Sono albanesi, romeni, argentini , spesso parlano un italiano perfetto . Sono i 2700 lavoratori che lavorano per le aziende italiane , si trovano in prevalenza nell’Est Europeo , ma anche in Sudamerica e in Tunisia , ed entro il 2011 assicura la Slc-Cgil, diventeranno 4000.
Il perché è semplice , un lavoratore italiano medio costa 17 euro, un albanese e un romeno dai 3 ai 4 e mezzo.
Le delocalizzazioni non sono così convenienti per i lavoratori italiani. Per due motivi. Uno è legato alla lingua , non sempre l’italiano è ben padroneggiato dagli operatori stranieri. L’altro è legato alla tutela della privacy , non sempre adeguatamente tutelata dalla legislazione degli altri Paesi. Il Garante per la protezione dei dati personali ha aperto un’indagine.
La Slc-Cgil chiede al governo una moratoria per le delocalizzazioni. L’Alitalia manda il lavoro in Albania mentre a Taranto e a Roma vi sono centinaia di lavoratori in solidarietà. Il sindacato ha anche condotto un’inchiesta per individuare le aziende che fanno uso massiccio delle delocalizzazioni , avvalendosi delle testimonianze dei formatori che hanno svolto corsi all’estero su richiesta di società italiane , dalle segnalazioni degli operatori call center e delle informazioni dei sindacati stranieri.
Le aziende sono Wind , H3G, BT Italia , Vodafone/tele 2 , Telecom , Fastweb, Sky, Alitalia ed Enel. Aziende che negano di essere “delocalizzatrici”. L’unica ammissione viene da H3G , che spiega di utilizzare in out sourcing circa 220 operatori di call center assunti a tempo indeterminato in Argentina e 80 tra Romania e Tunisia.
Wind sostiene di utilizzare lavoratori di un partner romeno solo per i clienti romeni. Telecom ha un call center interno , e dichiara di esternalizzare il servizio solo in misura residuale , e di non sapere se in questo caso vengono utilizzati operatori di Lavoratori stranieri. Fastweb e Enel assicurano di stipulare contratti di fornitura nei quali si specifica che i call center opereranno in Italia. BT ha un call center esternalizzato a Palermo , che lavora anche con operatori stranieri , ma ribadisce, non per BT. Alitalia ha un call center interno e utilizza in out sourcing Almaviva , che ha una società in Tunisia , e Teleperformance , che ha delocalizzato in Albania. Teleperformance lavora anche per Sky , nei casi in cui occorra rafforza il call center interno. Vodafone ammette di utilizzare società che operano all’estero , ma si tratta di attività marginali poco rilevanti.
Il sindacato non si stupisce delle smentite , visto che a delocalizzare sono esclusivamente le società che svolgono servizi in out sourcing , gli operatori italiani possono sempre dire che ne sanno poco o nulla, o che si tratta di attività estremamente marginali.