Siamo a Perugia per scoprire la città e i suoi lettori accompagnati dall’attore Filippo Timi, che ha scelto i luoghi della sua infanzia e adolescenza per raccontarci dei libri che ha amato e che porterà con sè a cominciare dal poeta russo Vladimir Majakovskij.
” Il caffè Morlacchi, qui, a 16 anni venivo a leggere le poesie di Arthur Rimbaud, di Charles Baudelaire e di Majakovskij. Perchè faccio due coglioni tanti a chiunque su Majakovskij? Perchè ero convinto che i poeti scrivessero perchè non scopavano. Avevo un’immagoine del poeta, gobbo, rachitico poi, finalmente, mi imbatto in Vladimir. Bello, giovane, 22 anni, un cristone, capelli rasati e fa innamorare tutte le donne che incontra. Allora capisco che un poeta, scopa. Anche il libro che ho scelto, La nuvola in calzoni è un inno rivoluzionario sull’amore e sulla forza. Frasi come mamma, il cielo sanguina come un mattatoio, oppure mamma, il coro della chiesetta del cuore ha preso fuoco. Majakovskij, un grande”.
Quelli che Filippo legge sono alcune parti del dramma in versi nel quale emerge tutta la carica evocativa di una tra le più straordinarie figure delle cultura del Novecento. Ma c’è una lingua imparata tra i banchi di scuola e quella tatuata nel profondo dell’anima, fedele a una grammatica della tradizione che si perpetua di generazione
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La parola stessa Donca, arriva dalle memorie contadine. Il termine connotava l’inizio del rapporto di affabulazione nella casa del contadino. ” Il nonno con molta calma – ci spiega Sandro Allegrini, presidente dell’Accademia del Donca – accendeva la pipa o il sigaro per ottenere l’attenzione e il silenzio, esordiva dicendo donca. Come dire, zitti tutti perchè andiamo a cominciare il racconto”. Donca = “Dunque”. Il dialetto del capoluogo è giunto sino ai giorni nostri grazie al lavoro dei numerosi poeti dialettali e di diversi studiosi di vernacolo. L’attività dell’Accademia ha prodotto “L’Inferno di Dante spiegato ai perugini” di Ennio Cricco.
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Cricco, non si è limitato solo ad una mera parafrasi dell’opera Dantesca, ma anche a una rielaborazione della stessa nel tessuto sociale della società contadina nel territorio perugino degli anni Trenta. Nell’opera di Cricco, Dante diventa come il figlio che viene guidato dal padre (Virgilio) alla scoperta dei segreti del mondo che lo circonda. L’opera è stata rielaborata in maniera tale da rispecchiare il modo di raccontare tipico dei padri di famiglia che la sera narravano i fatti salienti della propria vita a tutta la famiglia riunita di fronte al focolare.
La Divina Commedia è stata tradotta, non solo in umbro ma anche in siciliano, in calabrese, napoletano, ferrarese e via dicendo, spesso opera di amatori e appassionati locali, a volte invece firmate da autori di fama. Forse Dante viene percepito come lontano, complicato, soprattutto perchè legato ai banchi dis cuola ma, ci sono molti poeti contemporanei che sono riusciti a toccare con facilità le corde dei lettori, anche dei più giovani. Roberto Benigni per citare l’ultimo.
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Questo viaggio tra le pagine e i luoghi di Filippo Timi, ci porta alla pista di pattinaggio di Perugia, ” dove io ho cominciato a fare i primi spettacoli, sia di teatro che di pattinaggio artistico, con la messa in scena di barzellette umbre, vi lascio immaginare lo squallore. Ma la diffcoltà di tenere a bada tutti e riuscire a prendere quell’attenzione è stata una gavetta pazzesca”. Ed è qui che si trova la libreria Grande, la preferita di Filipo, con la sua ampia scelta di titoli e la sua atmosfera accogliente. È diventata un punto di riferimento per tanti dei piccoli paesi in cui è framentata la regione. Maurizio Mariucci, libraio, ci dice che ” in questo momento è la libreria italiana indipendente più grande e con il maggior numero di titoli a disposizione”.
Perugia ha una piccola casa che la tradizione vuole legata alla spirituale avventura del santo poverello d’Assisi. Si narra che sia la prigione dove san Francesco venne imprigionato dopo la sconfitta che Assisi subì da parte di Perugia nel 1202.
L’avvenimento è ricordato da una lapide affissa sul muro e, nonostante i restauri cui è stata recentemente sottoposta, versa in uno stato di preoccupante abbandono. ” Io sono così, come questa casa, decaduto, un po’ spostato in mezzo a una superstrada, che è la mia vita”.
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