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Carnefice o vittima, ma per decreto

Creato il 09 agosto 2013 da Albertocapece

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Anna Lombroso per il Simplicissimus

Eh si, siamo uno strano posto. Serve – e non basta – una disposizione di legge per non candidare alle elezioni malfattori riconosciuti.

Serve – e di certo non basterà – un decreto per perseguire chi  molesta, violenta e ammazza le donne.

D’altra parte ne è servita una per non far sfiorare isole e coste lussureggianti da navi che minacciano di sventrarle -  e pare non sia sufficiente per Venezia.

Se insistiamo faranno una norma per scoraggiare fascismo, razzismo e xenofobia. Ma dovremo insistere molto, come nel caso della corruzione, visto che l’ultimo provvedimento in materia sembrava più pro che contro. E come nel caso di speculazioni edilizie, tollerate e promosse in qualità di motori dinamici della ripresa tramite cemento.

E magari va in questo senso anche il contenuto “forte” della misura anti femminicidio che prevede l’allontanamento forzoso e coatto dei mariti violenti dalla casa coniugale. Si sa che in Italia siamo molto al di sotto degli standard europei per quanto riguarda numero e distribuzione geografica delle strutture di accoglienza : sarebbero circa 500 i posti letto anziché  i 5700 previsti dalle direttive europee, la maggior parte dei centri antiviolenza è rischio di chiusura, non possono contare su finanziamenti e nemmeno su misure di protezione  contro le intimidazione. Ma l’acrobatico  dl approvato dal consiglio dei ministri, quello che fa diventare  irrevocabile la querela , che prevede aggravanti per coniuge e compagno anche non conviventi, che impone assistenza legale gratis alle vittime con processi in corsia preferenziale per casi di maltrattamenti, cosa ti pensa? Invece di promuovere l’accoglienza e l’aiuto in case protette per le maltrattate, per le minacciate, per le vittime stabilisce che lo stato amico, come l’ha definito la Cancellieri, inopinatamente donna, cacci di casa tramite forze dell’ordine distolte dalla Tav affidata ai militari e anche dalla lotta alle mafie impegnate a contribuire alle magnifiche sorti dell’Expo, i maltrattanti, i criminali, i carnefici, che negli anni e nei secoli hanno dimostrato – come è noto – una accertata inclinazione a rientrare nei ranghi e ai recedere dai loro propositi delittuosi in caso di esposto, denuncia, provvedimenti cautelativi dell’autorità costituita.

Eh si, quelli se gli fai bau,  prendono i loro stracci e se ne vanno di casa, si sa. E forse il governo ha pensato a alternative persuasive, a accoglienti centri di recupero tipo picchiatori anonimi, dove ospitare i maltrattanti, magari case di redenzione alternative a carceri svuotati dove potrebbero intrecciare cestini in un processo salvifico di riscatto. E se fossero privati, meglio, come le carceri del futuro, come i vigilantes e le ronde che dovrebbero garantirci la sicurezza, come i medici chiamati a curare le nostre ferite.

Quello che soprattutto interessa  loro non è la rimozione dei problemi, dei reati, dei delitti, ma la loro visione impudica, la loro perentoria irruzione anche solo statistica nelle loro vite ordinate e privilegiate. È come la malattia della quale gran parte dei medici si accorge se ne è colpita, altrimenti rappresenta un dato contabile. E donne ammazzate, morti sul lavoro o di cancro da fabbrica, suicidi per disoccupazione tutto si riduce a  problema di ordine pubblico cui rispondere con una varietà di misure che combinano repressione con propaganda, come succede quando le crisi si fanno marcire in modo che diventino emergenza da governare con  l’eccezionalità, la sopraffazione,  la spettacolarizzazione.

E dire che nella maggior parte dei casi basterebbe applicare le leggi, la Costituzione.  Mentre invece è proprio con quell’edificio di regole che garantiscono   il viver civile, le relazioni tra uguali nella diversità, la democrazia, che non voglio avere a che afre, preferendo ai diritti le elargizioni, all’uguaglianza i privilegi, al bene i profitti, ai Canadair anti incendio gli F35, al paesaggio le grandi opere,  alla giustizia gli accomodamenti,  al governare l’amministrare, alla vita la sopravvivenza, al lavoro la servitù.  Beh, l’Italia cui pensano loro non è la nostra, mandiamoli via.


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