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Caro calcio ti scrivo

Creato il 16 ottobre 2012 da Bagaidecomm @BagaideComm
CARO CALCIO TI SCRIVOQuando ci siamo confrontati con la redazione per decidere di che tema occuparci durante la sosta dovuta alla Nazionale (Forza Ragazzi!), ci siamo posti il dilemma se dedicare l’articolo ai giocatori di Prandelli oppure offrire qualche approfondimento specifico. Credetemi: sono questi i momenti più difficili, quando i beniamini del rettangolo verde non scendono ad affondare i tacchetti sull’erba. Perché? Il perché è presto detto, o meglio scritto. Indirizzo dell’articolo: “Problematiche del calcio italiano”. Ora, capite che per parlare di tema così vasto (ed è triste che lo sia!) ci vorrebbero non uno, non due e nemmeno tre dei nostri appuntamenti del martedì. È improbabile, poi, non essere banali sui vari temi: dalle scommesse, alla violenza per finire agli stadi fatiscenti, magari passando per il problema dei vivai. Su questi argomenti si è riversata una quantità d’inchiostro infinita, anche da parte di chi, sicuramente, non è un “signor nessuno” come posso esserlo io, con il risultato che spesso e volentieri ,di tanto in tanto, il tema torni sempre a galla ed il circolo ricominci. Bastano alcuni episodi al limite della paranormalità, vedi il “fungo distruttore” del campo del San Paolo, o l’incredibile vicenda dell’Is Arenas a Quartu. Scene che lasciano impietriti e sdegnati con il retrogusto amaro della consapevolezza che non possa essere finita lì. Un pozzo senza fondo, insomma. Ed il triste rimbrotto che fa eco tra i media e che suona più o meno così: ”Queste cose succedono solo da noi!”In realtà di queste cose ne succedevano di ben peggior in passato ed in altri luoghi. Poche settimane fa a Liverpool si è svolta la cerimonia di commemorazione per ciò che fu una vera e propria strage con 96 morti, accaduta nel 1989 a Sheffield, all’Hillsborough Stadium. Fu quello il punto di svolta che fece cambiare rotta, come nemmeno la strage dell’Heysel aveva saputo fare, al governo inglese (guidato dall’allora “Lady di ferro” Margaret Tatcher) sul tema calcio. Provvedimenti esemplari e nuove norme su tutti i fronti per migliorare una situazione che oltrepassava ogni limite di drammaticità. Questo in sintesi ciò a cui ci si riferisce quando si parla di “modello inglese”. Il resto della storia ogni calciofilo che si rispetti la può apprezzare durante tutto il week end. Stadi “sold out”, all’avanguardia, confortevoli, sicuri. Code chilometriche di investitori pronti a fare all’asta per assicurarsi quote dei cosiddetti “Top Team” che si contendono la Premier. Lo stesso sta succedendo in Spagna (Malaga) e addirittura in Francia (Parigi). Non da noi. Un po’ come la frase “paternale” ripetuta in precedenza. Qui viene tirata in ballo la concretezza italica che si fa molto desiderare. Si aspetta ancora la legge sugli stadi che tarda ad arrivare, ma che farebbe da coronamento ad un progetto (politico)sportivo avviato con la tessera del tifoso, affinché la seconda non sia una mera beffa per l’irrealizzabilità della prima. Quello che però ci terrei a dire e sottoscrivere affinché qualcosa cambi veramente nel sistema calcio è un’auspicabile consapevolezza che la “vera” benzina per far girare il motore di una società è il tifoso (definizione che non ha nulla a che vedere con loschi figuri incivili che ogni tanto tendono a prendersi ingiustamente la scena), inteso come persona appassionata ed innamorata del calcio, del bel calcio.     Realizzare un progetto, finalmente, al passo coi tempi sarebbe come corrispondere all’amore di una persona che per anni ed anni ha speso del tempo e del denaro ogni qual volta ce ne sia stata l’occasione e che spesso non è stata nemmeno degnata di uno sguardo. Se è vero che il calcio è lo sport più bello del mondo bisogna che lo diventi riportando la platea che merita ogni domenica sugli spalti anche a costo di chiudere un occhio sugli incassi soprattutto considerata la situazione non eccelsa sotto il punto di vista economico e delle infrastrutture che al momento il movimento può offrire. Portare, insomma, una ventata di novità inventandosi qualcosa anche dal punto di vista del merchandising (uno dei settori più cari se paragonato a quello dei cinque campionati principali), magari a costo di qualche bidone in meno. E fidatevi che il tifoso corrisponderà come ha sempre fatto. 
Sebastiano Paterniti

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