Quest’anno ho voglia di camminare.
Innanzitutto perché è da parecchio (dall’estate scorsa) che non lo faccio. Secondariamente perché è un’attività fisica completa e agibile anche a chi, come me, è tutto fuorché sportivo. In terzo luogo perché nei mesi invernali ho abusato della presenza sul Web, sorbendomi così tutte le brutture dell’ultimo periodo, che altro non sono se non lo specchio digitale del paese reale. Quindi ho bisogno di staccare un po’ (fermo restando valide tutte le mie attuali attività online).
Detto ciò, camminare mi è sempre piaciuto. Se ne discuteva mesi fa sul blog di un amico. Quando ho un problema esco a passeggiare. Quando voglio godermi davvero un viaggio, mi ritaglio almeno una mezza giornata per gironzolare a piedi nel posto in cui mi trovo. Tempo permettendo lascio sempre l’auto a qualche centinaio di metri dalla mia meta, concedendomi così quei pochi minuti di camminata quotidiana, forse l’unico momento della giornata in cui riesco a stare solo con me stesso.
Di tutti i viaggi che ho fatto, le camminate metropolitane a Londra, New York e Washington sono certamente i ricordi più intensi e cari che conservo. Perché sì, mi piace tanto passeggiare. In montagna quanto in città. E’ l’attività che conta, il contesto è variabile.
Per l’occasione mi sono procurato un ottimo volumetto a tema, L’Arte del Camminare, di Luca Gianotti, che forse vi avevo già consigliato in qualche vecchio articolo. Il libro è agile al punto giusto, senza toni supponenti, ricco di consigli pratici sul camminare nella natura, ma anche sul meditare camminando.
Ma è davvero necessario leggere un libro su una cosa così semplice e spontanea? Ovviamente no. Ma io sono un lettore forte, un blogger e anche uno scrittore, in più ho questo brutto vizio di voler approfondire tutte le cose di cui mi appassiono. So che questa è una cosa che a molti dà fastidio. Me l’hanno anche detto in faccia: “Eh, ma tu sei uno che deve sempre andare nel dettaglio, ricamarci su…” Ebbene sì, è vero. Sarà che mi piace fare le cose, ma anche capirle.
Ma tant’è, fine della digressione.
Dunque, si diceva, tornare a camminare.
Qualche considerazione banale, che magari condividerete.
Innanzitutto, Quando? Beh, avendo un regolare lavoro di otto canoniche ore, non resta che il preserale, quel lasso di tempo precedente la cena, che di solito occupo telefonando a chi so io. Questo problema è presto risolto: con un comodo auricolare, che tra l’altro uso abitualmente per le telefonate lunghe, potrò dedicarmi alla mia telefonata quotidiana e al contempo passeggiare.
Seconda questione, Dove? Anche qui, allontanarsi troppo, avendo a disposizione un’oretta scarsa, è utopico. Quindi mi toccherà sfruttare le nuove piste pedonali che hanno costruito nei paesi attorno al mio. La prima scelta va ovviamente per quelli che attraversano aree di verde. E’ anche vero che qui, nell’hinterland milanese, di verde ce n’è oramai poco, ma qualcosa ancora si trova. Quindi l’idea è quella di partire dai percorsi noti, e poi magari studiarne di nuovi, col tempo. Scoprirli sarà divertente quanto percorrerli.
Un itinerario: Boscoincittà (Milano).
Quante volte? Direi una o due sere a settimana. Di più rischierebbe di diventare routine, e la mia concezione del passeggiare va proprio contro il concetto di routine. Non voglio diventare uno di quei podisti fissati, monomaniaci, che ogni giorno devono far tot chilometri, come per imposizione divina. Quindi massimo due volte a settimana. Il martedì e il venerdì potrebbero essere delle buone scelte.
Quanti chilometri per volta? Non so ancora dirvelo di preciso. Immagino qualcosa di progressivo. Le prime uscite che ho fatto sono state di circa 40 minuti l’una che, a passo d’uomo, dovrebbero corrispondere a 3 km e mezzo, o poco più. Quindi l’idea, una volta ripresa una discreta forma, è quella di fare sessioni di un’ora, coprendo circa 5 km alla volta.
A che ritmo? A passo normale. Escludo la corsa, complice un ginocchio ballerino che mi fa male se forzo il ritmo di marcia. Per contro non riesco nemmeno ad andare a passo lento. Quindi una normale passeggiata dovrebbe essere il giusto compromesso tra piacere ed esercizio fisico.
Chiudo con una massima presa di peso dal libro che vi ho segnalato poco sopra. Sarà il motto delle mie attività di camminatore.
Meditazione camminata significa praticare la meditazione mentre camminate. E’ una pratica che vi darà gioia e pace. Camminando, ansie e preoccupazioni scivoleranno via. Per avere la pace della mente, per ottenere l’autoliberazione, imparate a camminare così. Tutti sono in grado di farlo. Basta un livello iniziale di consapevolezza e il sincero proposito di essere felici. (Thich Nhat Hanh – Maestro Zen).
Gwyneth Paltrow preferisce fare jogging. La perdoniamo?
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