La Pasqua ha portato via con sé alcune persone care e volti conosciuti nel mondo dello spettacolo come Jannacci e Califano, entrambi cantautori di successo, definiti dai mass- media poeti.
Il linguaggio adoperato dai mezzi di comunicazione è spesso nella società contemporanea ambiguo ed etimologicamente contraddittorio.
Se ricordiamo bene, la parola poeta sta ad indicare un personaggio che crea un’opera d’arte, dalla poesia alla letteratura, dalla pittura alla scultura, alla musica.
Ma quale musica e quale poesia?
Siamo in grado oggi di stabilire chi saranno i classici di domani, cioè quei soggetti che, sorretti da profonda ispirazione artistica, col trascorrere del tempo, siano in grado di lasciare un segno esteticamente duraturo ?
In un eccesso di magnanimità, dettata dall’emozione del momento o dalla retorica di massa, siamo portati a considerare generi come la musica leggera (della quale nessuno disconosce rilevanza e dignità, nell’ambito del costume di un’epoca), interscambiabili con modelli stabilmente integrati nel mondo della cultura e dell’arte, categorie intellettuali affidate alla valutazione inappellabile della storia della civiltà e alla insuperabile sopravvivenza nel tempo.
Possiamo equiparare Foscolo a Celentano o Mozart a Vecchioni?
Una domanda del genere non si pone nella società dell’immagine e nel predominio della televisone e dei miti da essa creati insieme con il cinema, la stampa ed internet.
Eppure conviene che un interrogativo mantenga nel suo pregnante ed ineludibile significato: quando finisce l’artigiano e quando nasce l’artista?
Archiviato in:civiltà, Costume e società, mondo Tagged: artigiani e artisti