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C’è dell’astice nei miei confronti. Progetti antidepressivi.

Da Unarosaverde

Partendo dal presupposto che zoppicare dolorosamente a casa mia equivalga allo zoppicare dolorosamente  nelle città d’arte italiane o nelle lande straniere, ho pensato che fosse meglio, sotto un aspetto prettamente psicologico, lasciare inalterata anche per quest’anno l’abitudine alle escursioni, confidando nel fatto che possano essere d’aiuto a tener alto il morale durante la terapia riabilitativa.

Già prima della fine del 2012 mi ero organizzata una settimana in terra olandese nel periodo primaverile del tripudio dei tulipani ma il pensiero di questa evasione non è stato sufficiente a compensare lo scoramento – e l’incazzatura – scaturito dalle ultime vicende cartilaginee.  Negli ultimi quindici giorni, perciò, ho ritenuto doveroso abbandonarmi allo shopping compulsivo di biglietti dei mezzi di trasporto.

Così, in un batter di ciglia, ho aderito ad una visita guidata approfondita a Santa Giulia, prezioso bene bresciano che non mi stanco mai di esplorare, da compiersi un sabato marzolino, con l’intento di imparare qualcosa e di essere in grado, quando ci porto qualche amico in visita, di dire qualcosa di meno ovvio di “questo è un affresco”; ho comprato un’andata/ritorno in treno a tariffa super-scontata in quel di Padova, per maggio, con il duplice obiettivo di visitare la mostra su Pietro Bembo e la panetteria Vecchiato per fare scorta di crema di cioccolato e nocciole. Ho di seguito acchiappato un sedile d’aereo per un trasferimento lampo a Londra ad inizio giugno, per rivedere la parte di città già nota e per fare la conoscenza di un altro suo angolo (nella fattispecie o i Kew Gardens o Greenwich, a seconda dell’umore del momento e delle condizioni atmosferiche).

A queste so già che si aggiungeranno due o tre altre gitarelle fuori porta – c’è in trattativa un battello su un fiume per scorci palladiani, un ristorante mantovano o veneto per sbafare tortelli, la ben nota spiaggia marchigiana per un fine settimana lungo, un posticino a Fidenza per un’altra faccenda gastronomica a base di gnocco fritto e salumi.

Rassicurata da questo primo semestre in cui ho definito siffatte certezze, intervallate da qualche altra puntatina lavorativa in terra spagnola, ieri sera ho concluso, dopo un paio di mesi di indagini, di mezzi pensieri di andiamo-nonandiamo, di quattro conti per valutare l’impatto sulle mie finanze, l’acquisto dei biglietti per un viaggio di ben altro spessore, anzi per IL VIAGGIO dell’anno, quello lungo due settimane e dedicato ad un posto fuori dai confini europei.

Nella seconda metà di agosto, se tutto va bene, farò la conoscenza delle città del Quebec, dei suoi parchi e del fiume San Lorenzo dopodiché, con un rapido volo interno, trasferirò le mie dolenti membra sulla costa orientale che pullula di fari, conifere e spiagge. Non dico che questo è il vero motivo del viaggio anche se poco ci manca ma avrei in programma una visita kitsch, una cosa che non è affatto da persone mature, un progetto che mi ronza in testa da quando avevo otto anni insomma…ecco… io vorrei…vorrei…aspettate che scaccio la vergogna e ve lo scrivo…io andrei proprio volentieri a vedere, potendo, riuscendoci…………Green Gables.

Si dai che lo sapete cosa è Green Gables: fate appello ai vostri ricordi d’infanzia, ai cartoni animati, ai libri di Lucy Maud Montgomery…il Tetto Verde è la casa di Anna dai Capelli Rossi, Prince Edward Island, terra di bianche dune e boschi incantati e spiriti affini. Prometto che non comprerò una parrucca con le trecce tizianesche.

Il Canada, oltre a pullulare di fari, conifere e spiagge, pullula pure di salmoni, pesce e crostacei. Già pregusto banchetti mentre la mia compagna di viaggio, che ha l’unico perdonabile difetto di non mangiare fauna ittica, si prepara a quindici giorni di sofferenza. Speriamo che, alla fine,  non nutra dell’astice nei miei confronti.

 

Grazie a Valeria Marini, alias Caterina Guzzanti, per la demenziale indimenticabile battuta sull’astice.


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