E’ in uscita Bling Ring – un film di Sofia Coppola- dal 26 settembre nelle sale italiane.
Il film, ispirato ad una vicenda realmente accaduta, tratta di un gruppo di giovani ricchi e viziati che si introducono nelle case dei loro vip preferiti e li derubano, pezzo a pezzo e anche ripetutamente, come nel caso di Paris Hilton.
Narrato dal punto di vista dell’unico maschio, Israel Broussard, attore alla sua prima interpretazione, la pellicola è un condensato di feste, gioielli, Chanel e droga. Ragazzi privati di una qualsiasi coscienza sociale, con il divertirsi come unico interesse, affiancato al fotografarsi costantemente. Un egocentrismo di riflesso rispetto alle loro star tanto amate, che postano loro foto su Facebook e Twitter, in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo si trovino.
E’ un ritratto spietato quello che fa la Coppola dei suoi giovani connazionali: senza senso della misura, futili e vani. L’unico che sembra avere un minimo di spessore è il protagonista che sa di stare commettendo un furto, sa cosa rischiano, ma ha alle spalle un ruolo da emarginato che lo spinge a fare qualsiasi cosa per essere accettato e non ricaderci. Quasi plagiato dalle sue coetanee, sopratutto dalla sua migliore amica, che riesce a manipolarlo sin dall’inizio, arriva a incitare lui stesso i raid.
La cultura pop che ottenebra le menti: cosa non si farebbe per un Rolex, per stare più vicini ai propri idoli e per sentirsi come loro. Le star infatti si sentono talmente intoccabili da lasciare le chiavi sotto lo zerbino: prevedibili come qualsiasi essere umano. La fissazione per il lusso, macchine potenti che ruggiscono sulle colline di Los Angeles, cocaina come se fosse caramelle e vestiti, gioielli, e biancheria intima con tanto di pietre preziose. Ha un ritmo ubriacante la narrazione di questo film, che ti cattura e segrega in un mondo dorato. Da un lato affascinante, dall’altro nauseante. Arrivati infatti alla quarta sequenza di rapina seguita da una festa, sempre uguale, sempre nello stesso posto, sempre con lo stesso schema, si comincia a pensare quanto poco valore abbia tutto quello che i ragazzi stanno inseguendo. Il vuoto di una generazione riflesso nelle loro aspirazioni. Quanto è totalmente colpa loro, e quanto possono essere definiti vittime della società? Anche l’epilogo della vicenda fa riflettere: quattro anni di carcere all’amica del protagonista e oltre trecentomila dollari da pagare per persone che non si erano nemmeno rese conto della sparizione dei loro beni. L’affermazione finale di Mark, il protagonista è emblematica: “E’ strano che così tanta gente mi ami per qualcosa che è così illegale nella società (…). L’America ha questa sorta di fascinazione malata rispetto alle vicende alla Bonnie e Clyde”.
Tutti attori alle loro prime esperienze, a parte Emma Watson – ormai veterana con i suoi otto Harry Potter- che svetta su tutti gli altri, un po’ perché la riconosciamo, un po’ perché tutta l’azione di promozione del film è stata impostata su di lei, un po’ perché è effettivamente molto credibile. Interprete di una ragazza spigliata e senza principi che riesce a sfruttare completamente la propria fama,dalla televisione ai tabloid, e diviene addirittura protagonista di un reality.
Fotografia pulita e lucente – con attimi di reale bellezza – rappresenta in tutta la sua vanità i personaggi. Filtri bianchi e color panna danno alla pellicola un senso di eterea distanza, un paradiso luccicante e senza ombre.
Un tema spinoso quello di Bling Ring, ma in realtà non un fenomeno così originale dei nostri tempi. Da sempre c’è stato un attaccamento esagerato ai propri beniamini, fin dall’avvento del cinema. Un fenomeno che però si è sicuramente manifestato in maniera più costante e ossessiva con l’abuso dei social network, dove ormai le distanze si annullano, e ognuno può essere la star che desidera.