Leggendo “Scrivere zen” mi sono imbattuto in questa frase di Nabokov.
Di lui non ho mai letto nulla, ma mi sono ricordato di un suo saggio dedicato a “Casa desolata” di Charles Dickens. Lì scrive:
Il mondo di un grande scrittore è di fatto una democrazia magica, dove anche certi personaggi assolutamente secondari, anche il più marginale, come l’individuo che butta in aria i due pence, hanno il diritto di vivere e generare.
Si riferisce a un personaggio del tutto marginale, che afferra i due penny, butta in aria la moneta e la riprende sul dorso della mano.
Sul dorso della mano. Un dettaglio, un particolare del tutto irrilevante a prima vista, ma in realtà sia il racconto breve, che il romanzo di 700 pagine, respirano solo quando abbiamo i dettagli. E questi sono possibili solo se c’è l’occhio, se questo è abituato a osservare; non importa lo spettacolo che si svolge davanti a noi: importa esserci. Importa che l’occhio veda davvero, riesca a cogliere quello che rende persone e cose, uniche.
La grande truffa è quella che dice: “Non c’è nulla di interessante, siamo tutti uguali. Contano solo le storie importanti, purché parlino di persone importanti”. La scrittura si schiera dalla parte delle piccole, umili cose, delle persone per nulla importanti; perché non sa che farsene della corsa, dell’efficienza, di una certa idea di eguaglianza che tende a trasformare l’individuo in un numero, a favore di qualche capo branco.