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Cara Bankitalia

Creato il 17 settembre 2012 da Oblioilblog @oblioilblog

Cara Bankitalia

La Banca d’Italia è stata in questi ultimi anni uno dei baluardi più strenui contro la crisi ed è indubbio che il suo ruolo sia di primaria importanza per l’equilibrio dei conti. Questo però non la rende un’oasi in cui ogni spreco è lecito e i soldi vengono sperperati.

Infatti, pur essendo il mano per il 94,33% a banche private, Bankitalia è un istituto di diritto pubblico ed esercita su mandato la funziona di Tesoreria dello Stato, il che significa che nei suoi forzieri ci sono i nostri soldi. Il bilancio è sempre attivo grazie alla gestione del portafoglio di titoli pubblici e alle riserve auree.

Così Donato Masciandario, docente di economia monetaria alla Bocconi e direttore del Centro Paolo Baffi su banche centrali e regolamentazione finanziaria:

Sprechi e inefficienza ci sono ovunque ma la Banca d’Italia è un’eccellenza rispetto alle altre banche centrali europee. Il punto vero è che presto dovrà essere riformata in profondità per sostenere l’urto del nascente sistema di vigilanza accentrato nella BCE.

Seppur negli ultimi anni non gestisca più la politica monetaria e presto perderà anche la gestione della sorveglianza, l’istituto di via Nazionale sembra tutt’altro che sul viale del tramonto. Il Governatore Ignazio Visco, ad esempio, guadagna 750mila euro l’anno, il doppio dell’omologo tedesco Jens Weidmann, capo della Bundesbank, autentico cane da guardia degli stati canaglia, economicamente parlando.

La spending review da queste parti ha bussato piano: dal 2013 saranno riviste le spese sulle autoblu, sulle ferie, sui buoni pasto e sulle consulenze. 

Le spese per il personale ammontano a 819 milioni di euro, quelle per l’amministrazione a 420: i dipendenti sono ben 7.315 con duemila tra funzionari e dirigenti. Tutti ben retribuiti. Il direttorio di nomina governativa che controlla l’autorità bancaria costa 3,1 milioni l’anno: 757mila a Visco, 593mila al direttore generale Fabrizio Saccomanni, 441mila ai tre vice-direttori, 371mila ai 13 consiglieri e 137mila ai cinque componenti del collegio sindacale.

Non se la passano male i restanti dipendenti: la spesa media è di 109.300 euro, eredità delle conquiste negli anni migliori sul fronte dei trattamenti economici e dei servizi interni. L’assistenza sanitaria privata costa 32 milioni di euro, l’assicurazione 33,5. Il taglio dei buoni pasto non si farà sentire così tanto visto che le sedi di Roma, Frascati e 11 filiali hanno la mensa interna: costa 8 milioni l’anno. Le fatture del servizio di trasporto per i tragitti casa-lavoro, che immagino non saranno in un pulmino colorato, nell’area romana ammontano a 1,2 milioni di euro.

Non manca qualche bizzarria. Ad esempio Palazzo Koch ha affidato a un’agenzia un programma di formazione inglese da 620 mila euro e ha a libro paga sette consulenti-traduttori al costo di mezzo milione di euro l’anno. Strano, visto che i bandi di assunzione richiedono espressamente una conoscenza avanzata dell’inglese.

Bankitalia si contraddistingue poi per un cospicuo patrimonio immobiliare che ha iniziato a costituirsi sin dalla sua fondazione nel 1893. Quello per fini istituzionali ha raggiunto il valore di 4,2 miliardi di euro. Il resto che consta di un centinaio immobili per la maggior di gran pregio nei centri storici delle città d’arte italiane e di terreni per quasi due miliardi di euro. nel 2010 è stata affidata all’advisor Colliers International Italia la vendita di 60 immobili da cui incassare 326 milioni. Non ne è stato venduto nessuno e l’operazione scade nel 2013.

L’attuale rete operativa è composta da 20 filiali regionali e provinciali, 25 sportelli e 18 centri per la vigilanza, il trattamento del contante e la tesoreria dello Stato, a cui vanno aggiunte tre sedi distaccate a New York, Londra e Tokyo. Il budget per la manutenzione è di 30 milioni di euro.

Anche qui spicca qualche nonsense. Per rinnovare telecamere e citofoni in via Nazionale, in via Tuscolana e del Centro Donato Menichella a Frascati, il vero cuore di Bankitalia, sono stati spesi 15 milioni. Per il Centro poi è in corso una gara per la manutenzione del verde e il noleggio di piante ornamentali, fioriere, composizioni di fiori recisi e aiuole per sette milioni di euro. La riparazione dell’ex Cinema Quirinale, il portone di rappresentanza della Banca, è costato 3 milioni di euro.

Uno dei fiori all’occhiello di Palazzo Koch è sempre stato il suo Ufficio Studi anche se ultimamente pure la Confindustria si è lamentata del suo calo di efficienza. Oggi le ricerche vengono spesso fatte all’esterno con costi sproporzionati. D’altronde che l’Ufficio perda colpi si può notare anche dal fatto che per un’indagine sul turismo siano stati impiegati 8 milioni di euro e per un’altra sui redditi familiari ben 3 milioni. Di soldi nostri.

 

Fonte: Il Fatto Quotidiano


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