Censis: in Italia ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri
Questa con cui ormai ci siamo abituati a convivere è probabilmente la peggiore crisi economico-finanziaria che l’umanità abbia mai conosciuto e come si sa, una crisi, con recessione annessa, provoca una contrazione dei consumi ed un impoverimento generale della popolazione.
Ma al mondo, purtroppo o per fortuna, non siamo tutti uguali; c’è sempre chi “cade in piedi” e l’aumento delle cosiddette disuguaglianze sociali è una delle più terrificante implicazioni di una crisi, qualsiasi sia la sua entità. Questo tema caldo è ritornato in auge in concomitanza con la pubblicazione da parte del Censis di alcuni dati davanti ai quali non si può rimanere indifferenti: I dieci uomini più ricchi d’Italia dispongono di un patrimonio di circa 75 miliardi di euro, pari a quello di quasi 500 mila famiglie operaie; lo 0,003% della popolazione possiede una ricchezza pari a quella del 4,5% della popolazione totale. I dati sono inequivocabili ma, approfondendoli tuttavia, si delinea un quadro davvero interessante; le distanze nella ricchezza, infatti, si sono acuite nel tempo: “Oggi, in piena crisi, il patrimonio di un dirigente – osserva il Censis – è pari a 5,6 volte quello di un operaio, mentre era pari a circa 3 volte vent’anni fa. Il patrimonio di un libero professionista è pari a 4,5 volte quello di un operaio (4 volte vent’anni fa). Quello di un imprenditore è invece pari a oltre 3 volte quello di un operaio (2,9 volte vent’anni fa)”. Inoltre, rispetto a venti anni fa, i redditi sono diminuiti in termini reali del 17.9 %.
Il rapporto del Censis è impietoso anche nell’analisi geografica della Penisola; il rischio di finire in povertà, infatti, è quasi triplo per un residente al Sud rispetto ad uno del Nord e doppio rispetto a quelli del Centro.
Ciò che emerge, in sostanza, è che i ricchi sono sempre più ricchi mentre i poveri sempre più poveri. “Distanze già ampie che si allargano, dunque, compattezza sociale che si sfarina, e alla corsa verso il ceto medio tipica degli anni Ottanta e Novanta si è sostituita oggi una fuga in direzioni opposte, con tanti che vanno giù e solo pochi che riescono a salire. In questa situazione – è l’allarme lanciato dall’istituto guidato da Giuseppe De Rita – è alto il rischio di un ritorno al conflitto sociale, piuttosto che alla cultura dello sviluppo come presupposto per un maggiore benessere”.
Il quadro Italiano fa paura ma dando uno sguardo oltreconfine non troviamo certo una situazione più rassicurante: a Londra, ad esempio, secondo un rapporto Oxfam, le cinque famiglie più ricche possiedono averi pari a quelli del 20% più povero, ovvero tredici milioni di persone, con una ricchezza totale di 28,1 miliardi di sterline.
Paradossi del darwinismo ultraliberista.