Curioso il comportamento della Lega. Un partito diviso, con correnti, lotte di potere e con le idee confuse. Per risolvere i problemi del Paese vuole i ministeri di Roma ladrona a Monza. E abolire le province? Mai. La mattina sono al governo, al pomeriggio fanno la lotta, la sera vanno in giro a fare le vergini. Ma non c’è spettacolo più squallido di chi fa la vergine avendo perso da tempo la verginità.
Ma a che gioco sta giocando la Lega? Sarebbe davvero interessante saperlo, anche perché così è chiaro che non si può andare avanti. Il partito dei verdi padani è ormai una trottola impazzita, dilaniato al proprio interno da lotte di potere come mai s’erano viste prima, e da un atteggiamento in Parlamento che definire imbarazzante è usare un eufemismo. Non si capisce più da che parte stiano, cosa vogliano, cosa chiedano, cosa pretendano. Siamo passati dai proclami di Pontida (e dai relativi ultimatum) al sì pressoché incondizionato (salvo ripensamenti postumi) alla manovra socialisteggiante di Tremonti, anche perché nel frattempo la Lega aveva ottenuto il contentino di spazzare via in modo osceno le multe sulle quote latte.
Ogni giorno ne tirano fuori una, sempre richieste, sempre minacce. Oggi l’ultima: “No ai rifinanziamenti delle missioni all’Estero”, fa sapere Calderoli. “Il Consiglio Supremo di Difesa non decide per noi”, aggiunge il Ministro dell’Interno Maroni. Il rischio, come è facile capire, è quello di farci ripiombare di colpo ai mitici tempi dell’Unione prodiana, quando frange della maggioranza votavano contro il proprio Governo, che riusciva a non perdere la faccia sul piano internazionale solo grazie alla magnanimità dell’opposizione. Il copione, tristissimo, potrebbe ripetersi. D’altronde il partito dei cerchi magici l’aveva detto: ritirare tutti i soldati, che ci costano troppo e muoiono pure. Che gran colpa, davvero.
In realtà, il tema del rifinanziamento è solo un pretesto, l’ennesimo, per fare la voce grossa, per farsi sentire ancora di più. Perché dopo la batosta delle Amministrative, che hanno segnato un forte ridimensionamento delle aspirazioni leghiste, il partito di Bossi cerca disperatamente di intercettare di nuovo il comune sentire del proprio elettorato. Il problema, però, è che lo fa male. In queste settimane ne abbiamo viste e sentite di tutti i colori: come dimenticare la sparata (secondo Calderoli in grado di far trionfare la Moratti con percentuali da regime africano) di trasferire i Ministeri al Nord e, perché no, pure il Quirinale in un quartiere non meglio precisato di Milano? Impossibile, rimarrà una pagina di riformismo impressa nei manuali di scienza politica.
Tuttavia, visto che la genialata non ha funzionato, il partito del celodurismo ha chiesto e preteso più rigore contro gli immigrati, la cancellazione delle multe per chi ha sforato le quote latte, il ritiro delle truppe da ogni missione internazionale e qualche euro in più agli enti locali.L’importante, ad ogni modo, è non toccare le cose che costano davvero, come le Province. Eh no, piuttosto è meglio cancellare le motorizzazioni civili (proposta del senatore Garavaglia), ma le province proprio no. D’altronde, visto il numero esorbitante di Presidenti di questi enti inutili in quota Lega, si capisce subito il motivo.
Un quadretto mortificante, imbarazzante. Non si capisce più se il partito nordista sia più di lotta o di governo, se il programma presentato all’elettorato valga ancora o no, se vogliano tenere in piedi l’Esecutivo o se invece non vedano l’ora di andare alle elezioni. Quel che è certo però, è che questo continuo balletto non fa altro che accrescere, ogni giorno di più, l’inaffidabilità della Lega come partito serio in grado di governare l’Italia.
Lo spettacolo cui stiamo assistendo è osceno, pietoso. E quel che è peggio, è che non finisce mai. Sembra un’agonia, una lenta ma inesorabile agonia.
scritto da Daw Blog