su Emanuela.

“Manu…”

Emanuela si era lanciata contro di lui, tempestadolo di pugni al torace.

“Cosa ci fai qui? Tu dovevi essere su a casa, e oggi pomeriggio dovevi trovarti un lavoro! Cosa ci fai qui? Un black bloc?”

“Manu…posso spiegarti!”

I manifestanti si erano ammutoliti. Giorgia tentava invano di tenere Emanuela che urlava.

“Cosa mi spieghi, stronzo!? Fuori, fuori non ti voglio più vedere!”

“Manu…io voglio passare dalla vostra parte…”

“Ti vuoi solo infiltrare!” – urlò qualcuno – “Via, vattene via!”

“No, voglio solo stare con la mia ragazza!”

“è troppo tardi, mi hai mentito! – continuava a gridare Emanuela – Te ne devi andare! Perché? Dimmi perché?”

“Perché pensavo che fosse la cosa giusta da fare!”

“Distruggere una città? Mentirmi? La cosa giusta da fare? Ti amo? Ti amo un cazzo! Maledetto! Sai per cosa sono indignata io? Non per il governo…Non me ne frega più niente del governo adesso. Sono indignata di te! Per te! Per noi!”

Nel frattempo gli scontri si erano dileguati.

I black bloc erano stati messi in fuga. I poliziotti perlustravano la strada.

“Tutto bene qui?” – tre agenti erano entrati nell’androne.

I manifestanti si erano voltati.

“Consegnatelo! Consegnate quel figlio di…” – gridò qualcuno.

“Si consegnatelo!”

I poliziotti si fecero spazio tra la piccola folla che si aprì naturalmente al loro passaggio. “Tu vieni con noi!”

Christian non oppose resistenza. Lanciò uno sguardo a Emanuela e fu condotto via.

“Emanuela…chiamami…fatti sentire…Ti amo…Ti spiegherò tutto…Perdonami…”

Emanuela si inginocchiò e pianse. Giorgia e gli altri tentarono di confortarla. Qualcuno disse: “Se lo meritava. Andiamo a protestare adesso. Dobbiamo andare avanti”.

“Dai Manu, fatti forza. Te l’avevo detto io.” – le disse Giorgia. Manu piangeva. Non per i lacrimogeni.

Black Love (3 sampietrini sopra Roma)



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