La nomina di Anna Maria Tarantola alla presidenza della RAI spiazza gli osservatori, che avrebbero preferito una scelta più orientata verso un rilancio effettivo della televisione di stato. E superMario ci mette l’ennesimo bocconiano tra i piedi…Non abbiamo la più pallida idea di chi sia Anna Maria Tarantola, e chi dice di conoscerla lo fa solo per darsi un tono. Non possiamo disporre di molte informazioni sul suo conto, per lo stesso motivo per il quale nessuno di noi dispone di molte informazioni sul direttore della filiale presso cui abbiamo radicato il conto corrente bancario. Sappiamo che è nata a Casalpusterlengo, paese reso celebre dalla voce che annuncia i treni alla stazione di Milano. E’ una signora di mezza età, economista (ovviamente) e vicedirettore generale della Banca d’Italia (strana casualità che non ci saremmo aspettati). Il sarcasmo è l’ultima difesa: hanno affidato la televisione di stato ad una funzionaria di banca, come affidare un trapianto di cuore ad un carrozziere. L’USIGRAI accoglie con scetticismo le nomine (Verna le ha definite “un topolino partorito da una montagna”), sottolineando l’incompetenza della Tarantola in materia televisiva. Anche per Gubitosi, indicato dal premier come direttore generale di Viale Mazzini, vale un discorso analogo: l’ex numero uno di Wind telecomunicazioni ed oggi uomo di Bank of America è più noto per le vicinanze a Bisignani e all’Opus Dei che per le sue competenze televisive. Si provi ancora a ritenere che le chiacchiere sulla bank-o-krazia sono parto di menti malate che soffrono di manie di persecuzione. Michele Santoro invece non si trattiene, dice che il premier ha una banca al posto del cervello. E non sbaglia, forse. Siamo alle solite, benché viste da angolazioni differenti: il parlamento mette nelle autorità indipendenti (si passi la battuta) uomini di partito, Monti blinda la RAI con due banchieri. Mario Monti è un tecnico: un tecnico della politica, visto il modus operandi che ha portato ai vertici RAI due incompetenti che potrebbero ridurre la tv ai livelli della parodica macchietta “Striscia la Berisha”, fantomatico show dell’altrettanto fantomatica televisione messa in scena da Ricci nel suo appuntamento pre prima serata. E’ il solito governo, che non riesce a non concepire qualsiasi nomina o riforma se non sotto l’aspetto dei bilanci, dei numeri. Se la televisione (che avrebbe potuto ambire a diventare avanguardia culturale) viene ridotta ad essere materia da ragionieri, non ci sarà da meravigliarsi se i telespettatori si riducono in maniera esponenziale e la vendita degli spazi pubblicitari diventerà improbabile come quella del ghiaccio agli eschimesi. Quale innovazione potranno portare i due banchieri alla disastrata tv di stato? Taglieranno qualche canale del digitale terrestre o del bouquet satellitare per rientrare in budget terzomondisti? Ma la colpa principale di questa paradossale situazione è comunque da ascrivere ai partiti, che hanno fatto credere all’ex superMario di poter disporre della potestà vitae ac necis sulla vita pubblica italiana. Non perde l’occasione per ricordarci che un buon banchiere dovrebbe fare il banchiere, non il premier che tira a campare piangendo miserie per l’abbandono dei poteri forti (che però precedentemente dichiarava di non avere…) e ponendo la fiducia anche sul ritorno in aula dei ministri che vanno alla toilette. E’ un affronto: cosa distingue Mario Monti che porta in Rai una dirigente della Banca d’Italia, da Silvio Berlusconi che mette la Brambilla al turismo? Nessuna, a parte che la Brambilla è decisamente più attraente. Come dire, ognuno ha la passione che merita: Monti ha una passione per i banchieri, Berlusconi per la figa. Ma non si vuole ancora ammettere che questo esecutivo è squisitamente politico e riesce bene a mettere da parte i tecnicismi di facciata per imporre i “suoi” uomini nelle posizioni in cui può inserirli. Lo si chiami pure “governo dei laureati”, “esecutivo dei professori”, addestriamoci a coniare nuove locuzioni come “bankerato alla bocconiana”. Ma il governo tecnico che ci aspettavamo dopo i disastri di Berlusconi era ben altro, non un comitato di ritocco per i prezzi del carburante. La torta, adesso è davvero divisa, e Monti ha potuto piazzare anche un amico di Bruxelles alla presidenza dell’AGCOM, l’ennesimo bocconiano, Angelo Cardani, docente di materie economiche all’Università del premier. In pratica, un esperto di microeconomia che dovrà garantire le volontà del premier in campo di comunicazioni: opprimendo il dissenso, dicono i maligni. Ma con quali competenze? Le stesse di un chirurgo. Che deve riparare uno sportello ammaccato… Adesso c’è chi vorrebbe che Re Giorgio Napolitano non firmi il decreto di nomina dei nuovi membri dell’AGCOM. Ma da chi non ha esitato a godersi un parata dal palco mentre gli emiliani lottavano con le macerie, cosa vogliamo aspettarci?
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Caro Mario, nella vita c’è molto di più che una banca…
Creato il 09 giugno 2012 da Nicola Spinella @ioparloquantomiPotrebbero interessarti anche :
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