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Bolognetti: “Le Mele merce”, il gioco delle parti e il Belisario senza “misericordia”.

Creato il 14 ottobre 2012 da Ecodibasilicata

Ci risiamo: il senatore Belisario, fiutata l’aria di manette, torna a vestire i panni del moralizzatore per dimostrare la sua credibilità e per tentare di capitalizzare, come da inveterata abitudine, qualche royalties. Impagabile lo spettacolo che in queste ore sta offrendo, rincorrendo affannosamente il suo collega Barbato. Se Barbato annuncia di volersi complimentare con la Guardia di Finanza per il blitz in Consiglio regionale, il Senatore quale illustre componente del Copasir dalemiano tuona contro “le mele marce”, o presunte tali, annidate in quel giardino dell’Eden che è l’Italia dei Valori.
Ovviamente, il Senatur omette un piccolo particolare: le presunte “mele marce” le ha candidate lui quando ha ritenuto che i loro voti potessero far crescere l’allegra brigata dipietrista.
Annuncia la “linea dura” il buon Felice ed è lo stesso ineffabile guascone che nel 2007 dopo aver espresso il suo placet alla proposta di “Anagrafe pubblica delle attività degli eletti e dei nominati” non ebbe a muovere un dito per sostenerla concretamente.
Ma che volete farci, tra l’essere e l’apparire di solito Belisario preferisce la seconda opzione, confidando nell’assenza di memoria indotta e nel gioco delle parti messo in scena dalla tenia partitocratica.
Belisario e Barbato in queste ore ricordano la mitica coppia formata da Bud Spencer e Terence Hill del “Dio perdona, io no”.
Al biblico chi è senza peccato scagli la prima pietra, lor signori rispondono con un “senza misericordia”.
Eppure, in questi due anni, mentre noi altri incalzavamo Giunta e Consiglio chiedendo l’integrale applicazione di tutti i commi e gli articoli della legge n.32/2010(anagrafe pubblica delle attività degli eletti), e quindi la pubblicazione e messa in rete dei rendiconti con relativi allegati, non una volta il capogruppo Idv ha fatto sentire la sua voce.
Niente di meglio di questa stucchevole campagna sui “Costi della politica” con annessi e provvidenziali volumi sulla casta per fare un po’ di ammuina ed evitare che si affrontino altre questioni.
Fiumi di inchiostro sui Batman e un po’ meno sui Marcuccio, e zero dibattito sulla circostanziata denuncia Radicale contenuta nel clandestino dossier “La Peste Italiana”.
Confidando sulla totale assenza di dibattito, laddove al confronto si preferisce dare la stura alla mera invettiva, quel pinocchio dell’on. Barbato può affermare impunemente che i Radicali difendono il Porcellum, mentre nessuno ricorda che noi siamo quelli che da tempo propongono una legge elettorale uninominale maggioritaria anglosassone.
E non un cane che abbia la bontà di ricordare ai suoi lettori che siamo noi quelli che hanno ripetutamente denunciato che la partita è truccata, che il gioco democratico è falsato da fasulli rimborsi elettorali e che in questo Paese trionfa l’antidemocrazia e la strage di regole, leggi, convenzioni.
“Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”, così recita l’art. 49 di una Costituzione che per lo stesso Presidente della Repubblica è carta straccia.
Dov’è il “metodo democratico” quando viene meno il diritto al poter conoscere per deliberare, quando impunemente si consuma un attentato ai diritti civili e politici dei cittadini italiani che è fattispecie penalmente rilevante statuita dall’art. 294 del Codice Penale che recita: “Chiunque con violenza, minaccia o inganno impedisce in tutto o in parte l’esercizio di un diritto politico, ovvero determina taluno a esercitarlo in senso difforme dalla sua volontà, è punito con la reclusione da uno a cinque anni”.
Non c’è memoria, non può esserci memoria quando un regime ha bisogno di negare verità e conoscenza per sopravvivere.
Dov’erano i moralizzatori di oggi quando nel 2010 denunciavamo che “senza democrazia non ci sono elezioni ma solo violente finzioni contro i diritti civili e umani”?
Dov’erano i Belisario e i suoi epigoni quando denunciavamo brogli nella fase di formazione delle liste, quando raccontavamo che in spregio alle indicazioni del Consiglio d’Europa ancora una volta si cambiavano le leggi elettorali a ridosso del voto, quando sottolineavamo che la Procura della Repubblica di Potenza ci negava la possibilità di poter controllare le firme raccolte in calce alle liste elettorali, motivando il provvedimento con questioni di privacy?
Su questo e altro, ovviamente nessuna campagna di stampa, nessuno che si sia strappato le vesti. Il “male”, quello vero, nemmeno viene percepito. Sarà forse quella banalità del male che Marco Pannella non si stanca mai di citare. Normale, quasi automatico e scontato in un Paese in cui, sempre per dirla con Pannella, la Corte Costituzionale assurge a difensore dello status quo, facendosi beffe dell’art. 75 della Costituzione che recita: “Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali”.
Domanda: quante volte in questi anni la Corte, anziché applicare la Costituzione, ha dato gratuite interpretazioni che hanno negato l’utilizzo della scheda referendaria?
Del resto siamo il Paese dove nel 1997 il quorum referendario fu negato dalla presenza di morti e fantasmi nelle liste elettorali.
Ai farisei e ai tartufi, che affannosamente si rincorrono eccitati dall’odore del sangue, che volano come avvoltoi sulle carcasse del corleonese o del palermitano di turno che sta per cadere, vorrei chiedere se per caso non dovremmo concentrare un pochino di attenzione sul furto di democrazia, legalità, verità e Stato di diritto che va in scena ogni santo giorno da sessant’anni.
Il primo novembre ci sarà il congresso di Radicali Italiani e almeno lì, in quel consesso, sono certo che si parlerà dell’Italia “Stato Canaglia”.
A chi oggi nemmeno si accorge di quanto certe soluzioni siano solo la garanzia che questo sistema corrotto e corruttore sia sempre più oligarchico e governato da lobby e potentati vorrei poter dire: parliamo, parliamo prima che sia troppo tardi.
Segretario Radiciali lucani Maurizio Bolognetti

Bolognetti: “Le Mele merce”, il gioco delle parti e il Belisario senza “misericordia”.


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