All’indomani della festa della Repubblica della Tunisia che si è celebrata il 25 luglio ( il moderno Stato tunisino indipendente è nato con Habib Bourguiba nel 1957 ), il Paese è tornato a riflettere sui gravi problemi di una “Primavera Araba” assolutamente “incompiuta”, che ha sì cacciato la dittatura di Ben Ali il 14 gennaio 2011, ma che pure ha portato al potere i Fratelli musulmani di “Ennahda” capeggiata da Rachid Ghannouchi, e non ha risolto la pesante crisi economica e lavorativa per cui si era dato fuoco Mohamed Bouazizi, dal cui suicidio sono scaturite le rivolte in Tunisia, diffusesi poi a macchia d’olio in tutto il Maghreb e non solo.
Per questo, il 26 luglio, il giornalista liberale Salem Ben Ammar, amico e collega del più noto Jalel Brick, ha pubblicato sul giornale on-line TunisieNews una lettera tanto veemente quanto coraggiosa contro i salafiti, che insieme ai Fratelli musulmani sono gli integralisti islamici che tengono in scacco il Paese.
In tali condizioni, più che una festa della Repubblica tunisina, quello del 25 luglio è stato un «funerale della Repubblica, in quanto sacrilegio in terra di Allah», ha scritto Ben Ammar, riflettendo sui valori per cui sono morti (finora invano) più di 330 tunisini, tra cui due nipoti dell’intellettuale, e più di 1.300 sono stati feriti. Senza mezzi termini e con una punta di amara ironia, il giornalista parla della “Primavera Araba”, di quella tunisina in particolare, come «un miraggio del quale i solo i popoli musulmani conoscono l’illusione».
Si scaglia contro l’idea estremista di fondare un califfato islamico «del malaugurio», che unisca tutte le nazioni arabe, in uno Stato «peggio del Reich». È questa l’ideologia che sottende alla “Primavera”.
E ancora altre parole che meritano di essere lette e conosciute paro paro, come Ben Ammar le ha scritte, senza perderne neanche una; parole che un occidentale ha sempre sognato di leggere o di sentire da un musulmano:
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Fatelo il fottuto bilancio di 1433 anni di assoggettamento e di sottomissione patologica. I popoli musulmani dei quali fate parte sono gli eterni colonizzatori e dominatori. Incapaci di costruire il vostro proprio destino umano. Tutto per Allah e mai nulla per gli uomini. Preferite investire per lui piuttosto che in educazione, sanità, scienze, sport, arte, tecnologia… Sapete solo ammazzarvi tra voi, collaborare con i vostri propri nemici. La Palestina: siete i primi affossatori di questo popolo che non vi è fratello di sangue, come non siete fratelli fra voi. Irbid e Sabra e Shatilla sono le testimonianze del vostro odio per i palestinesi. Voi siete i veri traditori della causa palestinese. Siete la vergogna dell’umanità. Siete i popoli i più indolenti, fatalisti, disfattisti, pavidi, bigotti, violenti, crudeli, retrogradi, barbari, feticisti, oscurantisti, schizoidi, fallocrati, sotto sviluppati, miserabili, decadenti, immorali, insolenti, arroganti, sdegnosi, felloni, anti patriottici, fascisti, reazionari, razzisti, antisemiti, pedofili, misogini, influenzabili, incolti, irrispettosi, egocentrici, sanguinari, etnocentrici, intolleranti… Avete nella vostra bocca l’invettiva e l’anatema. Approfittate dell’umanità non musulmana, ma mai vi augurate la pace per tutti gli uomini, nelle vostre preghiere. Fate il Ramadan per calcolo e mai per la bellezza del gesto. Certo! Non siete yogi né buddhisti in questo. Fate la carità ai vostri correligionari ma mai per le opere buone umane. Né altruismo, né dono di sé, né umanismo, né amore per il prossimo, non sono queste le vostre virtù religiose. Siete i ridicoli tra i popoli. Guardatevi nello specchio dell’umanità e vedrete tutta la bruttura della vostra anima riflettercisi…
Riflessioni tanto più coraggiose se si pensa che vengono formulate proprio nel mese di Ramadan; riflessioni che dovrebbero essere solo apprezzate (non criticate come ha fatto qualcuno), quali espressione di profondo amor patrio e di autentico sentimento religioso … musulmano. Alla faccia dei barbuti!