Esattamente come cinquant’anni fa, migliaia di persone inaugurarono questo storico e pacifico percorso, oggi, come allora, i chilometri d’asfalto, divengono un
simbolo unificatore, una lunghissima aula didattica dove ciascuno può percorrerli, raccogliendo idee, proposte e riflessioni utili per un futuro di pace, intercultura, legalità e ambiente. Siamo sempre più consapevoli che, intorno al concetto di pace, ruotano significati più ampi: nonviolenza, giustizia, libertà, diritti umani, responsabilità e speranza. Come in passato, anche l’edizione del 2011 si carica di senso. Nel 1961, durante la prima Marcia, organizzata da Aldo Capitini, venne usata per la prima volta la
Bandiera della Pace così come la conosciamo oggi, con i 7 colori dell’arcobaleno, disposti orizzontalmente, dai più freddi ai più caldi. E proprio per festeggiare questo anniversario, la XIX Marcia per la Pace Perugia-Assisi avrà lo stesso tema della prima: “
Per la pace e la fratellanza tra i popoli“.
Persone che da ogni parte del mondo, unite nello spirito e nei valori, sfilano per le vie cittadine, impegnate nella lotta alla povertà, per la giustizia sociale, per l’uguaglianza dei diritti dei popoli, contro le discriminazioni di sesso, religione e razza. Cittadini qualsiasi, realtà umane diverse, che credono in un metodo nuovo di stare assieme. Senza pace non c’è futuro, per l’umanità. Dobbiamo recuperare i temi principali, per salvare l’uomo. Pace, lavoro e futuro.Temi importanti, carichi di tensioni politiche ed economiche, una battaglia comune molto difficile e dentro la marcia c’è tutto questo. Camminare insieme, verso uno stile di vita, diretti ad una meta unica, quella di una reciproca comprensione.

Dunque una pace in senso lato che affratella tutti, nei colori degli striscioni e delle bandiere. Molti gli slogan che hanno animato il lungo corteo. Un pensiero particolare alle migliaia di persone morte quest’anno in mare per arrivare nel nostro Paese. Sono arrivati da tutta Italia. Le maglie sgargianti, la luce dei loro sorrisi, sono i segnali che ci conducono a camminare verso la crescita, perché la pace non si predica, ma si pratica. Guerre vere, combattute realmente da talebani, tunisini, libici, palestinesi si mescolano a guerre quotidiane, combatture in nome del lavoro, della scuola, della ricrescita, in questo anno di transizione che collegherà il futuro al benessere comune. Scelte coraggiose, dovranno essere fatte, nella politica di tutti i giorni, dentro una relazione educativa dove giace l’immensa potenza di ciò che non è potere politico, con l’obiettivo di raggiungere una serena quotidianità futura. Il nostro orizzonte dovrà confrontarsi con i sentimenti profondi dell’uomo, verrà giocato nell’intimo delle coscienze, nello spazio del “cuore”, lì dove l’uomo fa le sue scelte, optando per l’egoismo o per l’altruismo; per gli interessi di parte o per il bene comune; per una vita solo materiale o per una vita improntata ai grandi ideali; per una concezione “piccola” dell’appartenenza territoriale, etnica e culturale, o per una concezione “grande” che, senza rinunciare alle identità, sa però integrarle nel più
vasto orizzonte della fratellanza universale.
Questa marcia, appartiene a un unico orizzonte ideale. Non c’è pace, se non alziamo lo sguardo verso un mondo globalizzato, che ci vede sigillati nell’alleanza con gli uomini e con la natura,