Mercoledì 27 Febbraio 2013 21:03 Scritto da Martina Vecchi
Non conoscendo esattamente i loro gusti in fatto di giocattoli, pensò di preparare qualche dolcetto, di cui i nipotini erano ghiotti.
In realtà Celestino Mingherlino non era un esperto in dolci, dato che a lui non piacevano e poi, diciamocelo, a una certa età è sempre meglio non esagerare.
Trascorse allora quasi un’intera giornata a spulciare ricettari alla ricerca di qualcosa di semplice ma goloso.
“ Ecco qua: omini di pan di zenzero. Dolce anglosassone tipicamente natalizio” lesse mentalmente Celestino.
Era autunno, e per le feste natalizie sarebbe passato ancora del tempo, ma i bimbi avrebbero gradito lo stesso.
Celestino Mingherlino inforcò gli occhiali per leggere la ricetta, scritta in piccolo piccolo.
Per realizzare il dolce servivano i seguenti ingredienti:
- 350 g di farina bianca;
- 1 cucchiaino di bicarbonato di sodio;
- 2 cucchiaini di zenzero macinato;
- 110 g di burro;
- 175 g di zucchero di canna;
- 1 uovo
Celestino Mingherlino aprì il frigorifero e la dispensa per controllare cosa mancava e cosa no. Si accorse di avere soltanto il burro.
Fece un salto dal droghiere, il signor Monaldo, che aveva tutto ma proprio tutto.
Celestino tornò a casa con un sacchetto pieno e profumato.
Arrivato a casa si mise subito all’opera. Tirò fuori dall’armadio un bel grembiule bianco, quello delle grandi occasioni, e cominciò a infarinarsi le mani.
Sbatté le uova, mescolò, impastò, amalgamò, inzuccherò, fino a ottenere una morbida pasta dorata.
Dopodiché si divertì a fare tanti stampini a forma di omino. Infornò il tutto.
Al termine della cottura decorò gli omini con caramelle e dolcini vari e colorati.
La giornata era stata produttiva. I due micioni di Celestino, Nuvola e Blu, annusavano incuriositi l’insolita fragranza di biscotto. Il canarino Clo si meritò una briciola dell’impasto avanzato.
La sera Celestino andò a coricarsi stanco ma contento, lasciando i biscotti a riposare sul tavolo in cucina.
Durante la notte accadde un fatto strano.
Tante piccole figurine saltarono giù dal tavolo e andarono a nascondersi negli angoli più impensati della cucina.
L’indomani Celestino si svegliò, si alzò, e scese per la colazione. Rimase sbalordito da ciò che trovò, o meglio, da ciò che non trovò.
Gli omini di pan di zenzero erano spariti. Scomparsi. Volatilizzati.
Celestino Mingherlino si strofinò gli occhi, certo di aver digerito male la sera precedente, ma quando li riaprì la situazione era sempre la stessa: niente omini.
“Mi sembra di sognare…” pensò Celestino “Ma dove possono essere finiti?”
- Etciù! - fece una vocetta.
- Chi è stato? Chi ha starnutito?- domandò Celestino Mingherlino, guardingo e circospetto.
- Sonno stato io! - rispose la vocetta.
- Io chi? Dove? Vieni fuor i- esclamò Celestino guardandosi intorno. Eppure non vedeva nessuno.
- Sono io! Sono qua in basso, vicino alla ciotola del latte! Non avrà mica un gatto, spero, sono allergico!-
A parlare era stata una figurina non molto più alta di un pollice, che si stava sbracciando per mostrarsi a Celestino.
- Ohibò, cosa mi tocca vedere! Un biscotto parlante? E gli altri dove sono?-
Pian piano uscirono tutti gli altri omini di pan di zenzero da una fessura o da un’altra, un po’ sparsi per tutta la cucina.
-Etciù! Mi scusi, sa, non mi sono presentato. Mi chiamo Procolo, e questo è il mio coro!-
- Co- coro?..- domandò Celestino, sempre più confuso.
- Sì, esatto! Meno male che ci siamo nascosti in tempo! Non voleva mica mangiarci, vero?-
- Ecco.. io.. Beh, veramente.. Non so.. Insomma, siete o non siete dei biscotti?-
- Oh, sì, ma siamo decisamente biscotti a tempo perso. Nella vita vorremmo fare dell’altro!-
- E cosa vorreste fare, se è lecito?- chiese Celestino, perdendo un po’ la pazienza.
- Cantare e recitare poesie! Siamo artisti nati. Io compongo versi, e loro li mettono in musica- Spiegò Procolo orgoglioso, indicando i suoi compagni.
- E io cosa faccio?- domandò Celestino- oggi arrivano i miei nipotini, volevo offrirgli dei dolcetti…
- No, non ci mangi, la prego!- implorò Procolo- se vuole possiamo metter su uno spettacolino…-
-Beh, lo apprezzo ma.. Ma..-
- Suvvia, ci risparmi! Vedrà che i suoi nipotini si divertiranno lo stesso!-
- E va bene, mi avete convinto. Speriamo solo che lo spettacolo piaccia..- concluse Celestino.
Dopo aver confabulato qualche minuto, gli omini di pan di zenzero iniziarono le prove dello spettacolo e, all’arrivo dei nipotini, era già tutto organizzato.
Celestino fece sedere i bambini, Serafina, Adelaide, Arturo e Giampaolo in salotto, comodi comodi sul divano, tra molti cuscini, con quattro cioccolate fumanti.
Sul tavolo in mezzo al salotto si disposero i biscottini, su tre file, ognuno con un foglietto di carta in mano.
Di fronte a loro, dando di spalle a Celestino e ai nipotini, Si posizionò Procolo, che aveva composto una poesia in quattro e quattr’otto.
L’omino cominciò a dirigere il coro dei biscottini, che si cimentarono in un repertorio di allegre canzonette, accompagnate da acrobazie varie. Al termine della rappresentazione i nipotini erano entusiasti. Lo stesso Celestino si ritrovò in piedi su una seggiola ad applaudire con foga.
I biscottini fecero un inchino, e chiesero a Celestino un parere sulla loro esibizione.
Celestino si profuse in complimenti e ringraziamenti.
In men che non si dica si sparse la voce in paese di un teatrino ambulante di omini di pan di zenzero, misteriosamente apparsi dal nulla. In poco tempo il Piccolo Teatro del Bosco cominciò a fare il tutto esaurito ogni fine settimana, attirando gente dal paese, dai comuni limitrofi, e ben presto anche da più lontano. I bambini adoravano gli omini di pan di zenzero, e non mancava occasione che al termine degli spettacoli venissero serviti sidro caldo e ciambelle. I biscottini divennero veri e propri professionisti, e vennero scritturati per un musical da un noto agente teatrale, e il loro spettacolo venne confermato per le successive due stagioni.
“ E pensare che me li volevo mangiare…” pensò Celestino Mingherlino.
Ecco la poesia che Procolo, il portavoce degli omini di pan di zenzero, compose per i nipotini di Celestino Mingherlino:
Filastrocca senza capo né coda
Filastrocca senza capo
mangiando un mapo
mi lecco il palato
Filastrocca senza coda
bevendo soda
in una pagoda
Filastrocca senza senso
mentre ci penso
tira il vento
Filastrocca senza dita
solo a scriverla
che fatica!
Filastrocca senza voce
quando la invento
sguscio una noce
Filastrocca senza guai
per non scordarla proprio mai.