(E)Sport-Abile
Tiziana, in Italia lo sport per disabili non ha grande visibilità, quindi non fa muovere sponsor e non invoglia potenziali atleti ad avvicinarsi a molte discipline. Qual è la situazione negli altri paesi e che cosa servirebbe all’Italia per allinearsi con le politiche sportive internazionali?
Premetto che in questi ultimi 5 anni è stato fatto moltissimo dal punto di vista della visibilità ed in particolare della comunicazione, ma certo si può fare molto di più. Il periodo che non solo l’Italia sta attraversando non è dei più facili ed i mezzi economici sono limitati, ma questo non deve impedire a potenziali atleti di avvicinarsi. Da parte nostra è doveroso aiutarli con ogni mezzo per individuare la disciplina a loro più congeniale. Il Comitato Italiano Paralimpico, attraverso i Centri di Avviamento allo Sport, è preposto a promuovere lo sport presso quanti intendono avvicinarsi ad una disciplina, ma non hanno ancora identificato quale.
La mia attività è in questo periodo più concentrata sulle discipline invernali della neve e proprio ai recenti Campionati Italiani di Sci Alpino, svoltisi ad Alleghe, ho saputo che la squadra tedesca si allena una media di 40 giorni a stagione oltre a tutte le gare, mentre gli atleti di punta arrivano a 120 giorni l’anno. Dati ben lontani dalla nostra realtà per motivi economici, ma anche per disponibilità degli atleti, che molte volte hanno un lavoro, studiano e non possono assentarsi troppi giorni. All’estero da questo punto di vista ci sono molte più agevolazioni.
A mio avviso dobbiamo puntare maggiormente sulle Società Sportive, che devono seguire da vicino i propri atleti stimolando quanti hanno le doti tecnico/fisiche per entrare nei circuiti internazionali. Vediamo sempre negli altri paesi le soluzioni a tutti i nostri problemi, ma anche noi abbiamo delle forti potenzialità. A livello nazionale ogni atleta ha un costo di 20-25.000 euro, considerando allenamenti e gare. Sembrano cifre grandi, ma se si analizzano i costi ci si accorge che si tratta di importi assolutamente nella norma…Il punto è che l’Italia ha una cultura dello sport molto diversa da altri paesi europei. In questo senso dovremmo lavorare, convincere le persone che, indipendentemente dall’età, dal sesso e dalla condizione fisica, lo sport fa bene se lo si pratica. Guardarlo non basta.