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Celentano e i Mercanti

Creato il 17 febbraio 2012 da Albix

Celentano e i MercantiValutando la storia artistica e personale di Adriano Celentano, son portato a pensare che, mentre demoliva dal palco di Sanremo  le espressioni più vistosamente affaristiche ed ipocrite della CEI e dei Paolini (il quotidiano “Avvenire” e il settimanale “Famiglia Cristiana”) il Molleggiato aveva in mente quel bellissimo brano dei Vangeli dove Gesù, poco prima di essere catturato e condannato a morte, scacciava i mercanti dal Tempio di Gerusalemme, prendendoli a frustate ed apostrofandoli con male parole.

Anche se Celentano (come già prima di lui Giovanni Il Battista) non può (e credo neppure voglia) essere accostato neanche lontanamente al Figlio di Dio, non di meno, fatte le dovute proporzioni, il paragone, a parer mio, ci sta tutto. In fondo egli si é sempre dichiarato un profeta del Verbo, anche in tempi non sospetti, quando invece andavano di moda i portavoce dell’altra sponda, ed era più comodo e conveniente, spacciarsi per rivoluzionari  altruisti e proletari.

Gli affaristi diocesani e i mercanti paolini hanno reagito nello  stesso modo in cui reagirono quei mercanti scacciati da Gesù nel tempio di Gerusalemme, duemila anni fa.

Anche quei mercanti, si aspettavano le scuse di Gesù, chiedendosi chi mai credeva di essere quell’energumeno presuntuoso e violento che si permetteva di criticare chi nel Tempio, da tempo immemore, svolgeva un servizio (a pagamento) a favore dei fedeli.

Io capisco che i Paolini e la CEI facilmente potrebbero controbattere che essi vivono in un mondo di serpenti e che a essere troppo agnelli, in questo mondo, si perde facilmente la pellaccia (e la pelliccia).

E’ vero. Purtroppo la gestione materiale dei beni e la diffusione delle idee non si può delegare completamente ai laici, e che per il bene della Chiesa occorre occupare degli spazio che altrimenti verrebbero gestiti dal nemico (quello delle idee avverse, nemico di Dio per scelta e per partito preso).

Ma ciò non toglie che Celentano abbia colto nel segno anche questa volta, stigmatizzando un eccessivo attaccamento al potere materiale da parte  di chi, per vocazione, dovrebbe invece gestirlo a beneficio degli altri (magari degli ultimi, degli svantaggiati e degli oppressi).

E invece di offendersi come dei galletti permalosi avrebbero fatto meglio a presentare delle scuse (invece di chiederle con precipitazione all’autore delle scudisciate morali), per essere costretti a svolgere il lavoro sporco che purtroppo sono costretti a svolgere per necessità e per dovere (ma facendo attenzione a non attaccarsi troppo alle poltrone e a non darsi troppe arie da soloni e sapientoni).

Dio i profeti li sceglie sin da quando riposano nel seno materno.

Che piaccia o no ai farisei di oggi, come non piaceva a quelli di ieri.


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