Magazine Maternità

Cambiare? Parte dal "Io sono qui".

Da Wising
Come sapete, il tema che più mi sta a cuore è il work-life-balance: quello che dovrebbe essere l'equilibrio, non l'equilibrismo, tra famiglia, lavoro e il resto della vita.
Solo adesso che sono mamma anch'io, mi sono accorta che siamo ancora talmente in alto mare su questo tema, che in confronto Cristoforo Colombo aveva più certezza di approdare in India.
Una cosa, poi, che mi disturba tantissimo è che continuano a uscire dati Istat, ricerche di vari Istituti, considerazioni di studiosi, che evidenziano come il lavoro femminile in Italia cresca poco, di quanto indietro siamo rispetto ad altri Paesi europei, soprattutto nel Nord Europa.
La domanda e le considerazioni sono lecite, mi lascia perplessa il sistema di riferimento: i dati vengono misurati in senso assoluto e non messi in correlazione, per esempio, con la crescita di disponibilità di asili nido o scuole materne; di reali cambiamenti nella flessibilità degli orari; con dati certi sull'utilizzo del telelavoro, per fare i primi esempi che mi vengono in mente.
I dati riferiscono di donne italiane ancora legate al ruolo, "condannate" da una tradizione di accudimento, che fanno una fatica incredibile a conciliare il tutto e lavorano, tra casa e ufficio, molto più degli uomini. Guadagnando meno, il più delle volte. Ce ne sarebbe abbastanza da indire qui e subito una rivoluzione globale: la sperequazione, il mobbing sociale sono lì, nei dati, sotto gli occhi di tutti. Ma niente, facciamo poco e niente, stentiamo a portare avanti istanze e anche a livello politico non è tra i temi centrali, trainanti, un focus su cui costruire.
Niente. E' come una lamentela di sottofondo, costante, un brusio, che solo a tratti, e in circostanze limitate, riesce davvero a farsi sentire.
Nel mio piccolo allora ho fatto un paio di considerazioni.
Forse non siamo pronte ad affrontare una sfida così grande: quella di cambiare le cose in tempi brevi e a beneficio di tutti. E' un peccato, ma temo di non essere lontana dalla verità, a pensarla così.
Forse meglio partire dal "qui e ora" e provare a cambiare il nostro contesto.
Anche così sa molto di utopia, però perchè non provare?
Partire dal "io sono qui".
Al momento ho disegnato solo il profilo di ciò che desidero proporre e immaginato (vagamente) collaborazioni. Un po' perchè non è il mio mestiere mettere insieme progetti che abbiano un senso e una fattibilità, un po' perchè so, questo sì, che un progetto deve mostrare in modo lampante e incontrovertibile dei vantaggi per le due parti: sia per chi del progetto usufruirà (lavoratori), sia per chi lo attuerà (azienda).
Ho poi la presunzione di credere che se sarà un lavoro ben fatto, se sarà un progetto sensato e attuato, diventerà un precedente. Un case history, per dirla in aziendalese. Chissà.
A me le sfide piacciono, questa mi appassiona proprio.
Va da sè che ho bisogno del vostro aiuto: suggerimenti, idee, cose che vorreste veder realizzate, esperienze positive nel vostro luogo di lavoro, qualche technicality utile, riferimenti legali, notizie su fondi disponibili, parlarne, una tazza di tea aromatico e qualche biscotto. Insomma, come fosse che ci troviamo da me a studiare, tipo tempi della scuola.
O come i cavalieri che fecero l'impresa ;)
Buon fine settimana.
PS.Un blog (un signor blog) che si occupa di questo tema è la 27ma ora (corriere della sera): ottimo, interessante, molto attivo.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Dossier Paperblog

Magazines