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Brutto.
C’è un termometro analitico che difficilmente sbaglia: quando non mi viene la benché microscopica idea su cosa scrivere di un film significa che io e lui non siamo stati d’accordo neanche per un minuto durante la sua proiezione. Se fossi un critico potrei spiegarmi e spiegarvi il perché e il percome Trouble Every Day (2001, ma il titolo italiano l’ha pensato Lenzi?) non ha minimamente incontrato i miei interessi, ma siccome non lo sono dovrete accontentarvi di qualche pensiero che affiora informe dal lago imperscrutabile dell’istinto.
Esteticamente il film ha anche una sua coerenza essendo attraversato da una cortina di anestetizzante lentezza che trova il proprio corrispettivo nello sguardo lisergico di Gallo, è però rimarchevole di quanto tale lentezza, quasi una vacuità, sfracelli indelebilmente le gonadi.
Sotto la patina opacizzante ci sarebbero alcune scaramucce coniugali rese in maniera poco attraente per chi le vede, troppo il distacco tra Shane e sposa tra i due e noi, e particolare nota di demerito per le intersezioni fra la loro storia e quella del dottore di colore con moglie segregata in casa. Più che malfatto mi è parso che il tutto sia suscitatore di scarso interesse.
Avendo già finito le considerazioni principali, ne butto lì un paio di scarsissima entità (non che quelle precedenti abbiano chissà quale spessore intellettuale).
L’alone di mistero che Claire Denis vuole dare fin dall’inizio con quel bacio al buio è controproducente nella fruizione della pellicola.
Il titolo nostrano al pari della copertina sono forvianti visto che le parentesi horror sono limitate a poche scene, e, per dare alla Denis quel che è suo, non mi sono dispiaciute troppo.
Dispiace invece di come Béatrice Dalle, conosciuta grazie a Betty Blue(1986), sia in grado di sottomettere e uccidere a morsi un uomo che poco prima aveva divelto delle travi chiodate da una porta.
Fine. E ripeto: brutto.
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