Freeagent in estate, snobbato da tante franchigie, con un solo sondaggio da parte dei Celtics, il nativo di Santa Fe in estate ha accettato la proposta biennale da 6 milioni di Dollari complessivi da parte degli Houston Rockets, che in cambio chiedevano esperienza e punti partendo dalla panchina. L’argentino ovviamente non si è tirato indietro accettando tranquillamente il ruolo assegnatogli dalla società mettendosi a completa disposizione di un roster tra i più giovani dell’intera Nba, gasato oltre modo dal fatto di dover giocare al fianco di una delle più spettacolari guardie del campionato, quel James Harden da lui stesso definito una sorta di Ginobili per movenze e doti tecniche.
Carlos Delfino nelle sue sei precedenti stagioni Nba a parte i primi anni ai Pistons dove ha vissuto momenti altalenanti soprattutto per le scelte di coach Brown e Sanders poco propensi a dare minuti a una matricola, nelle successive stagioni in maglia Raptors e Bucks ha sempre dimostrato di poter essere competitivo anche oltre oceano assestandosi sempre in doppia cifra per quanto riguarda la produzione di punti. Nell’attuale stagione in Texas i suoi Rockets sono attualmente in piena lotta per un posto nei playoff (al momento sono ottavi) sospinti da James Harden che sta letteralmente trascinando i suoi compagni con una serie di super prestazioni. Il basket però è uno sport di squadra e ovviamente tutti i componenti di essa devono dare il loro contributo per raggiungere l’obbiettivo comune prefissato dalla società, e in questa metà di stagione Delfino sta dando una grossa mano partendo dalla panchina. L’argentino viaggia ampiamente sopra la doppia cifra di media (una costanza per lui negli ultimi anni), con 10.8 punti a gara, tirando però con le migliori percentuali dal campo da quando è nei pro, 42.3% dal campo e il 40.2% da tre, giocando circa 25 minuti di media a partita. Volendo giocare con le statistiche il dato che colpisce è che Carlos nonostante un minutaggio minore rispetto alla passata stagione, in cui partiva titolare, sta prendendo praticamente lo stesso numero di tiri, poco più di 9, dei quali circa sei sono da dietro l’arco. Dato ancora più importante è che segna almeno 2.5 triple a gara, il massimo in carriera con un high di 6 nelle vittorie con i Bucks e gli Hawks, segno evidente di sicurezza nei propri mezzi, fiducia da parte dei propri compagni, e un orgoglio smisurato cosa che tutti gli argentini hanno nel loro DNA.
Probabilmente Carlos Delfino non concorrerà alla vittoria del “six man of the year” (al momento se lo contendono J.R. Smith e Jamal Crawford), ma siamo sicuri che continuerà a dare il suo contributo per l’obbiettivo di squadra, quei playoff che obiettivamente ad inizio stagione vista la spietata concorrenza ad ovest erano difficilmente pronosticabili.
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