Cose turche in casa Lazio
“Mamma li turchi” direbbe qualcuno. Io rettificherei : “Mamma Lotito”.
Già, perché nell’ultimo giorno di mercato se ne sono viste di cotte e di crude in casa Lazio. Una continua serie di errori marchiani, che hanno portato ad un’ “esaltazione della follia” che ha avuto il suo apice con l’affare Ylmaz; roba che neanche Caligola e il suo senatore cavallo sarebbero riusciti a combinare. Per carità, sono nove anni che i laziali vedono sempre lo stesso film ripetersi continuamente nel mercato di Giugno e Gennaio.
Un film dalla pellicola ormai sbiadita e dalla trama stucchevole e irritante. Il personaggio Lotito non fa più ridere nessuno, tantomeno i tifosi laziali, stanchi di dover sopportare le continue e fastidiose bugie di una persona che a livello di credibilità è arrivato decisamente al capolinea.
Ma ritorniamo alla trattativa Ylmaz e non solo. Infatti, immaginiamo che nell’Atahotel sabato si sia trasformato magicamente nel Topkapi di Istanbul, come in un film sulle crociate.
Immaginiamo, inoltre, il presidente laziale vestito da crociato con la maglia di ferro, diventata ormai una rete da pesca visto la sua mole, e la croce rossa su cui è inevitabile sparare. Ad opporsi a questo goffo “miles latinum” troviamo invece il “Feroce Saladino” : Unal Aysal ( presidente del Galatasary ).
Contro di lui lo scellerato soldato Lotito presidia il suo fortino con assalti degni di un novello Don Chisciotte, ma la sua spada fa appena il solletico al granitico e ricco “sultano” della società turca. I suoi affondi sono a dir poco risibili, per usare un eufemismo edulcorato : 10 milioni la prima offerta, 11 + Kozak e Stankevicius, 11 + Floccari, 13 + 2 bonus pagabili in quattro rate : roba da comiche per la solidissima società turca, che dall’alto della sua forza economico-finanziaria non ha bisogno di fare cassa, vendendo uno dei pezzi più pregiati della sua “armata” al povero “nemico” cristiano.
Nell’ultimo giorno di mercato, però, i maldestri tentativi del crociato Lotito sembrano aprire uno spiraglio nell’invalicabile e rigido muro turco. Infatti, il prode scudiero del presidente laziale, Igli Tare, riesce a forzare le resistenze turche con la tanto agognata offerta alle condizioni di Aysal : 15 milioni in due tranche. Lotito, sembra avercela fatta; tutti credono che sia riuscito a vincere la sua battaglia. E invece no. Ancora una volta l’ennesimo obiettivo di mercato dichiarato a squilli di trombe, suon di tamburi e annunci di araldi svanisce miseramente.
E così, Lotito, da soldato senza macchia e senza paura, subisce l’ennesima metamorfosi di fine agosto, trasformandosi nel solito, scontato e ridicolo Pinocchio Collodiano.
E quindi, dopo la fine del calciomercato, ecco che riparte l’ennesimo scaricabarile, l’infinita tenenovela delle opportunità sfumate e delle responsabilità che addossa a tutti, tranne che a lui stesso. Perciò, ecco che nel valzer delle bugie il neo e ingrassato Pinocchio tira fuori la storia delle commissioni eccessive richieste dal procuratore di Ylmaz, Ali Egesel, che avrebbe fatto saltare il banco; una storia poco credibile per chi conosce Lotito da tanto tempo. Se poi a tutto ciò aggiungiamo il “pastrocchio” Berisha tesserato sia dalla Lazio che dal Chievo, la geniale cessione di Bizarri al Genoa, la vendita di Kozak senza reinvestire i 6,5 milioni di euro che l’Aston Villa ha cortesemente regalato alla Lazio, e dulcis in fundo la cessione a titolo temporaneo di un giovane interessate e forte come Rozzi al Real Madrid, siamo nel bel mezzo di un vero e proprio crescendo “tragico-comico” dell’assurdo : neanche uno come Beckett sarebbe riuscito a scrivere una trama così paradossale.
Perciò, aspettando il Godot Lotito che non arriverà mai i tifosi laziali sono, per l’ennesima volta, sull’orlo di una crisi di nervi che li costringerà a vivere l’ennesima stagione piena di rimpianti, rammarichi e con la consapevolezza che la squadra non andrà oltre l’ottavo-nono posto, a meno di clamorosi ed imprevedibili miracoli.
Quindi, aspettando il Chievo e soprattutto il derby, quelli bravi direbbero “Lo scopriremo solo vivendo” per capire se i danni fatti dal presidente della Lazio siano irreparabili o meno….sempre che prima non ci venga un’infarto o un’ulcera causata da una società sempre troppo allo sbaraglio, come un’Armata Brancaleone che si muove a tastoni e senza una strategia ben precisa.
Da “casa Lazio” Marco Pontremolesi .