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Boicottaggio degli artisti israeliani ai festival di Torino

Creato il 14 settembre 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online

E’ possibile una discriminazione artistica a causa delle origini dell’artista? A giudicare dalle ultime vicende capitate a Torino, la risposta dovrebbe essere sì. La biglietteria di Torino Danza è stata il teatro di una manifestazione del “Comitato boycott Israel”, a cui si sono aggiunti alcuni membri dei centri sociali; come già il nome fa intuire, si tratta di un gruppo che si prefigge l’obiettivo di protestare e cercare di boicottare la partecipazione di artisti di nazionalità israeliana alle plurime manifestazioni artistiche che si terranno a Torino per tutto il mese di settembre. I manifestanti si sono muniti di un documento-appello scritto, in cui si richiede l’esplicito boicottaggio di “quattro spettacoli con artisti israeliani”, allo scopo di attaccare il governo di Tel Aviv. Testualmente, il documento recita quanto segue: -Tutte le persone e le associazioni sensibili si mobilitino per l’annullamento di questi eventi come forma di protesta per il regime di apartheid vigente da 66 anni in Palestina e per i terribili massacri perpetrati a Gaza.- Il festival Torino Danza viene inoltre definito “particolarmente permeabile alle pressioni della Israel Lobby” in quanto evento sponsorizzato dall’Ambasciata Israeliana. Così conclude il documento: -Si invitano singoli e associazioni a costruire una forte campagna di iniziative, dal 2 fino al 28 settembre, per il boicottaggio degli eventi culturali sopracitati, come forma di solidarietà concreta con la quotidiana Resistenza del popolo palestinese.-
Quali sono, però, le manifestazioni boicottate dal gruppo? Due degli eventi chiave per i manifestanti riguardano la partecipazione a Torino Danza della compagnia “Kibbutz Contemporary Dance” allo spettacolo Aide-Memoire dedicato alla Shoah e, soprattutto, il festival musicale MITo (nato dalla collaborazione con la città di Milano), a cui dovrebbero essere presenti anche musicisti e artisti dalle origini ebraiche, come Avishai Cohen (contrabbassista), Omri Mor (pianista) e Noa (cantante); insieme, si cimenteranno il 12 settembre in un trio jazz. Proprio a Mor e Cohen viene richiesta, nel documento dei manifestanti, una condanna esplicita della politica adottata da Tel Aviv
E’ un comportamento che rischia di minare la libertà artistica, come ha commentato il presidente della Comunità Ebraica, Beppe Segre, che sottolinea come la protesta non sia verso l’arte, ma contro la semplice origine dell’artista stesso: -Noi crediamo che cultura e arte siano il mezzo per creare e approfondire legami, conoscersi per dialogare, posizione che deriva da tutta la tradizione ebraica e che riteniamo appartenga nel profondo alla civiltà occidentale nel suo insieme. La Comunità Ebraica di Torino è assolutamente contraria alle posizioni violente e distruttive espresse da questa protesta e appoggia completamente la posizione dello Stato di Israele, impegnato a difendere i suoi cittadini oggetto di una campagna violenta di odio e di assurda criminalizzazione. La Comunità propende fortemente per l’incontro e la trattativa, verso la quale pare si siano indirizzate le parti in causa, e per questo trova controproducente ogni appello alla messa al bando della cultura solo perché di provenienza ritenuta “nemica”.-

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