Le esperienze che si fanno all’estero possono tramutarsi in un bel ricordo, in un arricchimento della propria persona oppure in una finestra che rimarrà per sempre aperta e che ci darà la possibilità di affacciarci. Grazie ai numerosi contatti che popolano la mia pagina del social network più famoso del mondo ho potuto vivere in diretta la rivoluzione che ha interessato l’intero Brasile.
Una miriade di post e commenti mi sono passati davanti dal “Gigante risvegliato”, al “se ami il Brasile, non venire per la Coppa del mondo”, ancora “cambiamo rotta” o “riprendiamoci il futuro”. Quando l’elastico si tende troppo può capitare che si rompa, anche se si chiama Brasile, noto per essere un popolo poco ribelle.
I problemi di questo gigante economico sono davvero tantissimi, ma la sua rapida, continua crescita, in termini di PIL, non ha un feedback altrettanto positivo sotto l’aspetto sociale, sanitario, culturale. La classe dirigente attuale è ancora troppo viziata da una corruzione ormai da tutti riconosciuta.
Tra le tante persone che ho incontrato, c’è Leandro, un ragazzo fortemente appassionato di politica che crede e spera che il Brasile possa diventare ancora meglio di ciò che è. Ha voluto ripercorrere con noi i momenti più significativi di questa guerra del popolo.
Il mio nome è Leandro Jose, ho 22 anni, sono portoghese, sono uno studente di legge e abito in Brasile dal 1997.
All’inizio della settimana scorsa (10 giugno), sono iniziate una serie di manifestazioni che entreranno nella storia del Brasile. A San Paolo, un gruppo di giovani studenti con ideali tendenti a sinistra, ma senza un reale partito politico, chiamato Movimento Passe Livre (MPL), ha sostenuto una protesta in strada contro l’aumento di R$ 0,20 (8 centesimi di Euro) sul costo del biglietto [del trasporto pubblico, ndr]. Ci sono stati scontri con la polizia, atti vandalici su alcuni autobus e nelle stazioni metro. A Rio de Janeiro, con minore intensità, i fatti si sono ripetuti. E’ un momento particolare perché siamo a pochi giorni dall’inizio della Confederations Cup, con gli occhi del mondo concentrati sul nostro paese. Una festa del calcio sarebbe dovuta iniziare, ma la gente sentiva di essere tagliata fuori, per i prezzi inaccessibili.
I media tradizionali, i maggiori quotidiani, le riviste, i canali televisivi e le radio si sono schierati contro la protesta da subito, per via degli atti di vandalismo e teppismo. Dal popolo del web non è stato ben accolto, numerose catene su facebook interrogavano su questa doppia interpretazione: quando le proteste erano in Europa, come l’attuale in Turchia, i manifestanti erano “attivisti”, ora che sono qui in Brasile, vengono etichettati “facinorosi “. Perché questa differenza? Perché qui non possiamo andare fuori e mostrare che siamo infelici? Tra lunedì e giovedì, i media hanno mantenuto la loro posizione contro-manifestazione e internet rispondeva a tono. Intanto continuano le proteste a San Paolo con più violenza, mentre a Rio de Janeiro si organizzano le nuove ondate per il 13 giugno.
Mosso dallo spirito di questa manifestazione così spontanea e popolare, sospinta da un tema comune a tutti, la tariffa del trasporto pubblico, sono andato verso il centro della città dove ho trovato 10-15 mila persone (i giornali parlavano di 2000); tutti di vari movimenti sociali e partiti, ma senza pubblicità e senza bandiere, tutti uniti dalla stessa causa. E’ stato molto bello, soprattutto in prossimità della Avenida Rio Branco, sbocco principale della città. Qui in Brasile una situazione del genere non si verificava da 20 anni. Verso la fine, si sono intensificati gli scontri tra polizia e manifestanti.
A San Paolo, qualcosa inizia a cambiare. La repressione delle forze dell’ordine è stata molto forte, tanto che alcuni operatori dei media sono stati uccisi da proiettili di gomma ed i referti balistici evidenziano che la polizia ha agito prima degli attacchi vandalici dei manifestanti. Qualcuno dei media ha cambiato i toni e ha cominciato a sostenere le proteste. I numerosi video che circolano su internet sulla violenza esagerata della polizia contro i pacifisti, causa indignazione nel Brasile che ha accesso a fonti di comunicazione libere da manipolazioni. Ora le proteste si allargano su tante altre grandi città.
Sabato 15 giugno, ha avuto inizio la Confederation Cup. Attorno al nuovo e splendido stadio nazionale Mane Garrincha di Brasilia, le proteste si sono rafforzate, per un’altra questione: la spesa assurda per costruire questo stadio, sopratutto se paragonato al costo medio nel resto del mondo (un chiaro segno di corruzione tra governo e appaltatori). Le promesse non mantenute sui provvedimenti volti a migliorare la situazione nei dintorni delle aree ospitanti gli eventi sportivi, hanno accresciuto i malumori. Più la repressione è violenta maggiore è l’indignazione su internet e le proteste avanzano nelle principali città del Paese. All’interno dello stadio, durante la celebrazione di inizio, alla presidente Dilma Rousseff è stato impedito di fare il discorso, fischiato da quasi tutto lo stadio. Bisogna però tenere ben presente che, chi ha fischiato non è parte della protesta, ma l’elité che ha potuto permettersi il costo di 400 R$ di biglietto (lo stipendio medio in Brasile è di 1300 R$) e che da sempre è stata contro il governo Dilma.
Domenica hanno giocato Italia e Messico nello stadio Maracanà e fuori, le scene viste a Brasilia si ripetono. A questo punto gran parte dell’opinione pubblica è a favore della manifestazione, contro la repressione violenta e contro i politici (principali colpevoli di tutto ciò). Su internet ci si organizza per la gigantesca manifestazione del giorno seguente. Il giorno storico del 16 giugno. Faccio adesso un resoconto personale: sono arrivato in perfetto orario come da programma e già dall’uscita della metropolitana ho percepito una grande agitazione, la stazione era gremita di bandiere del paese e con manifestanti di tutte le classi, generi e posizioni politiche. Un oceano di persone raggiunge il centro di Rio de Janeiro. Gli obiettivi sono principalmente il Governatore e il Sindaco di Rio, rispettivamente Sérgio Cabral e Eduardo Paes, il PMDB, partito centrista alleato al governo federale del PT, e Rede Globo (mega-corporazione che monopolizza i media). E ‘stata una manifestazione bella e pacifica, durata 3 ore.
Poi arriva la notizia che il “Congresso Nazionale è stato preso d’assalto”, e tutti noi tremiamo. Ero fermo davanti all’Assemblea Legislativa di Rio, quando un gruppo anarchico ha iniziato ad appiccare incendi e tirare bombe in direzione del Palazzo Tiradentes (dove ha sede l’assemblea legislativa dello stato di Rio de Janeiro). La polizia rimane tranquilla per via delle critiche dei giorni precedenti, ma gli atti vandalici continuano, vengono tirate molotov e delle auto bruciate. Io mi allontano di corsa. Il resto della manifestazione rimane comunque pacifica. Le proteste hanno toccato tutti i temi, ma al centro rimane sempre il prezzo del biglietto.
Di ritorno a casa mi sono fermato davanti a un bar e ho visto in televisione una scena che passerà alla storia: a Brasilia, i manifestanti hanno preso il Congresso Nazionale (la sede legislativa dell’intero Brasile). La scena è molto simbolica. Il brasiliano, così accomodante per decenni, è clamorosamente sceso in piazza fregandosene del calcio. C’è qualcosa di diverso ora. Il paese è bloccato, tutte le principali città ospitano manifestazioni. I dati diffusi parlano di 230.000 persone , ma credo che solo a Rio ce n’erano il doppio. A San Paolo, il Palazzo Bandeirantes, sede del governatore Geraldo Alckmin del PSDB, opposizione del governo federale, è circondato e danneggiato con lui e la famiglia all’interno
Nello stesso momento, il principale canale televisivo brasiliano, trasmetteva, come se niente fosse, le telenovela – ritratto di indifferenza che i media tradizionali mostrano continuamente. Però è troppo tardi, grazie ad internet, gran parte della popolazione ha preso coscienza e le persone sono già in strada. La pressione sul governo è spaventosa, il paese parla solo di questo.
Martedì, crescono le manifestazioni a San Paolo ed in tutto il Brasile, raggiungendo adesso anche le piccole città. Un gruppo cerca di prendere la protesta indirizzandola verso i partiti di sinistra, ma invano, il movimento resta senza volto. L’ingresso del municipio è distrutto, una cabina della polizia e una macchina della TV bruciata. Migliaia di persone bloccano il centro del paese, e di notte il monumento FIFA sul viale principale di San Paolo viene bruciato.Ieri, mercoledì 19 giugno, il Brasile è entrato in campo per la seconda volta contro il Messico, a Fortaleza, ma a nessuno importava del calcio professionista, è stato tutto incredibilmente politico. Un sogno. Prima della partita migliaia di persone rompono il blocco della polizia e riempiono le strade intorno allo stadio Castelão. All’interno, l’inno è cantato a pieni polmoni e i cartelli di protesta sono sparsi per le gradinate. Il paese del calcio mondiale continua le sue manifestazioni in tutte le città e per tutte le ingiustizie e i soprusi ricevuti.
Durante la notte il governo ha ceduto alla pressione popolare e ha annunciato la riduzione di £ 0,20 a biglietto dell’autobus. Le richieste sono state accontentate, ma la protesta ha guadagnato un’altra dimensione. E’ stata questa una doppia vittoria anche per aver superato la nota attitudine brasiliana a non protestare, ma resta ancora molto da fare.
Questo pomeriggio ci sono ancora manifestazioni più marcate. Sarò lì per festeggiare e gioire perché la voce del popolo è stata finalmente ascoltata e per avanzare nuove richieste nel settore dei trasporti pubblici, gestito da aziende che ricevono denaro pubblico, non rivelano il loro bilancio economico e offrono un servizio molto scadente ad un tasso di R$ 2.75.
L’anno prossimo è l’anno della Coppa del Mondo e delle nuove elezioni quasi nello stesso periodo. Il voto sarà molto più consapevole dopo questi fatti, il brasiliano ha preso piacere per la politica e riscoperto la forza di far sentire la propria voce. Da troppo tempo la popolazione vantava una dimostrazione d’orgoglio e di carattere simile. Ciò che è accaduto lo scorso lunedì ha commosso e toccato tutte le generazioni.
Nonostante le motivazioni possano essere differenti, gli accadimenti dei giorni scorsi in Europa sono stati alleati della protesta brasiliana. Internet e non solo hanno mostrato e propagandato immagini e idee mai viste qui, ed i media tradizionali hanno perso terreno. Il governo già da tempo subisce le pressioni del popolo, scontento dell’operato. Il malcontento generale del Brasile è strettamente legato agli attuali partiti politici e le istituzioni, e porta in se la volontà di rinnovare l’attuale sistema politico di rappresentanza. La cosa sorprendente di questa rivoluzione è che tutto è avvenuto senza leader o partiti di governo.
La venuta di grandi eventi come la Coppa del Mondo e le Olimpiadi, ha una grande importanza in questo senso. Gli anni recenti hanno visto un aumento assurdo del costo della vita in tutte le grandi città, che però non si è tradotto in miglioramenti di qualità della vita. Abbiamo inoltre dimostrato che gli stadi possono essere una rampa di lancio per diffondere valori.
Ci auguriamo che questo sia l’inizio di un nuovo periodo della nostra storia, con una popolazione più attiva in politica e maggiormente consapevole.
(Grazie a Leandro, e alla traduzione di Naigel)