La stagione alle porte per i Boston Celtics, dopo il bruciante finale della scorsa, può indicare la via per il futuro della franchigia.
Alla fine di gara 7 delle finali NBA, i Celtics come noi li conosciamo sembravano finiti, privati nei minuti finali della possibilità di vincere il titolo. Doc Rivers sembrava piuttosto propenso a lasciare la squadra per trascorrere più tempo in famiglia, Pierce e Allen avrebbero seguito a ruota Rivers; infine Tom Thibodeau, l’organizzatore della difesa, diventa head coach dei Chicago Bulls.
Queste premesse insieme all’amarezza della finale persa, non avrebbe spinto i tifosi più ottimisti a prevedere una squadra che ora invece si presenta sicuramente al livello dell’anno scorso, pronta per l’ennesimo assalto al titolo nonostante la concorrenza sempre più agguerrita. E in questo bisogna riconoscere l’operato del GM Danny Ainge.
Vediamolo in dettaglio: Come un effetto domino, la decisione di Rivers di rimanere ancora un anno, caldeggiata da tutto lo spogliatoio e dalla società, ha convinto Pierce ad optare per un’uscita anticipata dal suo contratto, solo per rifirmarne un altro più lungo a migliori condizioni (data la difficile rinegoziazione che si profila all’orizzonte). Anche a Ray Allen è stato prolungato il contratto, alla faccia di tutte le voci di scambio intercorse durante l’anno. Una volta confermati i “Big Three” anzi “Big Four” con Rajon Rondo e Kevin Garnett ancora sotto contratto, si è passati al rafforzamento di altri reparti e della panchina: in particolare l’aggiunta di Jermaine O’Neal, che sarà utile soprattutto in assenza di Kendrick Perkins (in recupero dal grave infortunio al ginocchio in gara 6) e Delonte West, già passato per Boston in una precedente vita.
Capitolo a parte meriterebbe il dolorosissimo (per i tanti estimatori) addio ai parquet di Rasheed Wallace e il conseguente colpo finale di Shaquille O’Neal, “The Big Leprechaun”, che ha sicuramente qualche energia residua da dare alla causa biancoverde.Il vuoto spirituale lasciato da Rasheed non rimarrà tale a lungo: il numero di personalità presenti nello spogliatoio può essere gestito da un nucleo compatto come quello dei Celtics, con a capo “The Captain and the Truth”, Paul Pierce e Garnett sempre pronto a ricordare a tutti impegni e sacrifici.
Hanno inoltre rifirmato Nate “the Great” Robinson e Marquis Daniels, di cui sono evidentemente stati apprezzati pregi e difetti (e per Nate, quest’ultimi sono particolarmente numerosi).
Dal Draft di quest’anno hanno pescato la combo guard Avery Bradley e l’ala forte Luke Harangody: di questi giocatori si vedrà la consistenza nel corso della stagione; dal Draft 2008 invece proviene Semih Erden, tenuto in attesa al Fenerbahçe. Dal turco dovrebbero poter avere un maggior contributo almeno per quel che riguarda “esperienza ad alto livello”.
Come già detto, il primo responsabile di questo assemblaggio, che si spera diventi una squadra, è il general manager, ossia Danny Ainge. Ora non resta che vedere se i movimenti fatti quest’estate, gli garantiranno un altro premio come Executive of the Year, già vinto nel 2008, oppure se saranno l’inizio della fine dei Boston Celtics così come ora li conosciamo.