Il cardinale - che ha al suo attivo il successo della giornata in solidarietà del Papa lo scorso 16 maggio, quando con il concorso di tutte le associazioni cattoliche del paese ha portato in Piazza San Pietro oltre 200mila persone - ha denunciato la disoccupazione, l'angoscia per il lavoro, specie nel sud d'Italia ed ha chiesto «un supplemento di sforzo e di cura all'intera classe dirigente del Paese: politici, imprenditori, banchieri e sindacalisti». Il porporato - davanti a circa 250 vescovi riuniti nell'aula del Sinodo della sala Nervi - ha rilevato che l'uscita dalla crisi non significherà nuova occupazione, il che «pare una ragione decisiva per procedere, senza ulteriori indugi, a riforme che producano crescita, mettere il più possibile in campo risorse che finanzino gli investimenti, in altre parole potenziare le piccole e medie industrie, metterle in rete anche sul piano decisionale, qualificare il settore della ricerca e quello turistico, potenziare l'agricoltura e l'artigianato, sveltire la distribuzione, facilitare il mondo cooperativistico. Bisogna cioè rinforzare i soggetti che meglio esprimono le qualità del territorio e più possono assorbire e rimotivare leve del lavoro». Da parte sua la Chiesa, assicura, «fa tutto ciò che può inventando anche canali nuovi di aiuto, senza che i precedenti siano nel frattempo messi fuori uso, ma è ovviamente troppo poco rispetto ai bisogni». Per il cardinale il protrarsi della crisi economica mondiale si sta rivelando più lunga del previsto e i provvedimenti ultimamente adottati in sede Ue hanno da un lato arrestato lo scivolamento verso il peggio, dall'altra però stanno imponendo nuove ristrettezze a tutti i cittadini. «Dinanzi a questo scenario non possiamo da parte nostra non chiedere ai responsabili di ogni parte politica di voler fare un passo in avanti, puntando come metodo ad un responsabile coinvolgimento di tutti nell'opera che si presenta sempre più ardua».
Eppoi un appello per il sostegno alla famiglia, magari con l'introduzione del meccanismo, più volte invocato nel passato, del 'quoziente familiare': l'Italia infatti sta andando verso il «suicidio demografico. Urge una politica che sia orientata ai figli, che voglia da subito farsi carico di un ricambio generazionale», ha detto il porporato chiedendo sostegno per la famiglia tradizionale e ricordando che il 50% delle coppie italiane coniugate non ha neanche un bambino. E un richiamo a favore di una riforma federalista equa: «L'unità del Paese resta una conquista e un ancoraggio irrinunciabili: ogni auspicabile riforma condivisa, a partire da quella federalista, per essere un approdo giovevole, dovrà storicizzare il vincolo unitario e coerentemente farlo evolvere per il meglio di tutti». Eppoi la pedofilia tra i religiosi, che ha occupato una parte importante della relazione. Di fronte agli scandali la Chiesa farà di tutto per continuare a meritare la fiducia delle famiglie italiane, anche di quelle non credenti, ha promesso il cardinale, che ha aggiunto: «Non transigeremo su nulla, non risparmieremo attenzione, verifiche, provvedimenti», ha detto. «L'opinione pubblica come le famiglie devono sapere che noi Chiesa faremo di tutto per meritare sempre, e sempre di più, la fiducia che generalmente ci viene accordata anche da genitori non credenti o non frequentanti». Bagnasco ha assicurato che la Chiesa italiana ha sposato in pieno la linea del rigore e della trasparenza indicate dal Papa - che parlerà ai vescovi giovedì mattina - ed ha «imparato e impara a non avere paura della verità, anche quando è dolorosa e odiosa».