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Cassazione: il consenso deve durare per tutto il rapporto, altrimenti scatta la violenza sessuale.

Creato il 03 aprile 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

La Terza sezione penale della Suprema Corte di Cassazione si è pronunciata sul caso di un ragazzo imputato per violenza sessuale, precisando maggiormente la portata di questa fattispecie di reato. L’articolo 609 bis del codice penale afferma che si ha violenza sessuale ogni volta che «chiunque, con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità, costringe taluno a compiere o subire atti sessuali». Con questa nuova pronuncia, la Corte di Cassazione ha puntualizzato che il consenso del soggetto deve durare per tutta la durata del rapporto sessuale: se questo venisse meno, si incorrerebbe nel reato di cui all’art. 609 bis.

Nel caso di specie la vittima era la partner del ragazzo. I due avevano iniziato un rapporto sadomaso e la difesa dell’uomo puntava a dimostrare che in un amplesso del genere non ci fosse per l’imputato, in ogni istante, «l’obbligo di verificare la persistenza del consenso» della donna.

Nonostante la tattica dei difensori, la Suprema Corte ha confermato la sentenza della Corte di Appello di Torino, stabilendo che il comportamento tenuto dall’imputato fosse qualificabile come violenza sessuale: «Pur avendo prestato il proprio consenso ad alcuni rapporti, [la partner] ha manifestato un esplicito dissenso alla successive pratiche estreme poste in essere dall’imputato. Di conseguenza la responsabilità dell’imputato è stata correttamente ritenuta sussistente».

Articolo di Stefano Rossa

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Foto Nina^, licenza CC NC-SA, modificata


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