Ogni giorno scorreva veloce, pieno di emozioni che si ripetevano in continuazione. Martina era contentissima del nostro amore. Quasi come se stesse vivendo lei la nostra storia. Io non riuscirò mai a descrivere il mio stato d’animo. I sentimenti che provavo per Alex erano indecifrabili. Non credevo si potesse amare così tanto. Ogni battito del cuore era un pugno allo stomaco. Un piacevole, bellissimo pugno. Era passato un mese dal giorno in cui avevo conosciuto Alex. Quel pomeriggio avevamo deciso di farci una passeggiata per il centro di Roma. Era una bella giornata di sole, l’ideale per festeggiare il nostro primo ‘mesiversario’.Prendemmo la metro fino a Piazza di Spagna. Come al solito era pieno di gente. Riuscivo a respirare l’aria autunnale nonostante il sole fosse ancora caldo. Si stava benissimo, soprattutto per l’ottima compagnia che avevo.Passeggiavamo mano nella mano. Alex aveva l’aria felice e rilassata. Arrivammo a piedi alla Fontana di Trevi, sotto gli sguardi attenti dei passanti. Ci guardavano come se fossimo alieni, con la faccia stupita. <<Perché ci guardano così?>> chiesi ad Alex incredula. <<Perché siamo la coppia più bella del mondo. Sprizziamo gioia e amore da tutti i pori. La gente se ne accorge. Siamo.. ehm.. diversi dalle altre coppie>> pronunciò quest’ultima frase con un certo imbarazzo. <<Diversi? … Be’ questo è certo!>> sorrisi ad Alex che ricambiò all’istante.Il legame che ci univa andava al di la della comprensione umana. Come se un filo di acciaio indistruttibile ci tenesse insieme. Io stessa non riuscivo a comprendere fino in fondo il sentimento che ci univa. Restammo un po’ seduti sul bordo della fontana a goderci il sole. Poi Alex si alzò e tirò fuori dalla tasca la sua fotocamera. La portava sempre dietro, come se fosse parte di lui. Cominciò a farmi un vero e proprio servizio fotografico con la fontana come sfondo. Ogni volta che mi faceva una foto mi imbarazzavo da morire. Sarei sicuramente uscita con la faccia rossa.Dopo dieci minuti di scatti, mi alzai sbuffando. <<Basta Alex. Ora tocca a me. Dammi la fotocamera!>> pretesi con la mano aperta. <<Non ci penso proprio! Tu non le sai fare le foto. Mi faresti uscire bruttissimo. Anche se, modestamente, credo che sia impossibile.>> rise beffardo. <<Ma smettila. Sei proprio incredibile! Dammi la fotocamera, forza!>> sbottai. Mi avvicinai a lui cercando di prendergliela. Lui alzava il braccio e io, essendo molto più bassa di lui, non arrivavo alla mano. Alex cominciò a ridere. Io saltellavo cercando di arrivare alla fotocamera, ma non c’era niente da fare. All’improvviso, con un gesto velocissimo, mi mise le braccia intorno alla vita. Mi strinse forte bloccandomi le braccia lungo i fianchi e mi baciò. Restai immobile, per tutto quell’interminabile momento. Mi ricordai di respirare solo dopo qualche secondo. Il suo bacio pieno di passione mi fece quasi perdere tutte le forze. Allontanò le sue labbra, ma restammo in quella posizione per un po’. Mi guardò con un sorriso sghembo, disinvolto. Io, sicuramente con il viso in fiamme, respiravo velocemente. Seguendo il ritmo rapidissimo del mio cuore. <<Se ti lascio, ti reggi in piedi da sola?>> mi domandò, prendendomi in giro. Non riuscii nemmeno a rispondere. Dopo un po’ abbassai lo sguardo e ripresi a respirare normalmente. Mollò la presa, e mi accarezzò i capelli, con il suo sguardo dolcissimo. <<Grazie.>> dissi senza pensarci. <<Grazie?>> mi guardò perplesso. <<Si. Grazie, perché mi stupisci sempre.>> gli presi la mano e gliela baciai. La luce del tramonto ci sorprese, ricordandoci che quella giornata stava finendo. Avrei voluto fermare il tempo. <<Domani arriverà presto. Ma mi mancherai tantissimo.>> mi disse Alex intuendo il mio pensiero. <<Ho un’idea per finire in bellezza la giornata. Perché non vieni a casa mia? I miei saranno felici di conoscerti.>> azzardai. <<Cosa? Dici che sia una buona idea?>> arrossì in modo appena percettibile. <<Ma si, ormai è ora che ti conoscano. Anche perché non ho nessuna intenzione di lasciarti andare, per nessuna ragione al mondo.>> gli strizzai l’occhio. <<D’accordo. Hai ragione. Forse è ora di ufficializzare la nostra storia.>>
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Ogni giorno scorreva veloce, pieno di emozioni che si ripetevano in continuazione. Martina era contentissima del nostro amore. Quasi come se stesse vivendo lei la nostra storia. Io non riuscirò mai a descrivere il mio stato d’animo. I sentimenti che provavo per Alex erano indecifrabili. Non credevo si potesse amare così tanto. Ogni battito del cuore era un pugno allo stomaco. Un piacevole, bellissimo pugno. Era passato un mese dal giorno in cui avevo conosciuto Alex. Quel pomeriggio avevamo deciso di farci una passeggiata per il centro di Roma. Era una bella giornata di sole, l’ideale per festeggiare il nostro primo ‘mesiversario’.Prendemmo la metro fino a Piazza di Spagna. Come al solito era pieno di gente. Riuscivo a respirare l’aria autunnale nonostante il sole fosse ancora caldo. Si stava benissimo, soprattutto per l’ottima compagnia che avevo.Passeggiavamo mano nella mano. Alex aveva l’aria felice e rilassata. Arrivammo a piedi alla Fontana di Trevi, sotto gli sguardi attenti dei passanti. Ci guardavano come se fossimo alieni, con la faccia stupita. <<Perché ci guardano così?>> chiesi ad Alex incredula. <<Perché siamo la coppia più bella del mondo. Sprizziamo gioia e amore da tutti i pori. La gente se ne accorge. Siamo.. ehm.. diversi dalle altre coppie>> pronunciò quest’ultima frase con un certo imbarazzo. <<Diversi? … Be’ questo è certo!>> sorrisi ad Alex che ricambiò all’istante.Il legame che ci univa andava al di la della comprensione umana. Come se un filo di acciaio indistruttibile ci tenesse insieme. Io stessa non riuscivo a comprendere fino in fondo il sentimento che ci univa. Restammo un po’ seduti sul bordo della fontana a goderci il sole. Poi Alex si alzò e tirò fuori dalla tasca la sua fotocamera. La portava sempre dietro, come se fosse parte di lui. Cominciò a farmi un vero e proprio servizio fotografico con la fontana come sfondo. Ogni volta che mi faceva una foto mi imbarazzavo da morire. Sarei sicuramente uscita con la faccia rossa.Dopo dieci minuti di scatti, mi alzai sbuffando. <<Basta Alex. Ora tocca a me. Dammi la fotocamera!>> pretesi con la mano aperta. <<Non ci penso proprio! Tu non le sai fare le foto. Mi faresti uscire bruttissimo. Anche se, modestamente, credo che sia impossibile.>> rise beffardo. <<Ma smettila. Sei proprio incredibile! Dammi la fotocamera, forza!>> sbottai. Mi avvicinai a lui cercando di prendergliela. Lui alzava il braccio e io, essendo molto più bassa di lui, non arrivavo alla mano. Alex cominciò a ridere. Io saltellavo cercando di arrivare alla fotocamera, ma non c’era niente da fare. All’improvviso, con un gesto velocissimo, mi mise le braccia intorno alla vita. Mi strinse forte bloccandomi le braccia lungo i fianchi e mi baciò. Restai immobile, per tutto quell’interminabile momento. Mi ricordai di respirare solo dopo qualche secondo. Il suo bacio pieno di passione mi fece quasi perdere tutte le forze. Allontanò le sue labbra, ma restammo in quella posizione per un po’. Mi guardò con un sorriso sghembo, disinvolto. Io, sicuramente con il viso in fiamme, respiravo velocemente. Seguendo il ritmo rapidissimo del mio cuore. <<Se ti lascio, ti reggi in piedi da sola?>> mi domandò, prendendomi in giro. Non riuscii nemmeno a rispondere. Dopo un po’ abbassai lo sguardo e ripresi a respirare normalmente. Mollò la presa, e mi accarezzò i capelli, con il suo sguardo dolcissimo. <<Grazie.>> dissi senza pensarci. <<Grazie?>> mi guardò perplesso. <<Si. Grazie, perché mi stupisci sempre.>> gli presi la mano e gliela baciai. La luce del tramonto ci sorprese, ricordandoci che quella giornata stava finendo. Avrei voluto fermare il tempo. <<Domani arriverà presto. Ma mi mancherai tantissimo.>> mi disse Alex intuendo il mio pensiero. <<Ho un’idea per finire in bellezza la giornata. Perché non vieni a casa mia? I miei saranno felici di conoscerti.>> azzardai. <<Cosa? Dici che sia una buona idea?>> arrossì in modo appena percettibile. <<Ma si, ormai è ora che ti conoscano. Anche perché non ho nessuna intenzione di lasciarti andare, per nessuna ragione al mondo.>> gli strizzai l’occhio. <<D’accordo. Hai ragione. Forse è ora di ufficializzare la nostra storia.>>
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