J. M., di 20 anni, è stato arrestato nelle prime ore di questa mattina dalla Polizia di Stato. Il marocchino è ritenuto coinvolto in attività di addestramento all'uso di armi e di esplosivi per finalità di terrorismo. L’uomo stava progettando un attentato alla sinagoga di Milano.
E' quanto hanno accertato nel corso delle indagini gli uomini della Digos dell'Antiterrorismo dopo aver intercettato un messaggio del giovane in cui parlava di una "missione jihad". A conferma delle intenzioni del marocchino, i poliziotti hanno trovato in documento salvato nel suo pc in cui era registrato un vero e proprio sopralluogo virtuale alla Sinagoga di via Guastalla a Milano.
L'uomo aveva annotato sul suo pc ogni dettaglio in vista di un attentato alla Sinagoga milanese: misure di sicurezza adottate, personale di polizia impiegato, blocchi eventuali e possibili vie di accesso.
Le indagini, rese particolarmente difficili dagli accorgimenti tecnici che lo straniero adottava grazie alle eccezionali conoscenze informatiche di cui era in possesso, hanno documentato, tra le altre cose, come J. M. avesse creato dei gruppi Facebook “segreti” in cui gli iscritti potevano condividere istruzioni sull'assemblaggio di ordigni esplosivi di circostanza (ricavabili da composti chimici reperibili in commercio) e sull'uso di armi.
Tra le regole imposte dal giovane jihadista marocchino per l'adesione a uno di questi gruppi Facebook vi era quella che imponeva: «nessun video su canti religiosi, solo armi ed esplosivi». Al momento non sono stati fermate altre persone ma gli investigatori non escludono che il giovane possa avere dei complici, anche all'estero. Indagini parallele a quelle dell'Antiterrorismo sono in corso in Inghilterra e negli Stati Uniti, dove si trovano soggetti che erano in contatto tramite internet con il marocchino.
In questo quadro, gli agenti della polizia di Londra hanno fermato una donna risultata in contatto con il giovane marocchino. L'operazione della Polizia dimostra «ancora una volta, come il cyberspazio sia l'ambiente privilegiato da estremisti e terroristi per il loro jihad tecnico», per la facilità, rilevano gli investigatori, «con cui essi possono stabilire interconnessioni virtuali e operare sentendosi tutelati da un sostanziale anonimato».
J. M., il giovane arrestato, «rappresenta il tipico prodotto delle martellanti campagne di propaganda e istigazione alla violenza condotte, sempre attraverso Internet, da Al Qaeda e da altre organizzazioni terroristiche: è una precisa strategia diretta soprattutto a suggestionare i giovani musulmani residenti in Occidente affinchè essi possano immedesimarsi nell'ideologia terroristica e poi, autonomamente e senza alcun contatto diretto con l'organizzazione, passare all'azione».
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