Caos Italia. E nel casino, si sa, Mr. B ci sta da dio
Creato il 19 aprile 2011 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
Ieri sera siamo andati a sentire Pierluigi Bersani che ha aperto la campagna elettorale nelle Marche. A prescindere da ogni considerazione di natura politico-carismatica, ci siamo posti tre domande. La prima: acquisteremmo un’auto usata da lui senza correre il rischio di essere accusati di ricettazione? La nostra risposta è si. La seconda: gli faremmo amministrare il condominio sapendo che c’è il tetto da rifare e l’impianto elettrico da mettere a norma? Anche in questo caso la risposta è si. Terza ed ultima domanda: manderemmo nostra figlia minorenne a ripetizione di storia da lui senza correre il rischio che le faccia baciare il fallo di Priapo? Certo che si. Il segretario del Pd è indubbiamente una brava persona e questo, a prescindere da tutto il resto, è già una nota di merito e di plauso. Di quanti suoi colleghi parlamentari potremmo dire la stessa cosa? Le dita di una mano? Forse. Bersani ha le idee chiare, risposte concrete alle crisi del lavoro, della precarietà, della scuola, dello sviluppo, della giustizia, della sanità, dell’etica politica, del senso dello Stato. Non sono soluzioni miracolistiche ma dettate dal buon senso, dallo studio dei dati, dalla capacità di governo che al Pd abbiamo sempre riconosciuto, ma il problema è un altro e sta tutto in una domanda: quanti italiani conoscono le proposte del Partito Democratico? Al di là del politichese puro che circola dalle parti delle trasmissioni televisive, nelle quali la rissa toglie spazio alle riflessioni, in quante altre occasioni, se non in queste del contatto diretto con la gente, ci è dato di sapere cosa accadrebbe se al governo ci fossero loro? Allora il problema qual è? Semplice, il berlusconismo ha tolto la possibilità di analizzare e approfondire i problemi, soprattutto in pubblico, e di dire cosa potrebbe essere utile all’Italia a prescindere dal “ghe pensi mi” che è lo snodo centrale della cultura del populismo. Quello che se Bersani avanza una proposta in tivvù c’è un Lupi qualsiasi pronto a ricordargli che Prodi ha fallito, e torna indietro fino al governo di centrosinistra a marchio democristiano. La regola è non far parlare, non far argomentare, sparigliare le carte perché il populismo trova terreno fertile solo nel caos. Il casino, volenti o nolenti, è la dimensione preferita dei pidiellini, il brodo primordiale in cui far bollire la loro intelligenza e la minestra sciapita di un governo di mezzeseghe di professione. È l’habitat naturale di politici-protozoi con la tendenza ad allungare le mani su qualunque cosa solida gli si pari davanti, fosse una mazzetta di euro o il culo di una minorenne. È l’habitat nel quale vegeta Nicole Minetti che, vista la mala parata, ha scaricato di brutto Emilio Fede e Lele Mora. In una memoria difensiva consegnata ai giudici fiancheggiatori delle Br di Milano, l’igienista dentale di Silvio ha scritto che “erano Fede e Mora a portare le ragazze ad Arcore” e che lei è sempre stata una “semplice ospite”. Che le accuse dei pm non siano solo atti persecutori? L’atteggiamento della Minetti farebbe presupporre che non siano tali perché a noi sembra che il ministero degli esteri in pectore voglia scaricarsi di dosso accuse pesantissime e largamente provate. Il casino è l’habitat di Letizia Moratti alla quale, già in ribasso nei sondaggi, il discorso di Berlusconi alla sua convention ha portato più danni che benefici, per non parlare poi dei manifesti contro la procura di Milano affissi da Roberto Lassini, candidato nelle liste del Pdl, che ora minaccia: “Se mi arrabbio vuoto il sacco”. Quale sacco dovrebbe vuotare il povero consigliere comunale uscente messo alla berlina da tutto il paese? Cosa potrebbe dire di tanto sconvolgente? Forse che l’idea dei manifesti non è sua ma di Berlusconi in persona? Che gli spazi pubblicitari gli sono stati pagati dal ragionier Spinelli? Che l’ispiratore della scritta “ignobile” possa essere la signora Santanché? Forse. Ma per saperlo Lassini dovrebbe arrabbiarsi sul serio e, da quello che ci è dato di sapere, non tarderà a farlo dal momento che tutti tendono a scaricarlo e lui, giustamente, non ci sta a fare il capro espiatorio. Il casino è l’habitat nel quale Silvio ci sta da dio. Se n’è accorto anche il presidente Napolitano che, sapendo perfettamente chi è stata la fonte ispiratrice dei manifesti con l’equazione Br-giudici di Milano, li ha definiti in una nota “ignobili”. E l’ispiratore, sentitosi scoperto, ha immediatamente rilanciato con un “perché non parla della fuga delle intercettazioni?” che lo ha definitivamente smascherato. La mente delirante dei manifesti è proprio lui, Silvio Berlusconi el mejor trombador mundial in crisi di popolarità e in caduta libera nei sondaggi. Gliel’ha detto perfino Stefania Craxi che è una alla quale i giudici, e quei giudici, stanno cordialmente sulle palle: “Silvio lascia, abbandona, vattene ora che sei in tempo”. Ma Silvio non molla e, come ha detto Bersani ieri sera: “È al tramonto, è vero, ma il suo sarà un tramonto incandescente”.
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