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La resa dei conti sarà sanguinosa e definitiva.
Cani sciolti è tratto dall'omonima graphic novel di Steven Grant ,è scritto da Blake Masters ( al suo esordio al cinema dopo gavetta televisiva di qualità) ed è il secondo passo nel processo di mimetizzazione americana del regista islandese Baltasar Kormakur dopo l'incerto Contraband.
Perchè è chiaro che questo regista proveniente dalla terra del ghiaccio e del fuoco conosce a menadito i classici americani ( sia quelli più storici che i più "moderni" ) e si diverte a farli propri , citandoli a piene mani nelle sue pellicole, un po' come era successo in Contraband, non rinunciando alla sua matrice europea.
In Cani sciolti si passa dalla citazione di Peckinpah ( la testa dell'informatore nel borsone da portare a spasso come un feticcio), alla riconiugazione del verbo di Tarantino ( i discorsi nella tavola calda antecedenti la rapina) all'aromatizzazione fornita da un Lynch d'annata ( quello di Cuore Selvaggio, il modo in cui è girata la rapina).
Wahlberg e Washington sguazzano letteralmente nei loro personaggi, più il secondo che il primo che oramai si sta dimostrando uno specialista eccellente nei ruoli di spalla ( che non sono così facili).
Risplende nel film la prova di Denzelo, personaggio da film anni '70 con andatura molleggiata , denti d'oro e pizzetto da capra che sembra una crasi tra il poliziotto di Training Day e il boss di American Gangster.
E funziona egregiamente anche il supercattivo gentilmente fornito da Bill Paxton, uno che fa veramente paura soprattutto quando si mette in testa di giocare alla roulette russa con chi gli capita a tiro ( vedere per credere la sequenza in cui si fa una "partitina" con ginocchia e pudenda di Washington).
Cani sciolti rispetta tutte le regole non scritte dell'action buddy movie americano con pallottole ,scazzottate, esplosioni e risate mescolate nelle proporzioni giuste per garantire un intrattenimento di buona qualità.
Sarà anche prevedibile nei suoi continui colpi di scena che sottendono doppi e tripli giochi canonici del genere ma fila via che è un piacere con la sua aria vintage e il suo non prendersi troppo sul serio.
E poi piace anche quella sana ventata di sana scorrettezza politica in cui in un finale dall'acre sapore western in cui tutti sono contro tutti vincono i più furbi che non stanno necessariamente dalla parte della legge.
Anche perchè quelli che stavano dalla parte della legge erano più cattivi dei narcotrafficanti.
Inatteso successo al box office americano, talmente inatteso che ha fatto slittare di un paio di mesi l'uscita europea in modo da raggranellare più battage pubblicitario e più pubblico.
E sembra che qui da noi ci siano riusciti abbastanza ...
( VOTO : 7 / 10 )
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