Tg2 Costume e società getta uno sguardo critico sul tema della censura nel cinema. 4o anni sono passati dall’esasperato sensazionalismo che suscitò Ultimo Tango a Parigi, il film più noto e censurato di Bernardo Bertolucci, con il suo strascico di sentenze che condannò inesorabilmente al rogo la pellicola. Il film “maledetto” con Marlon Brando e Maria Scheneider fu proiettato in anteprima mondiale nell’ottobre 1972 a New York e il 15 dicembre dello stesso anno uscì nelle sale italiane, scatenando pesanti provvedimenti della censura e una lunga coda di polemiche. Il comune senso del censore ebbe come protagonista il pm Nicolò Amato, artefice della più scandalosa e senza precedenti sentenza dell’epoca che intervistato afferma : “Non mi sognerei di ripetere quel provvedimento, oggi non considererei quel film scandaloso”. Sarebbe impossibile rintracciare tutti i giudizi, più o meno autorevoli, espressi sull’affaire Ultimo Tango nel corso degli anni Settanta e Ottanta. E… magia del tempo, siamo passati dal brutto colpo iniziale della condanna, passando per l’avventuroso sotterfugio della proiezione non autorizzata, arrivando al lieto fine della “liberazione” e alla “incoronazione” televisiva a film di tutti e per tutti, fenomeno sociale e di costume.
La censura diventa un tentativo disperato di arginare fenomeni demoniaci per moralisti cattolici che utilizzano l’arma della censura su una figura centrale del cinema e della letteratura italiana: Pier Paolo Pasolini con il suo Accattone e Salò o le 120 giornate di Sodoma, mai trasmesso integralmente da un’emittente televisiva e a cui spetta il primato di bocciatura, riammissione e ritiro dalla storia del cinema italiano. Il radicalismo estremo di Pasolini non è ancora facile da interpretare e digerire benchè siano passati tanti anni ciò non toglie che Pasolini sceglie di esaltare i valori della corporeità e della vitalità sessuale, di rappresentare la gioia dei corpi e del sesso a rischio di scadere a volte nella volgarità. Liberamente ispirata al romanzo di Sade, in cui immagina che dei gerarchi fascisti imprigionino decine di giovani in una villa della Repubblica Sociale e li sottopongano a brutalità sessuali e torture, in un crescendo intollerabile di perversioni. Il film venne ripetutamente boicottato e Pasolini fu vittima di un quasi-linciaggio da parte di un gruppo di neofascisti. Il ricorso in appello porta all’assoluzione e al dissequestro del film solo a condizione di alcuni tagli. Il film viene tagliato per un totale di cinque minuti.
Insomma censura o libertà di pensiero? La censura è da sempre un tema centrale per ogni democrazia, tanto che il diritto ad informare e ad essere informati rappresenta un cardine imprescindibile per tutti quegli stati che aspirano ad essere considerati liberali.“Non lasciate che gli altri decidano come voi o la vostra arte vi dobbiate presentare. Rischiate di più di quanto gli altri non pensino sia sicuro”. (Forbidden Images)