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Caro Renzi, l’Europa non è annoiata: è disperata

Creato il 02 luglio 2014 da Keynesblog @keynesblog

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Dopo il discorso di Matteo Renzi al Parlamento europeo, in occasione dell’inizio del semestre italiano di presidenza dell’Unione, si è capito meglio perché è saltata la consueta conferenza stampa.

I giornalisti – quelli che fanno il proprio dovere almeno – pongono domande. E sarebbe stato complicato per il premier rispondere. Il discorso di Renzi è apparso molto “alto” sì, ma nel senso di evanescente come le nuvole, rarefatto come l’aria ad alta quota, quella così povera di ossigeno che prima inebria e poi conduce ad un dolce sonno. L’unica cosa che si può dire con certezza, dopo l’intervento inaugurale del premier, è che l’Italia non chiederà di rivedere alcuna regola e rispetterà il rigore impostole. Ma ci metterà l’ “anima” e chiederà che anche l’Europa ce la metta. Chissà che vorrà dire.

L’Europa attuale non è un sogno, men che meno ha un’ “anima”. E’ un insieme di regole – quelle che Renzi non vuole cambiare – basate su una teoria economica che si è dimostrata palesemente incapace non solo di prevedere, ma anche di guarire la crisi iniziata nel 2008. E, ad applicarle, vi è una serie a dir poco bizantina di istituzioni, tra le quali l’unica che sia espressione dei popoli europei è, non a caso, quella che pesa di meno. Il tutto – regole ed istituzioni – è orientato a garantire i paesi creditori e bastonare quelli debitori.

Solo un punto ci ha colpiti, davvero: “Se l’Europa facesse un selfie – ha detto Renzi – mostrerebbe il volto della noia”. No, il volto di paesi come la Grecia, il Portogallo, la Spagna e la stessa Italia non è annoiato, è disperato. Non stiamo camminando lentamente. Non siamo il Giappone degli ultimi 20 anni. Stiamo tornando indietro. La “generazione Erasmus” (ora ribattezzata “generazione Telemaco”) di cui Renzi si sente parte è la più colpita, con tassi di disoccupazione oltre ogni soglia di tollerabilità. Stiamo distruggendo capitale fisico ed umano, ponendo le basi perché la crescita non ritorni in tempo utile affinché questa generazione possa goderne.


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