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Cattive abitudini scrittorie

Da Marcofre

Avevano steso uno striscione che…

Alt.

Chi?

Lo scrittore parla della realtà. Nella realtà non ci sono entità bizzarre che agiscono, e non possono né devono essere evocate. Oppure esseri invisibili o forze a noi sconosciute che stendono striscioni. Non è necessario mettere nome e cognome. Ma un soggetto, per piacere, occorre metterlo. È rassicurante.

Già il mondo che ci circonda è pieno di insidie, per quale motivo inoculare nella testa del povero lettore l’idea che è molto peggio?

Quando si afferma che la scrittura deve essere efficace, vuol dire questo. La precisione è uno degli ingredienti che conduce all’efficacia. Si rischia di far passare l’idea che c’è qualcosa che agisce, quando invece non c’è nulla perché l’azione si svolge altrove. Come? son dettagli? Esatto, di quelli parlo; e quando si inizia a lasciar correre, si finisce maluccio.

Inoltre, l’idea che il buon lettore si fa di chi scrive, è che costui non sia poi così attento alla parola. Che ha fretta di raccontare, di arrivare al sodo. Certo, c’è di sicuro uno snodo e nulla sarà più come prima. Però la fretta è una pessima accompagnatrice. Secondo me, è bene liberarsene il prima possibile, con una scusa qualunque:

“Ho il latte sul fuoco. Ciao”.

“Obama mi ha chiesto di risolvere la crisi nello Yemen. Scusa ma…”

“Sharon mi ha preparato le lasagne. Non sai quanto si arrabbia se ritardo. Sharon Stone. Sì, proprio lei”.

 

Tanto là fuori nessuno aspetta la nostra storia. Certo, tutti si commuovono quando qualcuno pronuncia la parola “Cultura”, o “Letteratura”, ma è per abitudine. La realtà è che importa a pochi. E la nostra storia cambierà in tutto due persone, se siamo fortunati. Io mi accontenterei di una. Non c’è ragione di fare le cose in fretta, prenditi tutta la calma che vuoi. Leggi, rileggi, ad alta voce magari. Stampa la storia e rileggila ancora una volta.

 

Gli operai comunali avevano steso uno striscione che…

 

Ecco, va un poco meglio.


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