Nel pomeriggio di una calda estate, Ursula Salter torna sconvolta dal lago della tenuta scozzese dei suoi genitori e confessa di aver ucciso Michael, il suo nipote di diciannove anni.
Ma cosa è successo veramente? Non si trova nessun corpo e la storia di Ursula è piena di contraddizioni. Per proteggerla, la sua famiglia proverà a dare un’altra versione dei fatti, ma sarà una decisione che qualcuno rimpiangerà di aver dato.
La narrazione ruota intorno a Peattie, sede della famiglia Salter, una proprietà remota e isolata nelle Highlands scozzesi, una vecchia casa congelata nel tempo come un castello delle fiabe in cui regna un segreto triste, custodito da anni. Un pesante fardello familiare fatto di dolore, senso di colpa e inganni.
Ma che cosa succederà quando questo carico così opprimente diventerà troppo difficile da sopportare?
Bugie bianche è un romanzo d’esordio sorprendente, elegante e coinvolgente come pochi di questi tempi.
Un grande thriller psicologico, ma anche un intrigante labirinto di storie oscure e inquietanti che trasportano sinuosamente il lettore avanti e indietro nel tempo. Un’inconsueta narrazione in cui si colgono diversi echi di Gita al faro.
Andrea Gillies scrive con eleganza e garbo, evocando un vivo senso del luogo. Un talento davvero bruciante (come è stato anche definito), una voce narrante accorta e sensibile di notevole spessore.
Andrea Gillies è nata a York e ha lavorato come sceneggiatrice teatrale, pubblicitaria e come giornalista. Ha vissuto a lungo in una casa vittoriana nelle Highlands scozzesi con i figli e prendendosi cura della suocera, affetta da una grave forma di demenza senile; un periodo documentato in un memoir, Keeper, che l’ha resa celebre e le è valso il Wellcome Trust Book Prize nel 2009 e l’Orwell Book Prize nel 2010.
Andrea Gillies, Bugie bianche, traduzione di Massimo Ortelio, I narratori delle Tavole, Neri Pozza, 2013.