Sei in piedi davanti all' armadio, con uno sguardo trasversale abbracci anche il contenitore sottostante il letto, le cassettiere, i bauli, i cestini di vimini, le scatole di bambù, i recipienti di latta, il contenitore dei panni sporchi, i cassetti con le rotelle, le armadiature dei bambini, i soppalchi, i comodini e pensi, con un brivido lungo e compatto che ti strapazza la schiena:"devo fare il cambio di stagione".
Sono frasi brutte da dirsi, di prima mattina, solitamente durante il fine settimana,senza mezze misure (mezzo metro, mezzo centimetro, mezzo chilometro, sono mezze misure?)ed allora decidi di partire, andare, decidi che non si può più rimandare, che a Maggio, i tuoi bambini non possono più girare con il piumino ed i maglioni di cachemire.
Basta ai calzini da montagna, ai cappelli pungenti, alle sciarpe lunghissime, ai guantini sempre spaiati, alle canottiere di lana, basta ai plaid sul letto, ai piumoni invernali, ai pile soffocanti ed al termocuscino da accendersi come una miccia sulle spalle, ogni sera durante la lettura post prandiale.
Da anni hai sempre la stessa sensazione:non sai da dove cominciare, non ce la farai mai, ti serve una mano, stavolta è peggio delle altre.
Poco dopo questi loschi pensieri ti ritrovi con una fascia di spugna sulla fronte per tenere a bada i capelli durante lo sforzo titanico, con le mani immerse negli scatoloni maleodoranti di chiuso e muffetta,a smistare, piegare, lavare, stirare, riporre, spolverare, imbustare, riordinare.
Sono troppi verbi all'infinito per una sola persona, per di più durante il fine settimana dopo 5 giorni di lavoro indefesso dentro e fuori casa.
Ci sono i vestiti del figlio grande da lasciare al piccolo ma da etichettare perchè ci sono 4 anni di differenza e li tirerai giù per lui fra troppo tempo, ci sono i vestiti del piccolo da regalare ai vicini del piano di sopra, ci sono i vestiti del grande da gettare perchè logori, quelli che non sai come catalogare (piccoli, grandi, giusti?) quelli del piccolo da lasciare per il prossimo inverno perchè abbondanti e magari andranno bene per il prossimo inverno, ci sono i giubottini di mezza stagione (che si fà, li archivio o li lascio che magari a settembre-ottobre fa freschetto?),ci sono i maglioni di tuo marito datati 1978 che va bene che è stato un periodo d'oro, ma andrebbero gettati sennza rimorso, ci sono i tuoi vestiti taglia 48 (li butto o li tengo temendo di riprendere 23 chili in sei mesi?),ci sono i vestiti taglia 42 ma che non ti piacciono più, i vecchi sandali da fricchettona che non butti mai ma che non indossi dall'ultimo concerto degli Almamegretta al centro sociale, ci sono le scarpe con il tacco che adori ma che non metti mai perchè ti sbriciolano i mignoli, ci sono gli zoccoli orrendi comprati in un momento di fragilità psicofisica e che non riesci neanche a sollevare da terra, il vestito del viaggio in Sicilia con lui, che ti fa difetto sul fianco sinistro ma che non getteresti mai perchè ti ricorda le sue mani su quel fianco, il suo odore, il vostro odore, ci sono i pantaloni senza un bottone, la camicia rossa di lino scucita sotto all'ascella che tiri giù e su dai soppalchi senza mai rammendarla (quest'anno cascasse il mondo...).
Ci sono le prime tutine di ciniglia dei tuoi figli, i loro bavaglini ricamati, il cappellino di cotone da neonato, il maglioncino cucito dalla nonna mentre già diventava cieca, le calze coprenti, le calze scoprenti, le calze gioia e la guepiere impolverata, ci sono le vestaglie con le quali hai partorito, i reggiseni da allattamento, i reggiseni da seno triste post dieta, i pantaloni da montagna, le magliette antisudore da scalata, i pigiami con le macchie di caffè e vecchie colazioni invernali.
Ti perdi dentro a questo mondo tessile, ti pieghi, ti allunghi, ti affatichi,la musica di sottofondo, senza interruzione, mangiucchi e ti lamenti un pò, ma ogni volta ti piace annusare di nuovo, passarci una mano, ripercorrere, gettare per ricominciare, dire:"ne comprerò uno nuovo" di qualsiasi cosa si tratti.
Ad ogni cambio di stagione pensi che sia una fatica allucinante, ingiusta e crudele, stendi e rinfreschi, pieghi e profumi, sprimacci ed allunghi, ogni volta appunti su un foglietto la data del nuovo cambio di stagione, scrivi alcune righe sul pezzo di anno appena trascorso, scrivi di voi, ogni volta rileggi i vecchi foglietti prima di aggiungere quello nuovo, poi pensi a come sarà ad ottobre, quando ritroverai tutto questo: i vestiti, i grembiuli, i tuoi gesti che li hanno conservati e protetti.
Ogni volta pensi:"che lusso sarebbe, potere avere un armadio-pizza:con tutte e 4 le stagioni", ma forse poi, nonostante i numerosi ingredienti, sei sicura che sarebbe un pò meno gustoso.
Magazine Diario personale
Sei in piedi davanti all' armadio, con uno sguardo trasversale abbracci anche il contenitore sottostante il letto, le cassettiere, i bauli, i cestini di vimini, le scatole di bambù, i recipienti di latta, il contenitore dei panni sporchi, i cassetti con le rotelle, le armadiature dei bambini, i soppalchi, i comodini e pensi, con un brivido lungo e compatto che ti strapazza la schiena:"devo fare il cambio di stagione".
Sono frasi brutte da dirsi, di prima mattina, solitamente durante il fine settimana,senza mezze misure (mezzo metro, mezzo centimetro, mezzo chilometro, sono mezze misure?)ed allora decidi di partire, andare, decidi che non si può più rimandare, che a Maggio, i tuoi bambini non possono più girare con il piumino ed i maglioni di cachemire.
Basta ai calzini da montagna, ai cappelli pungenti, alle sciarpe lunghissime, ai guantini sempre spaiati, alle canottiere di lana, basta ai plaid sul letto, ai piumoni invernali, ai pile soffocanti ed al termocuscino da accendersi come una miccia sulle spalle, ogni sera durante la lettura post prandiale.
Da anni hai sempre la stessa sensazione:non sai da dove cominciare, non ce la farai mai, ti serve una mano, stavolta è peggio delle altre.
Poco dopo questi loschi pensieri ti ritrovi con una fascia di spugna sulla fronte per tenere a bada i capelli durante lo sforzo titanico, con le mani immerse negli scatoloni maleodoranti di chiuso e muffetta,a smistare, piegare, lavare, stirare, riporre, spolverare, imbustare, riordinare.
Sono troppi verbi all'infinito per una sola persona, per di più durante il fine settimana dopo 5 giorni di lavoro indefesso dentro e fuori casa.
Ci sono i vestiti del figlio grande da lasciare al piccolo ma da etichettare perchè ci sono 4 anni di differenza e li tirerai giù per lui fra troppo tempo, ci sono i vestiti del piccolo da regalare ai vicini del piano di sopra, ci sono i vestiti del grande da gettare perchè logori, quelli che non sai come catalogare (piccoli, grandi, giusti?) quelli del piccolo da lasciare per il prossimo inverno perchè abbondanti e magari andranno bene per il prossimo inverno, ci sono i giubottini di mezza stagione (che si fà, li archivio o li lascio che magari a settembre-ottobre fa freschetto?),ci sono i maglioni di tuo marito datati 1978 che va bene che è stato un periodo d'oro, ma andrebbero gettati sennza rimorso, ci sono i tuoi vestiti taglia 48 (li butto o li tengo temendo di riprendere 23 chili in sei mesi?),ci sono i vestiti taglia 42 ma che non ti piacciono più, i vecchi sandali da fricchettona che non butti mai ma che non indossi dall'ultimo concerto degli Almamegretta al centro sociale, ci sono le scarpe con il tacco che adori ma che non metti mai perchè ti sbriciolano i mignoli, ci sono gli zoccoli orrendi comprati in un momento di fragilità psicofisica e che non riesci neanche a sollevare da terra, il vestito del viaggio in Sicilia con lui, che ti fa difetto sul fianco sinistro ma che non getteresti mai perchè ti ricorda le sue mani su quel fianco, il suo odore, il vostro odore, ci sono i pantaloni senza un bottone, la camicia rossa di lino scucita sotto all'ascella che tiri giù e su dai soppalchi senza mai rammendarla (quest'anno cascasse il mondo...).
Ci sono le prime tutine di ciniglia dei tuoi figli, i loro bavaglini ricamati, il cappellino di cotone da neonato, il maglioncino cucito dalla nonna mentre già diventava cieca, le calze coprenti, le calze scoprenti, le calze gioia e la guepiere impolverata, ci sono le vestaglie con le quali hai partorito, i reggiseni da allattamento, i reggiseni da seno triste post dieta, i pantaloni da montagna, le magliette antisudore da scalata, i pigiami con le macchie di caffè e vecchie colazioni invernali.
Ti perdi dentro a questo mondo tessile, ti pieghi, ti allunghi, ti affatichi,la musica di sottofondo, senza interruzione, mangiucchi e ti lamenti un pò, ma ogni volta ti piace annusare di nuovo, passarci una mano, ripercorrere, gettare per ricominciare, dire:"ne comprerò uno nuovo" di qualsiasi cosa si tratti.
Ad ogni cambio di stagione pensi che sia una fatica allucinante, ingiusta e crudele, stendi e rinfreschi, pieghi e profumi, sprimacci ed allunghi, ogni volta appunti su un foglietto la data del nuovo cambio di stagione, scrivi alcune righe sul pezzo di anno appena trascorso, scrivi di voi, ogni volta rileggi i vecchi foglietti prima di aggiungere quello nuovo, poi pensi a come sarà ad ottobre, quando ritroverai tutto questo: i vestiti, i grembiuli, i tuoi gesti che li hanno conservati e protetti.
Ogni volta pensi:"che lusso sarebbe, potere avere un armadio-pizza:con tutte e 4 le stagioni", ma forse poi, nonostante i numerosi ingredienti, sei sicura che sarebbe un pò meno gustoso.
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