Magazine Maternità
Le avevo comprate in occasione del matrimonio di un'amica, che per me se no comprare scarpe è un'eventualità rarissima. Visto che non sono proprio il tipo che per uscire la sera si mette in tiro, e tanto meno il pomeriggio o la mattina, ecco, una via di mezzo tra le mia ciavattacce fricchettone e un paio di scarpe da donna "decenti", anche se non proprio da cerimonia, carine, comode soprattutto, che potrò mettere anche dopo, magari.
E invece, chi le ha messe più?
Beh, malgrado l'utilizzo quasi nullo, quando vado a tirarle fuori dalla scatola (quest'anno sono un po' a corto di scarpe estive, meglio dar fondo a tutte le mie risorse), ecco come le ho trovate:
Non so che dire: la similpelle si è scrostata, manco ci avessi scalato il K2.
Vedi che accade a comprare scarpe da 15 €?
Ma soprattutto: che senso ha riempirsi casa di roba che non uso, destinata a finire nella spazzatura? Perchè è lì che sono finite, per direttissima, dopo aver recuperato il grazioso fiorellino, che però credo che butterò, non sapendo come riutilizzarlo, e perché il materiale è davvero pessimo.
Del resto: è la stessa fine fatta dal matrimonio per cui furono acquistate... A puttane dopo poco più di due anni. E allora, che senso ha: le partecipazioni, gli invitati, il pranzo con sei portate sul lago a Castel Gandolfo, la cerimonia in chiesa, il prete barbuto che sembrava Fra' Tuck, il "finchè morte non ci separi", l'abito (bianco, per carità), la lista di nozze e i regali (mi costò caro, quel matrimonio! per forza poi ho dovuto risparmiare sulle scarpe), il lancio del bouquet, così, tanto per fare un po' Holliwood, le foto... valanghe di foto, interi book fotografici, ore spese ad aspettare l'arrivo degli sposi che "sono impegnati col fotografo", per rendere immortale una giornata che poi, tempo due anni o poco più, non sai cosa daresti per depennare dalla tua memoria? Non io, ovviamente, che al massimo ci ho guadagnato un po' di pesantezza di stomaco il giorno dopo, abboffata come mi ero al bouffet (che sia chiama così apposta in fondo), mentre si aspettava l'arrivo degli sposi impegnati col fotografo per iniziare finalmente... a mangiare!
E vabbé che ci ho una sorta di allergia ai matrimoni, e in generale per tutte quelle cerimonie che richiedono un tempo di permanenza ad una tavola imbandita di pietanze per più di due ore, ma non è di questo che volevo parlare.
Riflettevo invece sul fatto che la gente prende decisioni e impegni, fa promesse che dovrebbero vincolare "per tutta la vita", quando in realtà non siamo nemmeno padroni di stabilire se domani avremo voglia di mangiare carne oppure pesce, di strafogarci o di digiunare (sempre per restare in tema di cibo).
Non voglio giudicare le scelte personali altrui, mi domando solo se siamo realmente padroni come crediamo di prendere impegni per il nostro futuro.
Io ammiro in un certo senso chi ha la lucidità e una consapevolezza di sé e di ciò che vuole tale da portarlo a pronunciare il fatidico sì: vi stimo, fratelli e sorelle, ma...
Com'è che tutta questa convinzione e consapevolezza viene magicamente meno nel volger di qualche anno, soppiantata dall'altrettanto lucida e incrollabile nuova consapevolezza che non aspetteremo che arrivi Morte a separarci?
Le scarpe si consumano con l'usura, alcune si autodistruggono come i messaggi dell'ispettore Gadget, senza nemmeno passare per l'usura.
Così forse funziona anche per i matrimoni? Alcuni resistono al vento e alla bufera fischiante, e pur rappezzati in più punti, bisogna che vadano. Altri si logorano con una sfiancante, usurante consuetudine di coppia, altri ancora "PUF"! Svaniscono in poco tempo come non fossero mai esistiti. Sono l'equivalente delle ballerine in similpelle della Suster, per capirci.
Non metto in dubbio le serie intenzioni di chi compie il grande passo, convinto davvero di poter prendere una decisione che duri per tutta la durata della sua esistenza. Magari uno lì per lì ci crede pure. Ma allora come hai fatto a maturare una fiducia così incrollabile in qualcosa che invece, dopo poco si è rivelato essere un clamoroso errore? Su quali basi hai costruito questa convinzione?
E' perchè, miei cari, le cose cambiano, le scarpe si rompono, le persone non sono sempre le stesse, le esperienze ci mutano profondamente, le abitudini si avvicendano, e tutto scorre, diceva Eraclito più di due millenni e mezzo fa. Niente di nuovo Suster. Diccene un'altra.
E va bene, vi dico questa. Io non mi sento di fare una promessa che vincoli non solo me, ma anche un'infinità di altre persone. E quelle persone sono le me future, che non posso sapere sin da ora cosa desidereranno, cosa penseranno, tanto meno cosa proveranno.
Prometto di amarti e rispettarti.
Ma come si può, permettetemi, promettere di "amare" qualcuno? Se a un certo punto non ti amo più, non ti amo più e basta, promessa o non promessa. Non scherziamo.
Anche l'amore si logora, evolve, o si volge altrove.
Anche tu, come me, sei soggetto alla legge del tutto scorre: chi mi dice che come sarai domani mi piacerai sempre?
L'amore va oltre, mi dite. Ma caspiterina: parlamm' e 'un ce capimm'?
Io ti posso amare a condizione che le condizioni rimangano tali. Quando mi accorgerò di non amarti più, come posso costringermi ad amarti?
Vi dirò di più: non solo io non sono sicura di come sarò, cosa vorrò, etc etc, domani, ma non sono sicura nemmeno dell'oggi!
Non sono sicura nè di quello che so (so di non sapere, quanto meno), nè di ciò che penso, nè tanto meno di ciò che sento. Sono sicura di non essere sicura, per dirne una mia. Un giorno è nella polvere, un altro è sull'altare.
Ti amo? Boh!
Sono disposta a stare con te, per adesso, vediamo come va. Dite che è, nell'ordine: immaturità? Sommo egoismo? Paura di mettersi in gioco? Rifiuto della responsabilità?
Ma chi lo dice che non possiamo continuare così per tutta la vita, magari, senza farci promesse che non è in nostro potere mantenere? Perchè condannarsi a una vita di infelicità accanto a una persona che ci si accorge di non amare più, magari solo perchè siamo cambiati. Troppo.
Prometto solennemente di non mangaire questa torta, anche se dovessi morire di fame qui stesso. Lo dico ora, che ho appena finito di pranzare e solo l'idea di un cucchiaino di panna montata e marzapane mi nausea (continuo con le metafore mangerecce, eh!). Domani o dopodomani, con i crampi della fame e la dispensa inspiegabilmente vuota, mi chiederò perchè lasciare quella panna montata a irrancidire. Non ha senso.
Non tutte le promesse si mantengono. Quelle che si mantengono, a volte, è solo perchè non si è verificata nessuna eventualità che abbia impedito l'adempimento della stessa.
No, scusatemi, ma tutta questa storia non fa per me. Io sto bene anche così.
Non sento il bisogno di ricevere da qualcuno la solenne promessa che mi amerà per tutta la vita, nella salute e nella malattia (ma come fai a saperlo?). Sono grata per la sua scelta di amarmi così, come sono ora, e continuo a oscillare tra: "Amore, guarda che bella stellina è nata dalla nostra unione" e "Ma vaffanculo, finiscila di fare lo stronzo, tanto mica ci stai te in piedi tutta la notte con questa rompipalle che non dorme, e ti lamenti pure! Padre di merda che sei!"
Ecco, non saprei se si può chiamare "ammore" quando tireresti volentieri il collo all'altra persona se solo fosse una gallina (e desideri fortemente che si trasformi magicamente in gallina per potergli tirare il collo senza conseguenze penali per te).
Ma giacchè si parla di caducità di tutto, vi mostrerò la fine che hanno fatto i miei quindecennali occhiali:
Made in Pupa, ovviamente.
Non l'avevo presa male, questa rottura all'inizio... non prima di rendermi conto di quanto indispensabile fosse per me questo accessorio, che proprio in quanto tale, non può certo nel mio caso definirsi accessorio.
Ecco: scrivo al computer indossando le lenti a contatto, vado a dormire con il mal di testa che si irradia dai bulbi oculari al resto del cranio. Provo a indossarli anche con una sola stanghetta e dopo mezz'ora di lettura devastante smetto col mal di mare.
Senza non ci vedo una ceppa, ed è il caso che questa constatazione mi faccia prendere atto anche di un'altra importante verità: ha avuto inizio inesorabilmente il mio declino fisico. Pur non trovandomi ancora nel mezzo del cammin di mia vita, dantescamente inteso, la genitorialità ha accelerato in maniera esponenziale questo processo, e mi ritrovo ancora a strappare due fili argentati che vedo spuntar nello specchio dalla mia chioma leonina con grande disappunto.
Beh, che c'è? Che è: non lo sapevi che prima o poi ci saresti arrivata anche te? Cos'è, credevi di essere immune?
Non mi ero resa nemmeno conto di essere diventata adulta, ma va bene, per carità. Anche alzarmi dal letto con la schiena a pezzi e scovare sulle mie caviglie violacee venuzze emergenti. C'est la vie!
La vecchiaia non fa che confermare la legge di cui sopra. Caducità.
Sebbene pare che tutti i conservanti da noi igurgitati nel corso della vita conservino intatte le nostre salme nelle tombe, non preservano, ahinoi, la funzionalità della materia di cui siamo fatti. Che se no vagonate di merendine ogni giorno!
Tornando ai miei occhiali: era ora che ne comprassi un altro paio. Certo questo, economicamente parlando, non era proprio il momento adatto a una tale presa di coscienza, ma il fatto che io li avessi comprati assieme a mio padre, anni e anni fa, ne faceva un feticcio pesante da sbolognare, malgrado la ragnatela di graffi sulle lenti mi impedisse una visuale perfettamente nitida (all'ombra), me la impedisse completamente al sole.
Perchè mai sentiamo l'esigenza di conservare ossessivamente gli oggetti che colleghiamo a un particolare episodio/persona/periodo? Forse che con la loro presenza quegli oggetti ci rendono quella persona più vicina, o più vivido il ricordo del tempo andato, rinnovano in noi l'emozione di quei momenti? Un oggetto non è sempre e solo un oggetto? Un ricordo non rimane comunque un bel ricordo, anche senza la materialità dell'oggetto che lo rappresenta?
Il passato ci sfugge e tentiamo di portarne con noi un pezzettino, il futuro ci spaventa e ci illudiamo di poterlo imbrigliare con promesse... e il presente? Il presente è un attimo e presto scompare.
Niente di originale, tutto già detto... cogli l'attimo...carpe diem...
Il presente è nella multiforme varietà di coloro che ci sono intorno. E' un magma confuso in cui orientarci non è facile... Alla luce di un passato, in vista di un futuro, con le scarpe giuste e gli occhiali buoni, per chi, come me, non ci vede troppo bene.
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