Chicago, la Neapolitan Subway
C'era una volta in America Scena: La polizza del cazzo http://www.youtube.com/watch?v=Gk4spHkGeFA&feature=related
Chicago negli anni ’30 era davvero un posto difficile in cui vivere. Le guerre, a colpi di mitra tra bande di gangster, erano all’ordine del giorno. La lotta per il predominio nel mercato dell’alcol, da vendere clandestinamente, mieteva vittime nei bassifondi della città.
Il proibizionismo non solo non aveva eliminato il whisky, ma anzi aveva trasformato Chicago, come le altre città americane, in terribili covi di malavita. La città era tutta un fermento, un via vai di auto che si muovevano fumanti sotto le arcate della sopraelevata.La metropolitana di Chicago, per buona parte del suo tortuoso percorso, scorreva su un lunghissimo ponte fatto di travi d’acciaio che sovrastava le principali arterie cittadine. La metro, in fondo, costituiva il vero collante di una città torbida. La Neapolitan Subway, così si chiamava la metropolitana di Chicago, era stata fondata da un emigrante napoletano, Mr. Genny Gennaro, che partito poverissimo dalla sua città alla fine dell’ottocento, aveva fatto
fortuna importando pomodori e pasta dall’Italia, da vendere ai suoi nostalgici connazionali. Diventato ricco e potente, anche grazie alla complicità del corrotto mondo politico di quegli anni caotici, Mr. Gennaro comprese che doveva diversificare il suo business e mise su
una compagnia per trasportare, con piccoli treni a vapore, gli operai dai quartieri poveri verso le prime grandi fabbriche che cominciavano a nascere nella periferia di Chicago.
Mr. Gennaro aveva sempre preferito assumere, e mettere nei posti di comando, dei suoi compatrioti, anzi preferibilmente dovevano essere napoletani. Così, dentro e fuori la sua azienda, la Chicago Subway era diventata presto la Neapolitan Subway. E come cresceva la città, così cresceva la rete della metropolitana. Era così necessario costruire in fretta nuovi tratti di strada ferrata che l’unico sistema valido era costruirli in sopraelevata. Orrendo scempio alla bellezza architettonica ed urbanistica della città sul Lago Michigan, ma grande
occasione di sviluppo per la città e, soprattutto, grande attrattore affaristico per tutti i peggiori malviventi che la popolavano. Attorno alla metro si muoveva, come un branco di iene impazzite, a causa del profumo del denaro, un gruppo di piccoli gangster italo-americani. Piccoli sfruttatori che, nell’ombra, vivevano del “grasso” che la subway produceva.
Dopo decenni di grande espansione e florida agiatezza, negli anni ’30 la Neapolitan Subway stava attraversando un momento di pericolosa difficoltà finanziaria. La città non si espandeva più e, soprattutto, gli operai delle fabbriche, avendo raggiunto un certo benessere economico, disponevano un po’ tutti della propria Ford T e, quindi, le entrate della subway diventavano sempre più scarseggianti. Tanto che, ad un certo punto, lo Governo Federale aveva deciso di intervenire con un finanziamento pubblico di 200 milioni di dollari per evitare il tracollo finanziario. Era manna dal cielo per le esauste casse della
Neapolitan Subway. Forse con quei soldi il salvataggio non era più operazione impossibile. Ma quei 200 milioni facevano gola anche alle affamatissime iene che schiumavano saliva da diversi anni. Le iene erano decise a lottare fino all’ultima goccia di sangue per conquistarsi la propria fetta di quella torta milionaria.
Tra l’altro, astutamente Mr. Gennaro e i suoi consiglieri d’amministrazione avevano opportunamente creato un clima di tensione provocando la reazione dei turbolenti macchinisti della subway per ottenere rapidamente i fondi federali.
Attorno alla subway si era sviluppato, nel corso degli anni, il quartiere più malfamato della città, covo di tutti gli alcolizzati,attirati da donnine facili che si offrivano al miglior offerente in piccoli locali notturni, bui e fetidi. In uno di quei sordidi postacci, nascosto da un’apparentemente innocua latteria che fungeva da copertura, ogni sera si apriva un mondo dissoluto in cui emergeva MaBelle, la regina della notte di Chicago. La bionda Mabelle era una miscela mostruosa. Il suo volto era una tragica maschera di vecchia maitresse disinibita, sfatta dagli anni. Ma era anche una temibile manipolatrice di uomini senza spina dorsale. In ogni affare losco, potevi esser certo, c’era il suo fetido zampino. Era capace di vendersi al miglior offerente, apparente vittima della loro lussuria. Ma allo stesso tempo, stupiva per la sua capacità di ordire trame complesse che la vedevano insospettabile anello di congiunzione tra gli italo-americani dirigenti della Subway e le iene, anch’esse italo-americane, che stazionavano perennemente nel suo locale, in attesa di una torta da spartire.
La iena più affamata e senza scrupoli del branco era Mr. Calvo, soprannominato dai amici napoletani O’ Geometra, a causa del titolo di studio che aveva preso in una pulciosa scuola serale, durante i suoi primi anni americani. Lui, per la verità, non era proprio napoletano.
Pare, infatti, che venisse da uno di quei paesini alle falde del Vesuvio, che nei primi anni del ‘900 erano caratterizzati da una fame nera. Era partito dall’Italia che aveva letteralmente le pezze al culo, ma ora sfoggiava una stupenda auto di lusso, una di quelle con il simbolo con i quattro cerchi incrociati. Era lui che faceva il bello ed il cattivo tempo nella subway, di lui tutti si fidavano e lui era molto generoso con tutti quelli che a lui si affidavano.
Mr. Calvo era l’unico a conoscere ogni dettaglio della vita privata di MaBelle. Anche la perfida e gelida Mabelle, infatti, aveva un segreto che custodiva gelosamente. Solo Mr. Calvo sapeva che MaBelle aveva una famiglia: un vecchio marito gravemente infermo ed un figlio maschio che, però, nessuno aveva mai visto a Chicago. Mabelle la perfida aveva
trascorso la maggior parte della sua vita nei bagordi del quartiere malfamato nei dintorni della Terminal Station della Neapolitan Subway. Ma ogni tanto, nei giorni di festa soprattutto, faceva visita a quella famiglia che restava pur sempre il suo unico legame con la normalità. E Mr. Calvo con il tempo, nonostante lui e MaBelle fossero amanti, era
diventato un intimo e caloroso “amico di famiglia”. Anzi, si poteva ben dire che il duro affarista era il miglior amico del vecchio ed imbelle marito di MaBelle. D’altronde, Mabelle si sacrificava per dare agiatezza alla propria famiglia. Anche le peggiori nefandezze, le più
brucianti atrocità, in fondo, possono essere compiute per un obiettivo che ci emancipa dalle abiette scelte, che la vita spesso ci impone. E anche MaBelle, a suo modo, si immolava quotidianamente nel nome di quell’obiettivo superiore…
In affari, però, i due teneri amanti erano spietati. Si muovevano con agilissima disinvoltura fra cavilli e regole che, anche la sgangherata Neapolitan Subway, doveva rispettare. Ma loro due sapevano sempre come raggirare un vincolo, come compilare un capitolato, come far fuori un concorrente, come lucrare su ogni piccola commessa. E quei 200 milioni piovuti dal cielo erano una tentazione troppo forte per resistervi. Si trattava di far passare per buone situazioni a dir poco improponibili, ma i debiti accumulati negli anni non potevano essere sottoposti ad un’osservazione dettagliata. Si doveva provare a distrarre il Commissario Vox che era stato spedito da Washington per verificare che tutto fosse in ordine…
(to be continued…)
C'era una volta in America (Scena: Sono andato a letto presto) http://www.youtube.com/watch?v=7nUPRqwQPHw
Ciro Pastore - Il Signore degli Agnelli