Magazine Diario personale

Blackout.

Da Oliviabluebell
Il mio cervello chiede ossigeno. Mi sta chiedendo di spegnersi.
Completamente. Di rimanere attivo solo per le funzioni necessarie. Ove la sua attività è superflua, vuole spegnersi.
Per anni sono stata quella che prendeva la realtà e la divideva in piccoli segmenti, li analizzava uno per uno e li rimetteva insieme secondo quella che era la logica del tutto, a riformare il puzzle originario trovandone il senso.
Avrei dovuto imparare in questo ultimo anno che le cose non si possono sempre spiegare. Che se una persona usa troppo il cervello si perde il gusto di ciò che accade, non riesce più a sentirne il sapore, le sensazioni, le emozioni. Quelle non si possono analizzare come se fossi in una puntata di C.S.I.
Sono arrivata alla soglia dei 32 ad essere definita una persona matura ed intelligente...ma cosa me ne faccio di tutta quella maturità ed intelligenza se la vita la viviseziono o me la lascio scivolare addosso?
Qualcuno ci aveva visto giusto: arriverà il momento in cui lo capirai. Non ti preoccupare che arriverà. Metterai insieme tutti i pezzi e capirai. Lo odio.
Perchè aveva ragione. Perchè il suo averci visto giusto significa che sono ancora troppo leggibile.
Ma poi, a me, me ne frega davvero qualcosa se sono così tanto leggibile o no?
E' un'arma a doppio taglio, non riesci a mentire e se lo fai, non è mai fino in fondo, che anche se dalle tue parole non traspare nulla, i tuoi gesti, il tuo viso, anche un piccolissimo movimento involontario o un arrossamento inconsapevole, ti tradiscono.
E allora perchè metterci tutto questo impegno, tutto questo sforzo per nascondersi da ciò che si è, ciò che si vuole?
Sia che tu sia leggibile, sia che non lo sei, ci sarà sempre un momento in cui qualcosa o qualcuno ti farà stare male. Meglio accettare questo fatto o trincerarsi dietro la realtà conosciuta, quel tran tran quotidiano che ti impedisce ad un certo punto di evolverti e di crescere?
Una cosa che mi riconosco è che non sono proprio fatta per i percorsi semplici, lineari. Quelli che da A ti portano a B. Troppo facile. Troppo alla portata di tutti.
Preferisco arrivare in fondo al pozzo, spogliata di tutto, da sola...e con quel poco che mi rimane, io, tirare fuori le palle e risalire. Questo significa per me crescere. Evolvere. Imparare.
Non è assolutamente un atteggiamento o un modo di reagire alla portata di tutti, che nel mentre devi metterti sempre e costantemente in discussione. Su ogni singolo aspetto della tua vita. Tutti. Nessuno escluso.
Ma se riesci a farlo, se riesci a capire chi sei, cosa vuoi, come vuoi reagire, se prendi consapevolezza di tutto il tuo essere, nel bene e nel male, puoi solo risalire quel pozzo e uscirne con un sorriso.
Un sorriso tranquillo e sereno di chi ora ha una consapevolezza diversa rispetto a prima.
Di chi sa di non essere più la stessa persona che ci è stata buttata, in quel pozzo.
Di chi sa che ora sta finalmente meglio e ha trovato, anzi costruito, un nuovo equilibrio da cui partire per esplorare il mondo. Gli altri.
Con occhi diversi. Con un cuore diverso. Con una sensibilità diversa. Con una curiosità diversa. Con una voglia diversa.
E anche se sei diversa, appunto, da quella personcina che stava là in fondo al pozzo, tu lo sai che sei sempre tu. Non sai cosa sarai, come diventerai. Ma ora sai che ti piacerai. Tu.

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