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Cappuccetto Rosso Va a Teatro

Creato il 04 maggio 2015 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Cappuccetto Rosso Va a Teatro

La letteratura post-moderna ci ha abituati a reinterpretazioni e "rinarrazioni" di opere celebri. In questo caso, oggetto di una rilettura deformante è Cappuccetto rosso di Charles Perrault.

Laura Corradi, che ha ideato lo spettacolo, andato in scena presso Scenario Pubblico a Catania, oltre ad averlo scritto, diretto e coreografato in collaborazione con la ballerina Midori Watanabe, riporta quasi filologicamente l'attenzione sui natali della trama, i quali risalgono alla corte del Re Sole. Con un espediente originale, viene ricreato un dialogo fra il "padre" dell'opera - Perrault - e i suoi successivi modificatori: i fratelli Grimm. La disputa intorno alla fiaba avviene mediante voci fuori campo, la cui comprensione è per la verità talvolta indebolita dalla divertente scelta di attribuire ai parlanti l'inflessione tipica delle rispettive nazionalità; scelta comunque funzionale all'identificazione degli stessi. La questione ruota attorno alla posteriore introduzione della figura del cacciatore: la versione originale della fiaba, sconosciuta ai più, prevede infatti un finale tragico non capovolto dalla figura di un salvatore.

I fratelli Grimm si concedono insomma una licenza narrativa che, ironia della sorte, anche le loro opere subiranno, questa volta per l'intervento di Walt Disney. In sintesi, i Grimm raccolgono e in parte rielaborano del materiale preesistente (patrimonio perlopiù orale) a sua volta rielaborato dall'idealista creatore di Topolino che omette, ad esempio, il particolare per cui nella Cenerentola originale, le sorellastre si tagliano i talloni, nel tentativo di calzare la scarpetta persa a mezzanotte.

Tornando allo spettacolo di Laura Corradi: le voci fuori campo sono ascoltate dai protagonisti, danzatori che solo di rado utilizzano la voce. Interessante la scelta di far usare la propria madrelingua, il giapponese, alla ballerina Midori Watanabe; scelta che lascia immaginare il successo mondiale riscontrato da Cappuccetto rosso. Al coprotagonista Gianluca Possidente è invece affidato l'arduo compito d'interpretare il lupo con una danza conseguentemente sviluppata a livello del suolo, che si contrappone alla leggerezza verticalizzata della bambina. Questa è rappresentata anche dai palloncini che all'inizio dello spettacolo sono legati al suo copricapo e contrastano con il rumore pesante delle corde che cadono verso la fine. Una voce dice "Non c'è più fiaba. È il caos" ed in effetti i ballerini cominciano a muoversi in modo disordinato. A ben vedere però, la negatività nasce da quest'esigenza esterna di confezionare una fiaba: un'idealizzazione infondata che inevitabilmente crolla nell'incontro con la realtà.

Interviene una voce femminile (oltre alla madre del lupo, citata con una trovata divertente) a suggerire il da farsi, la recitazione delle battute concordate. Ma è a questo punto che avviene la riscrittura della storia e non a caso viene ripetuta svariate volte l'espressione "c'era una volta". È la rilettura di un lupo più cane che nemico; è "un'altra storia".

Notevole la scenografia interattiva - curata, insieme alle luci, da Alberta Finocchiaro - simboleggiante il sentiero e gli alberi del bosco. Ho notato un'ottima accoglienza di pubblico, rappresentato da due scolaresche di quinta elementare e prima media, provenienti anche da una scuola bilingue in Svizzera. Portare i bambini a teatro è un investimento sulla loro creatività.


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