C'è qualcosa di sinistro, nel "sinistro" della Concordia. Il tentativo, tutto italiano, di trasformare ex-post in una "Grande Storia di Eroismo ed Efficienza" un disastro causato da dabbenaggine, incapacità, superficialità, connivenze fra società di crociere e Capitanerie (che sapevano, da sempre), mancato rispetto delle regole, spacconaggine cretina, puttane in quadrato di comando, vigliaccheria di comandanti, interventi fuori tempo massimo di autorità marittime a tutti i livelli, che sapevano da anni di questa scemenza degli "inchini".
A disastro avvenuto, e solo allora, la Capitaneria di Livorno si accorge che al Giglio, da anni, le navi da Crociera "facevano l'inchino". E le operazioni di messa in sicurezza, di raddrizzamento, di rimorchio del rottame a Genova, vengono usate strumentalmente da cani e porci per esaltare l'efficienza del "Sistema Italia". E giù a sproloquiare di "Grande Recupero d'Immagine" dell'Italia", come se alla costruzione di immagine non grande dell'Italia non abbiano contribuito - in termini cronologici e casuali, e in negativo - in primo luogo il fatto che ciò sia potuto accadere, e in secondo luogo che le prime ore dei soccorsi siano state caratterizzate da confusione, vigliaccheria, impreparazione, assenza e/o non funzionamento di piani d'emergenza. E oggi i tanti supertiti spesso possono ringraziare, per il fatto di essere ancora in vita, eroismi individuali, generosità di soccorritori e popolazione del Giglio, fortune e coincidenze individuali.
Oggi la politica sfila in passerella, a straparlare della "Grande Professionalità Che l'Italia Mostra al Mondo". Davvero?
Nick Sloane
Project leader delle operazioni è stato tale Nick Sloane, che onora il Sud Africa, e non l'Italia. Certo, Nick ha riconosciuto il grande contributo dato dagli ingegneri italiani e dalle maestranze italiane (e non solo) al successo dell'impresa. Ma è Sloane che si occupa di disastri navali da 27 anni, e che in primis, visto che è di moda, in questa difficile operazione "ci ha messo la faccia". La sua, non quella di Gabrielli o di Renzi
Gabrielli, capo della Protezione Civile, è un laureato in giurisprudenza, con esperienza alla Digos. Brava persona, ma difficile che sappia distinguere la prua dalla poppa di una imbarcazione. Ha fatto meglio di Bertolaso, al quale è succeduto, ma fare peggio di Bertolaso sarebbe stata opera titanica. A lui il merito di aver contribuito alla decisione di mettere a capo delle operazioni un sudafricano che "se ne intende", piuttosto che un renziano o un berlusconiano. E giacchè ci siamo: cosa è andato a fare Renzi a Genova? Non aveva responsabilità nel disastro, così come a lui non va alcun merito nelle operazioni di recupero, decise, definite, iniziate in gran parte da altri governi. Pietoso il carosello genovese di Renzi. #renzistairilassato
Pensavo di essere il solo a vedere nella brutta storia della Concordia più aspetti devastanti per la "Grande Immagine dell'Italia nel Mondo", che non aspetti positivi e rigeneratori. Ora scopro che le mie stesse sensazioni le ha avute Francesco Merlo, di cui pubblico il post.
Tafanus
Lo smaltimento della vergogna - Gli accattoni e la carcassa della Concordia (Fonte: Francesco Merlo)
Non si era mai vista una vergogna trasformata in fierezza nazionale. La carcassa del Comando Marinaro Italiano è stata esibita come una bandiera. E il colore della ruggine e i residui d’olio esausto erano spacciati per polvere di stelle nel bel mezzogiorno genovese di ieri quando l’Italia si è inchinata – il contrappasso dell’inchino! – dinanzi alla rovina della sua secolare Storia Navale. Lo smantellamento della carcassa ,che da sempre è la forma di sopravvivenza degli accattoni di tutto il mondo, frutterà infatti al consorzio Saipem e San Giorgio del Porto 100 milioni di euro, 2 mila lavoratori per 22 mesi di divoramento: soldi, soldi, soldi, i maledetti soldi della disgrazia; le estreme, illusorie fortune della sventura.
Ecco perché non sembrava, quella del presidente del consiglio Matteo Renzi sul molo di Genova, la visita allo scheletro di una nazione, ma aveva invece il tono della passeggiata allegra, dell’autopromozione: l’industria, la scuola, l’ingegneria italiana… E sempre dicendo di non voler fare passerella, Renzi finiva col farla. E va bene che queste sono le comprensibili leggi della politica-spettacolo, ma qui la rottamazione non è più metafora. Sempre premettendo che “non è un giorno lieto e nessuno mette le bandiere per festeggiare ”, l’evidente gioia di Renzi era fuori luogo, e le pacche sulle spalle, gli abbracci, i sorrisoni e gli scherzi ,”ragazzi, siete peggio che in Parlamento”, erano quelli delle Grandi Opere, ma da costruire e non da demolire; delle Industrie che nascono e non di quelle che muoiono, dell’inizio e non della la fine (anche) di una retorica.
E mentre il ministro Galletti patriotticamente diceva che “i francesi dovrebbero imparare a fidarsi un po’ di più di noi italiani” e Franco Gabrielli finalmente esultava, “basta scaramanzia, la missione è compiuta” , lento si riproduceva nell’aria di questa estate, che ha il passo leggero della tramontana, la malinconica ‘musica ambient’ dell’arcitalianissimo dialogo tra i comandati Gregorio De Falco e Francesco Schettino, che furono chitarra e voce nella notte senza fine. E quel “torni a bordo cazzo”, ormai più identitario di Fratelli d’Italia, del Va pensiero e di Volare, riemergeva invincibile dal naufragio dei cronisti televisivi: “ci siamo quasi, ci siamo quasi,… la Costa Concordia abbraccia le colline della Lanterna “. Era davvero imbarazzante l’ interminabile vaniloquio di circostanza che di solito la Rai e le nostre Tv riservano alle incoronazioni e alle elezioni dei capo di Stato: “I delfini stanno accompagnando la nave sino al porto. Tutti stanno seguendo l’epopea della Costa. E’ un’immagine magnifica e terrificante insieme”
(...brutta malattia, la retorica patriottarda... No, in quelle immagini "magnifiche e terrificanti" per me c'è solo l'aspetto imbarazzante. Il ricordo di ciò che sembrava impossibile e che invece è accaduto. E non parlo del recupero, ma del "fatto" che al recupero ci ha costretti. NdR)
Diciamo la verità: non c’è italiano per bene che ieri non abbia sofferto nel vedere che nel porto della superba Genova lo stupido fallimento di un popolo di navigatori veniva esibito come un moderno Rinascimento. Mai eravamo arrivati a celebrare come vita nuova la mummia della gloriosa Industria Italiana delle grandi navi, autoaffondata in una pozza a pochi metri dalla riva dell’Isola del Giglio ed ora imbavagliata e tenuta in equilibrio da cassoni- stampelle e incatenata, come una bestia in cattività, a dei cavi guinzaglio. Magari si potessero cancellare i 32 morti, e davvero smaltire la vergogna, cannibalizzarla e risputarla sotto forma di orgoglio nazionale.
Dunque dispiace dirlo, ma il capo della protezione civile, le autorità portuali, sindaci, governatori e ministri, sino appunto al presidente del consiglio, al di là delle buone intenzioni, annunziando lo smantellamento della vergogna come nuova risorsa nazionale ed elevando l’antica voracità dei ferrivecchi a via di sviluppo di una paese in decadenza, somigliavano alla famiglia Ciraulo, affamati divoratori di navi dismesse che nel porto di Palermo agli ordini di Toni Servillo nel ruolo di papà Nicola, ( LSU,ovviamente: Lavoratore Socialmente Utile) arraffavano un manometro, si contendevano un timone, smontavano un boccaporto e si portavano a casa la ‘biscaggina’, la scaletta che Schettino non risalì mai.
Ed è facile immaginare fisicamente queste mosche del rottame anche senza avere visto il bel film di Daniele Ciprì (‘E’ stato il figlio ’). Sono infatti i nipotini degli smantellatori raccontati da Lewis in ‘Napoli 44’, gli stessi accattoni cha a Genova ieri hanno affittato terrazzini e balconi , “solo a telecamere” stava scritto a pennarello blu su carta a quadretti come nei menù estivi improvvisati dei bagnini abusivi. Davvero un topos dell’economia dello smaltimento di cui vivono, in tutto il mondo, i parassiti del residuo, i divoratori di carcami dell’India più povera che incredibilmente sembrano ispirare le foto del balletto dei nostri tecnici attorno al cimitero della Costa: ‘operai di salvataggio’ li chiamano, e alcuni sono olandesi, ma è italiano quel macho che si è fatto fotografare mentre piega sul proprio super bicipite un modellino della Concordia. Internet è piena di foto di questi salvatori che stappano birra Moretti e si spruzzano l’un l’altro, festeggiano, saltano, si abbracciano e si fanno i selfie.
E augurandosi che Genova diventi il porto della demolizione d’Europa il presidente della Regione Burlando sembrava non sapere che il capitalismo internazionale ha espulso dalle sue attività civili la distruzione di questi cadaveri ferrosi perché troppo costosa e pericolosa. E oggi la trasformazione e lo smaltimento di più di 700 navi all’anno avvengono nel Terzo Mondo e “a mani nude” in Pakistan, Bangladesh e soprattutto in India, nello stato di Guyarat, su una spiaggia che una volta era incontaminata e che si chiama Alnag dove 40mila operai ridotti alla fame per due dollari l’ora si arrampicano e smembrano quelle ‘città fantasma’ con i ventri squarciati, e sono tagliatori, maneggiatori di fiamma ossidrica, arrampicatori, un folla visiva che, ha raccontato William Langewiesche (‘Il terrore del mare’, Adelphi 2005.) solo a poco a poco prende senso, tra cavi infiammabili, pareti sottili … e le preziosissime campane di bordo riciclate nei templi indù. Ed è tutto un cigolare, uno scricchiolare, uno sbattere di acciaio sul legno che, anche ieri sul molo di Genova, era già rumore di fondo, la musica del nostro declino, della nave che, divorata, via via sparisce.
Francesco Merlo
Costa Concordia, chi è Nick Sloane: l’uomo che ha guidato le operazioni (Fonte: Beppe Caridi)
Nicholas Sloane, l’uomo che ha raccolto la sfida di ruotare la Costa Concordia e di riportarla a Genova, ha una lunga esperienza nel settore: ha lavorato oltre 27 anni nel recupero in mare e offshore nel settore petrolifero, occupandosi del salvataggio e della rimozione di relitti in tutto il mondo. Nel corso della sua carriera, Sloane è intervenuto, nel ruolo di Salvage Master, in numerose grandi operazioni di recupero tra Pakistan, Arabia Saudita,Yemen, Emirati Arabi, Stati Uniti, Australia, Papua Nuova Guinea, Brasile, Messico, Africa e Hong Kong. E’ anche uno abituato a stare sotto i riflettori e in molti casi è stato esposto a un’intensa pressione politica, ambientale e pubblica, come in occasione degli interventi su AD-19, Tasman Spirit, Jolly Rubino, IkanTanda, Treasure, Sealand Express, CP Valour e Kota Kado. Nel 2011 si è occupato della petroliera Brillante Virtuoso, attaccata e incendiata dai pirati al largo di Aden, per passare successivamente al recupero della piattaforma petrolifera Jupiter-1 di fronte alle coste messicane. Nel 2012 si è occupato del naufragio della portacontainer Rena davanti alla Nuova Zelanda, per iniziare subito dopo la collaborazione con il team di recupero della Costa Concordia. Attualmente Sloane vive a Somerset West, Città del Capo, con la moglie Sandra e i tre figli.
Comandante Schettino, è qui la festa?
... e mentre la Concordia (quella che una volta è stata una nave) affronta l'ultimo viaggio, non già come nave, ma come pontone inanimato, trascinato da anonimi e silenziosi piloti di rimorchiatori-pulce, il responsabile primo di questa tragedia si diverte a Ischia, ad una festa di sedicenti VIP, in puro stile "cafonal". All white. Anonimo "generone" che non si vergogna nell'atto di invitare Schettino. Schettino che non si vergogna ad esserci, giulivo, mentre mentre la carcassa della nave che ha ucciso compie il viaggio verso il cimitero. Tafanus
Cafonal Due - Matteo Renzi
Il "Quarto Stato" di "Monnezza da Volpedo"